La gang dei concorsi truccati grazie al possesso dell’algoritmo per superare i quiz ed entrare nell’Esercito, e da lì poi transitare nelle forze dell’ordine, non si sarebbe arresa con le misure cautelari. Ma dagli arresti domiciliari avrebbe provato a distruggere prove, reclamare soldi, nascondere o far sparire i proventi del reato. Da ieri Sabato Vacchiano e Giuseppe Fastampa sono finiti in carcere. Sono due tra quelli che le indagini del nucleo tributario della Finanza di Napoli, agli ordini del colonnello Domenico Napolitano, indicano come ‘titolari di fatto o di diritto’ di alcune delle scuole di preparazione ai concorsi tramite le quali veniva messo in vendita l’algoritmo a chi era disposto a sborsare migliaia di euro per ottenerlo.
Nelle cinque settimane trascorse dopo l’esecuzione della prima ordinanza, Vacchiano e Fastampa, pur reclusi ai domiciliari, avrebbero brigato per far sparire alcune tracce del loro ‘lavoro’. E le 14 pagine della nuova ordinanza del Gip Liana Comella, emessa su richiesta del pm Giancarlo Novelli, spiegano come: Vacchiano avrebbe utilizzato whatsapp dai domiciliari – violando il divieto di comunicare con l’esterno – per mettersi in contatto con un ‘cliente’ al quale aveva assicurato la vittoria nel concorso per allievo carabiniere in cambio di 23mila euro, fornendogli tramite un’altra persona una chiavetta Usb coi ‘suggerimenti giusti’ per farsi riconoscere dalla commissione esaminatrice “ed avere un occhio di riguardo”. L’uomo non accettò l’accordo (e poi non ha superato le prove), non cambiò idea nemmeno dopo la proposta di un consistente sconto. Vacchiano, una volta ai domiciliari, pur non potendo scrivergli lo ha fatto lo stesso per provare a indurlo a far sparire computer, cellulari e schede sim dove erano rimaste impresse le prove della trattativa. Compresi i messaggi vocali in cui Vacchiano lo pregava di non utilizzare più i suggerimenti per il concorso “se no io rimango con le dita nella porta”.
Quei messaggi vocali erano già a conoscenza degli inquirenti. L’uomo, dopo aver letto sui giornali degli arresti, era corso in Finanza a denunciare e a squadernare i file del suo smartphone. E nei guai è finito anche un carabiniere che Vacchiano ha messo in mezzo per convincere il mancato cliente ad accontentarlo. Le cose sarebbero andate così: Vacchiano gli ha scritto annunciandogli che sarebbe stato contattato da un carabiniere. “Vedi che adesso ti spiega il nostro amico E. Ascoltalo e fai tutto ciò che ti dice alla lettera”. Il militare si è fatto vivo via messenger e più volte lo ha pregato di buttare computer e telefonino: “Chiama l’operatore… formatta tre volte il cellulare… blocca la scheda… cancella la nostra conversazione”. Così facendo ha rischiato l’arresto per depistaggio – respinto dal Gip – ed ora è indagato per favoreggiamento.
Fastampa invece paga la disinvoltura delle conversazioni casalinghe con la convivente. La procura gli aveva piazzato i microfoni in casa e lo ha ascoltato mentre parlava di soldi che non erano stati rintracciati dalle perquisizioni (“ho preso i 5000 euro… e l’agge chiavat tutt ammuntunat int’a na bust…”), di come inquinare le indagini (“devo avvisare Antonio… devo avvisare a quello dove sono andato ieri… li voglio chiamare prima che intercettano i telefoni”), e mentre dava indicazioni alla compagna di contattare i potenziali testimoni per dare loro indicazioni su cosa riferire agli inquirenti (“Dici loro sono miei amici ci conosciamo da tanto tempo e mi hanno chiesto se gli facevo delle lezioni”).
Ma la cosa sorprendente è che Fastampa avrebbe continuato dai domiciliari a preoccuparsi di come riscuotere “i pagamenti già dovuti e le modalità di prelevamento dei soldi in contanti da corrispondergli”. Il Gip lo scrive evincendolo dal senso di alcune conversazioni captate: “Eh ok…. quindicimila quando me li dai… dammi qualcosa prima che vai… ok ..devono prelevare piano piano… se hanno tatto se li tengono a casa”. In altre intercettazioni ambientali emergono gli stratagemmi di Fastampa per far scomparire i suoi guadagni dal conto corrente Bnl di Casoria prima che qualcuno se ne accorga e lo sequestri: “Ci andate domani… ci sono diecimila euro… li devo togliere… quelli bloccano il conto.. posso prendere 2/3000 euro al giorno con la carta mia… possiamo fare 2/3 giorno… hai capito”. Tutto questo ora dal carcere sarà impossibile.
