L'imprenditore coinvolto nel "caso notebooks" sul sistema di tangenti messo in piedi secondo l'accusa da Nestor e Cristina Kirchner. Secondo il magistrato, il pagamento di tangenti da parte del gruppo dei tubi d'acciaio serviva a risolvere la situazione di Sidor in Venezuela
Il numero uno di Tenaris, Paolo Rocca, è stato formalmente incriminato in Argentina per un caso di corruzione legato a presunti pagamenti effettuati dal gruppo Techint nel 2008 a funzionari del governo argentino. Lo ha confermato una nota della società, secondo cui il giudice del Tribunale di prima istanza ha preso la decisione preliminare di includere il presidente e amministratore delegato di Tenaris nel procedimento istruttorio. Il cda della società dei tubi d’acciaio, spiega il comunicato, “ha monitorato la situazione consultando i propri consulenti legali” sull’inchiesta nota come ‘caso Notebooks’ e ha deciso di dare mandato a Rocca di “continuare ad assolvere le proprie responsabilità con il pieno supporto del Consiglio“. Il titolo Tenaris ha perso il 7% a Piazza Affari.
Martedì, riferisce la stampa locale argentina, il giudice Claudio Bonadio ha incriminato Rocca come membro dell’associazione illecita ritenuta diretta dalla ex presidente Cristina Kirchner e finalizzata alla raccolta di fondi illegali. E ha congelato 4 miliardi di pesos di attivi. Secondo il magistrato, il pagamento di tangenti da parte di Techint serviva a risolvere la situazione di Sidor in Venezuela: la società era stata nazionalizzata da Hugo Chavez e il gruppo dei Rocca attendeva un compenso da 2 miliardi di dollari.
Nella stessa inchiesta era stato coinvolto Marcelo Mindlin, proprietario di Pampa Energía e dell’ex Iecsa, una società appartenente a Angelo Calcaterra, cugino del presidente Mauricio Macri, ma secondo il giudice non c’era evidenza dei fatti. “Nella risoluzione di 127 pagine – scrive il giornale argentino Clarín – il giudice ha anche deciso di estendere l’accusa contro l’ex ministro della Pianificazione, Julio De Vido e il suo vice, Roberto Baratta” il cui ex-autista ora pentito, Oscar Centeno, sarebbe l’autore delle memorie che hanno permesso l’avvio delle indagini.