Infrastrutture a due velocità, tra gli alleati di governo. Almeno a Nord Est. La Lega di Matteo Salvini è diventato il partito del fare, delle autostrade da completare, prolungare, progettare, come neppure faceva Forza Italia all’inizio del secolo, quando Silvio Berlusconi poneva la prima pietra del passante e Giancarlo Galan gongolava. I Cinquestelle rallentano, pongono paletti, cercano di non sporcarsi le mani, anche perché per loro non è facile disconoscere le promesse della campagna elettorale, mirate più ai comitati contrari alle opere che agli interessi economici che spingono per una loro realizzazione. Ci sono tanti motivi di divisione per i due movimenti. In particolare la Pedemontana Veneta, la prosecuzione verso nord della Valdastico, il Mose e la regolarizzazione degli accessi delle grandi navi in Laguna di Venezia. Temi sensibili, scottanti.
Un mese fa Elisa De Berti, assessore leghista della Regione Veneto, ha brindato all’elezione di Maurizio Fugatti a governatore del Trentino. “La Valdastico è un’eterna incompiuta e il neo presidente la vuole collegare alla A22. Noi decideremo sul tracciato veneto e lui per la parte trentina. I freni sono caduti, finalmente”. Si tratta della famosa Pi-Ru-Bi, ideata ai tempi dei democristiani Piccoli, Rumor e Bisaglia, ferma da decenni a Piovene Rocchette, ma per cui esiste un progetto sponsorizzato dal governatore veneto Luca Zaia per arrivare a Trento. Finora la maggioranza di centrosinistra si era opposta, con Fugatti cambia tutto. Ma non muta la posizione dei Cinquestelle trentini. Il consigliere provinciale Filippo Degasperi: “Siamo sempre stati e resteremo contrari – dichiara a ilfattoquotidiano.it – anche perché un’indagine dell’Università di Trento ha accertato che non ci sarà alcun effetto significativo sul traffico della Valsugana che porta a Bassano”. Per il momento esiste solo un progetto per la parte veneta, da Piovene Rocchette a Pedemonte, in buona parte in galleria: per 18 chilometri la spesa prevista è di un miliardo 300 milioni di euro.
Alla Lega non è mai piaciuto il Mose, eppure ormai la ragion di stato è quella di finirlo in fretta e collaudarlo, sperando che funzioni. Lo ha detto pochi giorni fa Edoardo Rixi, viceministro alle infrastrutture, a Marghera. “Manca il 6 per cento dei lavori. Quindi il Mose si finirà. Bisognerà vedere i tempi e il come. Sono stati fatti anche errori gravi di progettazione, come abbiamo visto per l’accesso al porto con le barriere alzate. Ma è altrettanto vero che lasciare un’opera a marcire sott’acqua non è il modo di risolvere il problema”. E lo stesso Zaia, seppur recalcitrante, ha convenuto: “Sono sempre stato critico verso quest’opera, ma arrivati a questo punto bisogna finirla. Non si possono lasciare 5 miliardi sott’acqua, anche se il Mose è stata la più grande vergogna”. In visita a Belluno dopo l’alluvione, Luigi Di Maio aveva detto: “Il ministro Danilo Toninelli ha già in mano il dossier e ha incontrato il sindaco Luigi Brugnaro per parlare del Mose. I tecnici del Mit stanno lavorando a una soluzione per difendere Venezia e i suoi tesori. Non vogliamo assolutamente che un patrimonio come quello di Venezia possa perdersi o deteriorarsi”. Un modo per dire e non dire. La parola passa ai ministri pentastellati.
Anche sulle Grandi Navi (tutti d’accordo, almeno a parole, di allontanarle dal Bacino di San Marco), la Lega sembra aver già abbracciato il progetto di far confluire il traffico crocieristico da 100 mila tonnellate a Marghera. Sempre il viceministro Rixi ha detto: “L’utilizzo di una zona industriale dismessa è un elemento di riqualificazione. Io per principio sono per riutilizzare le aree dismesse piuttosto che creare nuove opere”. Ma per portare le navi a Marghera si deve scavare la laguna, adattanto i canali esistenti. È per questo che i deputati grillini la pensano diversamente. Ad esempio Arianna Spessotto: “Non si possono scavare altri rii: è un intervento pesante, restiamo assolutamente contrari”. E la senatrice Orietta Vanin: “La laguna va tutelata al massimo, la decisione finale va concordata tenendo conto delle indicazioni dell’Unesco”. Chi non ha dubbi è il sindaco di Chioggia, Alessandro Ferro: “Ribadisco con ancora più forza, anche al ministro Toninelli che dovrà prendere a breve una decisione, il mio no e la contrarietà della nostra amministrazione a sostenere una visione della crocieristica di fatto insostenibile per l’ambiente, con navi giganti da 200 mila tonnellate”. Chioggia è disponibile ad accogliere solo navi medio-piccole, da 40-50 mila tonnellate al massimo. I Cinquestelle sono sotto tiro del Comitato No Grandi Navi che non a caso ha effettuato un presidio all’inizio di novembre quando il ministro Toninelli ha fatto visita a Venezia, rinfacciandogli di non avere ancora risposto alle loro lettere. E il portavoce Luciano Mazzolin rincara: “Come al solito i Cinquestelle improvvisano. Ricordiamo agli eletti del Movimento che hanno ricevuto moltissimi voti per le posizioni che avevano annunciato in campagna elettorale su Mose e Grandi Navi…”.
I comitati sono una vera spina nel fianco di M5S anche per la Pedemontana Veneta, superstrada a pagamento di 94 chilometri che attraversa le province di Vicenza e Treviso, passando per Malo, Schio-Thiene e Bassano, prima di collegarsi all’autostrada Venezia-Belluno. L’opera è un chiodo fisso della Regione Veneto, che si è impegnata con un super finanziamento da 300 milioni di euro, accollandosi anche buona parte dei rischi futuri, pur di favorire l’avanzamento dei cantieri. Di Maio ha indicato una linea diversa dei Ciquestelle. “La Pedemontana è purtroppo un grande problema dal punto di vista economico e ambientale e ha destato forti perplessità sia nel ministro Toninelli che nel ministro Costa. Aspettiamo che finiscano di studiare questo dossier e che si pronuncino”. Ma sul piano locale i consiglieri regionali pentastellati sono stati contestati dai comitati di cittadini che si battono contro l’avanzamento dei lavori. Anche perché nel frattempo è venuto meno il sequestro da parte della magistratura del tunnel di Malo, dove nel 2016 si verificò un incidente mortale sul lavoro. E quindi i cantieri sono pronti a riprendere. M5S un tempo era radicalmente contrario alla realizzazione, adesso ha proposto in Regione un tavolo tecnico per mitigare costi e impatto. Ma le barricate sembrano ormai un ricordo.