Nessuna sanzione fino al 30 settembre 2019 per chi non utilizza la fattura elettronica, se si tratta di contribuenti che versano l’Iva ogni mese. La moratoria è una delle ultime novità entrate nel decreto fiscale durante il passaggio nell’Aula del Senato, che mercoledì ha dato il via libera al testo con 147 sì, 104 no e 6 astenuti. Ora il decreto, che ha imbarcato norme su materie estranee al fisco come il bonus bebè e l’integrazione delle reti di Tim e Open fiber, va alla Camera in seconda lettura. Dove l’esame si incrocerà con quello della legge di Bilancio di cui è un collegato. Nel provvedimento non è mai entrata la “pace fiscale” nella versione che era stata promessa dalla Lega: la possibilità per i contribuenti che hanno dichiarato tutto ma non hanno pagato perché in difficoltà di chiudere i conti versando un’aliquota ridotta. Saltata in extremis invece la discussa dichiarazione integrativa speciale che avrebbe consentito di regolarizzare fino a 100mila euro l’anno di imponibile non dichiarato.
Tra le altre modifiche approvate dall’aula ce n’è una che riguarda polizze e conti dormienti: assicurazioni e banche dovranno obbligatoriamente verificare, tramite le banche dati dell’Agenzia delle Entrate, se i titolari siano ancora in vita e in caso contrario saranno tenute a contattare i beneficiari o gli eventuali eredi. Le istituzioni finanziarie dovranno quindi avere un ruolo attivo di ricerca e non più attendere che arrivino richieste da parte degli stessi titolari o degli eredi.
Per quanto riguarda la fatturazione elettronica tra privati, che entrerà in vigore a gennaio 2019, nonostante i rilievi del Garante della privacy il governo ha deciso di andare avanti. Con alcune eccezioni. Saranno esonerati, il primo anno, medici e farmacisti ma anche società sportive dilettantistiche con proventi sotto i 65mila euro e chi aderisce al regime forfettario. Inoltre nei primi nove mesi del prossimo anno non verranno emesse sanzioni in caso di fattura elettronica emessa entro il termine di effettuazione della liquidazione periodica Iva e le multe saranno ridotte se l’emissione avviene entro il termine di effettuazione della liquidazione periodica del periodo successivo.
Durante la maratona a Palazzo Madama il relatore Emiliano Fenu (M5s) ha annunciato l’eliminazione del cosiddetto scudo anti-spread per le banche non quotate, come le Bcc. La misura, inserita in commissione Finanze con un emendamento del Carroccio, prevedeva la possibilità di non applicare i principi contabili internazionali proteggendo così i bilanci dall’oscillazione dei tassi di interesse dei titoli di Stato. Resta l’ipotesi che l’eccezione venga inserita in legge di Bilancio. Lo scudo ci sarà, in compenso, per le assicurazioni, che potranno valutare i titoli in base al loro valore di iscrizione così come risultante dall’ultimo bilancio, anziché al valore desumibile dall’andamento del mercato, fatta eccezione per le perdite di carattere durevole. Mercoledì mattina è stato ritirato anche l’emendamento sulle concessioni autostradali, che sarà anch’esso probabilmente ripresentato in manovra. La proposta di modifica sanciva l’obbligo per i titolari di concessioni scadute di continuare a effettuare gli investimenti in sicurezza sui tratti autostradali di loro competenza.
Confermato invece l’inasprimento delle sanzioni per chi circola in auto senza aver pagato l’assicurazione: è previsto un raddoppio della multa. Inoltre, in caso di violazione reiterata per due volte in due anni ci sarà la sospensione della patente da uno a due mesi e, anche in caso di pagamento della sanzione in misura ridotta, il fermo del mezzo per 45 giorni.
Il decreto omnibus ha anche ritoccato la riforma del terzo settore del 2017, introducendo l’obbligo per le banche che fanno raccolta attraverso i nuovi ‘Titoli di solidarietà‘ – obbligazioni emesse per finanziare organizzazioni non lucrative aventi utilità sociale – di girare le somme non destinate entro un anno a progetti sociali all’acquisto o alla sottoscrizione di titoli di Stato. C’è poi un intervento sulla detrazione per chi fa erogazioni liberali, dopo un pasticcio che ha costretto a correggere in corsa la norma depositata dal governo per l’Aula. Nella prima formulazione si chiedeva di cancellare le parole “in denaro” dall’intero comma della riforma che elevava le detrazioni dal 30% al 35%, lasciando intendere che si volessero confermare per le sole erogazioni in natura. Ma si è trattato di un mero “errore di drafting”.
Nel testo c’è anche il taglio delle tasse sulle sigarette elettroniche. L’imposta sui liquidi contenenti nicotina passa dal 50% al 10% e quella sui liquidi senza nicotina dal 50% al 5%. Ridotta dal 50% al 25% anche la misura per il calcolo dell’accisa sui tabacchi da inalazione senza combustione. La misura ha scatenato le accuse del Pd: Matteo Renzi ha parlato di “regalo di 177 milioni di euro a chi ha finanziato la campagna elettorale della Lega e di Salvini”, perché il Carroccio ha ricevuto un finanziamento elettorale da un produttore di e cig, Vaporart.