In dirittura d’arrivo alla Camera, dove è ripreso l’esame degli ordini del giorno, il decreto sicurezza non cessa di suscitare polemiche. Soprattutto sul versante della gestione del fenomeno migratorio. Tra i principali critici figura l’Associazione nazionale dei comuni: rispetto al tema dei migranti il provvedimento comporta invece un “pericoloso arretramento“, il commento di Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari.
“Si cancella un percorso faticosamente costruito, fondato sull’accoglienza diffusa, che si è rivelata l’unica strada per evitare tensioni sociali tra ospiti e popolazione residente – sottolinea – Si cancella la protezione umanitaria, il che però non cancellerà i migranti: nella migliore delle ipotesi diventeranno irregolari che possono solo occupare immobili o lavorare in nero, nella peggiore si trasformeranno in manovalanza per la criminalità organizzata“, prosegue il numero uno dei comuni, che gestiscono il sistema di accoglienza Sprar, radicalmente ridimensionato dal decreto firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Secondo l’Arci “il Governo ha raggiunto l’obiettivo di trasformare in legge la campagna di criminalizzazione del diritto d’asilo e, più in generale, dell’immigrazione. “Gli effetti della nuova legge saranno pessimi, per il Paese e per le persone – prosegue la nota dell’associazione – adesso le città saranno più insicure, le comunità locali e i sindaci si troveranno a gestire più disagio sociale e un numero crescente di irregolari, dovranno far fronte a più conflitti, a una lacerazione sociale maggiore, che sappiamo essere foriera di paure, di una maggiore diffusione del razzismo“.
Le misure in tema di immigrazione contenute nel dl “sono evidentemente lesive dei diritti umani”, afferma Francesca Re David. Si tratta di un provvedimento, spiega la segretaria generale della Fiom-Cgil, che “con la criminalizzazione delle occupazioni di immobili colpisce il diritto all’abitare, in assenza di edilizia popolare. Potenzia la repressione contro chiunque tenti di manifestare il proprio dissenso, con la reintroduzione del reato di blocco stradale e con l’estensione dell’utilizzo della pistola elettrica taser, che è riconosciuto dalle Nazioni unite come strumento di tortura, anche alla polizia locale. Con la legge di Salvini aumenterà, dunque, l’insicurezza e l’esclusione sociale a danno dei migranti e delle fasce sociali più deboli. Preoccupa la reintroduzione del reato di accattonaggio e desta allarme il superamento del principio di esclusivo uso sociale dei beni confiscati alla mafia, che potranno essere rivenduti ai privati“. Per questo, conclude, “il dl di Salvini è un provvedimento che va contrastato, perché è una lotta contro i poveri e contro i diritti e il lavoro”.