La7

Calabresi a Di Maio: “Ha querelato mio padre anziché me. Questo dà l’idea dell’approssimazione con cui fate le cose”

Battibecco vivace a Dimartedì (La7) tra il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, e il direttore di Repubblica, Mario Calabresi, sulla libertà di stampa e sul rapporto tra politica e giornali. Calabresi, alle battute finali del confronto, ricorda di avere ricevuto due querele da Di Maio e tre da Casaleggio. E aggiunge, porgendo a Di Maio alcuni fogli: “La querela relativa al caso di Raffaele Marra gliela do adesso, così la riguarda e me la rimanda corretta, perché voi avete fatto causa a un signore che si chiama Luigi Calabresi, non Mario Calabresi. Luigi Calabresi era mio padre, che, come saprà, non c’è più da 40 e rotti anni”.
“E’ un errore formale” – replica Di Maio – “tanto è vero che la causa sta andando avanti e non è stata invalidata”.
E il direttore di Repubblica ribatte: “Questo errore, però, dà l’idea dell’approssimazione con cui fate le cose. Dovreste fare le cose in un altro modo, con un’altra serietà”.
“Guardi, se lei vuole, le mostro centinaia di articoli che raccontano come voi date le notizie in maniera approssimativa”, risponde il ministro M5s.

Di Maio, poi, si sofferma sulla vicenda del padre, rispondendo al video di Maria Elena Boschi: “Ci vuole molta calma per rispondere all’ex ministra Boschi. Sappiamo, dalla commissione d’inchiesta sulle banche e dal giornalista Ferruccio de Bortoli, che la signora in questione andava da Unicredit e Consob per chiedere una mano per la banca del padre. In questo caso, erano i figli che cercavano di aiutare i padri che avevano fatto malefatte e facevano malefatte anche loro“.
E aggiunge: “Se mio padre ha sbagliato 10 anni fa, io prendo le distanze dal suo comportamento ma non da mio padre, perché gli voglio bene. Però io oggi non sto aiutando mio padre a coprire quel fatto, anzi porto le carte alle Iene e mi metto a disposizione. Se avessi saputo questa cosa, non l’avrei tenuto nascosta. Al ministero del Lavoro sotto di me ho l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Avrei fatto come la Boschi, se avessi utilizzato l’Ispettorato per coprire mio padre. A capo dell’Inl io ho nominato un generale dei carabinieri che non fa sconti a nessuno”.
Di Maio spiega: “Entro fine anno, visto lo stato dell’azienda, che in questo momento non sta lavorando, io e mia sorella la chiuderemo. Mi dispiace che mio padre non mi abbia detto di altri casi. Ciò che è successo non lo conoscevo ma non mi permetterei mai di chiedere alle Iene di non fare andare in onda un servizio, come qualcuno in passato al governo ha fatto, bloccando alcuni servizi del programma. Anzi, vadano avanti, io sono a loro disposizione“.