“Caro Claudio Marchisio ora che sei libero puoi unirti a noi!”. Quando l’ex campione della Juventus ha deciso di lasciare la sua squadra si è ritrovato a fare i conti con un appello un po’ ardito, che racconta in pieno lo spirito di questo gruppo: si chiamano Pavia Special Team, giocano insieme da più di 6 anni e i protagonisti sono disabili, fisici e intellettivi, emarginati, disoccupati. “Insomma, qui c’è posto per tutti – racconta Matteo Mitsiopoulos, tra i fondatori del gruppo – Quest’esperienza mi ha cambiato la vita”. Da quest’anno, per la prima volta, i ragazzi parteciperanno alla Quarta Categoria, il primo torneo di calcio a 7 riconosciuto a livello nazionale e riservato a persone con disabilità.

Tutto è nato nel 2012, quando si è formato lo Special, il primo gruppo di ragazzi con disabilità, appoggiandosi alla società Pavia Calcio a 5, che milita nel campionato di Serie B della Figc. “Quando mi hanno offerto la possibilità di guidare lo Special ho mollato tutto e mi sono dedicato esclusivamente a loro”, ricorda Matteo. La squadra è composta da una ventina di ragazzi speciali con disabilità intellettivo/cognitiva e fisica. Ma c’è anche chi ha situazioni difficili alle spalle e ha deciso di unirsi al gruppo. L’età varia dai 17 ai 54 anni: “Il più esperto è il nostro Sasà, classe 1962 – sorride Matteo – Ma ad ogni partita giocano tutti”.

Gli sforzi sono tanti e le difficoltà non mancano. “Per fortuna le istituzioni ci sono state vicino, almeno nel primo approccio”. Allo Special Team è stato assegnato un campo di calcio a 7 che permette allenamenti regolari e la preparazione in vista del nuovo campionato. I ragazzi sono abbastanza autonomi negli spostamenti in città, il problema principale è il trasporto, quando ci si deve spostare fuori per le partite. “Diciamo che capita abbastanza spesso di dover convincere qualche amico a aiutarci a portare in giro i nostri atleti”. Grazie ai volontari, così, si riesce a giocare anche in trasferta la domenica.

Pur non avendo un budget milionario, l’attività ha comunque i suoi costi. Se la benzina e le trasferte rientrano nel volontariato dello staff, una dotazione di materiale tecnico adeguato, i tesseramenti, le iscrizioni ai tornei e gli affitti dei campi si fanno sentire. Per questo motivo, pur mantenendo il gemellaggio con il Pavia Calcio a 5, quest’estate è stato deciso di formare una nuova società che permetta di essere più autonomi anche sul piano della gestione economica.

Il Pavia Special Team ha lanciato un appello a tutte le persone con disabilità della zona, chiamandoli a raccolta in vista del nuovo anno. “Il calcio, e lo sport in generale, possono essere uno sfogo per questi ragazzi – racconta l’allenatore –. Le difficoltà nella vita quotidiana e nella ricerca di un lavoro sono tante. Nelle due ore di allenamento o durante una partita vorremmo che tutto questo passasse in secondo piano, lasciando spazio ad un sorriso e a un po’ di spensieratezza”.

Le storie sono tante, e diverse. Marco ha 33 anni, è ospite in un istituto in città e il calcio per lui rappresenta una fuga dalla routine quotidiana. “Questo progetto rappresenta per lui molto più che una semplice squadra di calcio”, spiega Matteo. Ma abbiamo anche chi si ispira a Messi, Higuain o Cristiano Ronaldo. “Devis, uno dei portieri dello Special Team, comincia a prepararsi di primo mattino per gli allenamenti delle 17”.

Negli scorsi anni la squadra ha partecipato ai campionati di calcio a 5 organizzati dalla Federazione Italiana Futbol Sala e Fisdir, ottenendo risultati di prestigio. Poi lo scorso anno “abbiamo scoperto la Quarta Categoria”: si tratta di un campionato di calcio a 7 organizzato dalla Figc con il patrocinio della Lega Serie A. “Nel maggio scorso abbiamo fatto la prova contro il Milan e siamo stati promossi”, racconta entusiasta Matteo. A ottobre è previsto il calcio d’inizio. “L’unica differenza è che ci sono molte squadre ‘adottate’ dai grandi club (Milan, Juve, Inter). Noi, invece, siamo soli. Ma stiamo pensando a coinvolgere i nostri tifosi con un azionariato popolare: con piccole donazioni annuali i sostenitori supporteranno così l’attività e i sogni dei nostri ragazzi”.

Matteo è aiutato nel nuovo corso da tre amici e volontari, Matteo Fontana, Marco Marchetti e Ferdinando Zennaro. Insieme, tutti sognano di far crescere il progetto dello Special Team. “Trattiamo i nostri piccoli grandi atleti da un punto di vista sportivo, non medico né psicologico. Siamo una squadra vera e forse la cosa più bella è proprio questa: vogliamo che i ragazzi trovino nel calcio, nelle loro abilità in campo, nelle loro partite, il riscatto ai tanti no che la vita ogni giorno riserva loro. Se poi Marchisio ci ripensa – conclude – un posto in squadra ci sarà sempre per lui”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Qualità della vita 2018, ecco la classifica delle migliori città. Come se ne avessimo bisogno

next
Articolo Successivo

Gravidanza, l’alcol distrugge il feto (ma non giudicate le donne)

next