Giustizia & Impunità
Concorsi truccati nell’Esercito, due arresti: ‘Dai domiciliari hanno provato a cancellare prove e a far sparire guadagni’
Sabato Vacchiano e Giuseppe Fastampa erano ai domiciliari per la questione dell’algoritmo che permetteva a chi voleva usarlo (dietro lauto pagamento) di superare i quiz. Da ieri sono in carcere perché nonostante la detenzione hanno continuato ad operare, cercando di incassare i proventi del loro operato e di depistare le indagini a loro carico
La gang dei concorsi truccati grazie al possesso dell’algoritmo per superare i quiz ed entrare nell’Esercito, e da lì poi transitare nelle forze dell’ordine, non si sarebbe arresa con le misure cautelari. Ma dagli arresti domiciliari avrebbe provato a distruggere prove, reclamare soldi, nascondere o far sparire i proventi del reato. Da ieri Sabato Vacchiano e Giuseppe Fastampa sono finiti in carcere. Sono due tra quelli che le indagini del nucleo tributario della Finanza di Napoli, agli ordini del colonnello Domenico Napolitano, indicano come ‘titolari di fatto o di diritto’ di alcune delle scuole di preparazione ai concorsi tramite le quali veniva messo in vendita l’algoritmo a chi era disposto a sborsare migliaia di euro per ottenerlo.
Nelle cinque settimane trascorse dopo l’esecuzione della prima ordinanza, Vacchiano e Fastampa, pur reclusi ai domiciliari, avrebbero brigato per far sparire alcune tracce del loro ‘lavoro’. E le 14 pagine della nuova ordinanza del Gip Liana Comella, emessa su richiesta del pm Giancarlo Novelli, spiegano come: Vacchiano avrebbe utilizzato whatsapp dai domiciliari – violando il divieto di comunicare con l’esterno – per mettersi in contatto con un ‘cliente’ al quale aveva assicurato la vittoria nel concorso per allievo carabiniere in cambio di 23mila euro, fornendogli tramite un’altra persona una chiavetta Usb coi ‘suggerimenti giusti’ per farsi riconoscere dalla commissione esaminatrice “ed avere un occhio di riguardo”. L’uomo non accettò l’accordo (e poi non ha superato le prove), non cambiò idea nemmeno dopo la proposta di un consistente sconto. Vacchiano, una volta ai domiciliari, pur non potendo scrivergli lo ha fatto lo stesso per provare a indurlo a far sparire computer, cellulari e schede sim dove erano rimaste impresse le prove della trattativa. Compresi i messaggi vocali in cui Vacchiano lo pregava di non utilizzare più i suggerimenti per il concorso “se no io rimango con le dita nella porta”.
Quei messaggi vocali erano già a conoscenza degli inquirenti. L’uomo, dopo aver letto sui giornali degli arresti, era corso in Finanza a denunciare e a squadernare i file del suo smartphone. E nei guai è finito anche un carabiniere che Vacchiano ha messo in mezzo per convincere il mancato cliente ad accontentarlo. Le cose sarebbero andate così: Vacchiano gli ha scritto annunciandogli che sarebbe stato contattato da un carabiniere. “Vedi che adesso ti spiega il nostro amico E. Ascoltalo e fai tutto ciò che ti dice alla lettera”. Il militare si è fatto vivo via messenger e più volte lo ha pregato di buttare computer e telefonino: “Chiama l’operatore… formatta tre volte il cellulare… blocca la scheda… cancella la nostra conversazione”. Così facendo ha rischiato l’arresto per depistaggio – respinto dal Gip – ed ora è indagato per favoreggiamento.
Fastampa invece paga la disinvoltura delle conversazioni casalinghe con la convivente. La procura gli aveva piazzato i microfoni in casa e lo ha ascoltato mentre parlava di soldi che non erano stati rintracciati dalle perquisizioni (“ho preso i 5000 euro… e l’agge chiavat tutt ammuntunat int’a na bust…”), di come inquinare le indagini (“devo avvisare Antonio… devo avvisare a quello dove sono andato ieri… li voglio chiamare prima che intercettano i telefoni”), e mentre dava indicazioni alla compagna di contattare i potenziali testimoni per dare loro indicazioni su cosa riferire agli inquirenti (“Dici loro sono miei amici ci conosciamo da tanto tempo e mi hanno chiesto se gli facevo delle lezioni”).
Ma la cosa sorprendente è che Fastampa avrebbe continuato dai domiciliari a preoccuparsi di come riscuotere “i pagamenti già dovuti e le modalità di prelevamento dei soldi in contanti da corrispondergli”. Il Gip lo scrive evincendolo dal senso di alcune conversazioni captate: “Eh ok…. quindicimila quando me li dai… dammi qualcosa prima che vai… ok ..devono prelevare piano piano… se hanno tatto se li tengono a casa”. In altre intercettazioni ambientali emergono gli stratagemmi di Fastampa per far scomparire i suoi guadagni dal conto corrente Bnl di Casoria prima che qualcuno se ne accorga e lo sequestri: “Ci andate domani… ci sono diecimila euro… li devo togliere… quelli bloccano il conto.. posso prendere 2/3000 euro al giorno con la carta mia… possiamo fare 2/3 giorno… hai capito”. Tutto questo ora dal carcere sarà impossibile.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.