Oltre ai servizi divertenti e istruttivi, su Internet si trova di tutto, anche criminali informatici pronti a violare la legge dietro compenso. Assoldarli è illegale e perseguibile per legge, ecco da che cosa stare alla larga.
Quando leggiamo di crimini informatici che hanno fatto crollare siti e servizi, violazioni di account o di telefonate controllate illegalmente, ci chiediamo spesso quali menti oscure e insondabili possano averle perpetrate, e quanto possano essere costate queste azioni. Un’indagine del sito statunitense Business Insider svela che assoldare un hacker per violare la legge è molto facile, ed è anche economico.
Non serve essere smanettoni esperti o saper scavare nei meandri più reconditi del web per assoldare un hacker: sono abbastanza facili da trovare, anche su siti in chiaro. Le tariffe partono da una base minima di 5 dollari, a seconda del servizio richiesto. Prima che vi facciate indurre in tentazione, ricordiamo che ingaggiare un hacker per perpetrare furti bancari, mettere sotto controllo il telefono di un ex partner o violare profili social è illegale, e chi lo fa infrange la legge. D’altro canto, capire come funziona questo mercato (che è sempre più florido) serve per conoscere anche il lato oscuro dello strumento di cui tutti ci serviamo ogni giorno: Internet.
Chi volesse mandare in tilt temporaneamente un sito web con un attacco DDoS può farlo spendendo da 5 ai 25 dollari l’ora. Per chi vuole attaccare un sito per un giorno intero ci sono offerte forfettarie. Che cos’è un attacco DDoS lo dice il nome stesso: Distributed Denial of Service, in italiano “interruzione distribuita del servizio”. In pratica, le risorse informatiche del sito vittima vengono saturate con un numero di richieste che l’infrastruttura non riesce a gestire. Il sito diventa irraggiungibile. Per chiarire, è il metodo usato negli attacchi di Anonymous che si sono verificati di recente in Italia.
Altro “servizio” molto richiesto è il furto bancario, ossia il trasferimento di denaro sul conto corrente del committente. In questo caso non c’è una tariffa fissa, ma una percentuale sul maltolto. Per esempio, per farsi trasferire 1.000 euro sul conto è richiesto un anticipo di 40 euro circa all’“operatore”. Il dato risale al 2016, non sappiamo se oggi il tariffario sia salito o meno. Costa un po’ di più avere un numero di una carta di credito valida e funzionante, da usare per fare shopping a spese di qualche malcapitato. Se la tentazione sta prendendo il sopravvento, sappiate che avere a che fare con i delinquenti ha molti effetti collaterali. Potreste pagare una lauta somma nella speranza di trovarvi sul conto cifre a sei zeri, che non arriveranno mai (non potete mica denunciare l’hacker per truffa!), o essere arrestati mentre fate acquisti con la carta di credito altrui. Meglio lasciar perdere.
Posto che violare la legge è sempre e comunque deplorevole, farlo per motivi stupidi è persino peggio. È il caso di chi assolda gli hacker per farsi accreditare punti fedeltà sulla tessera del supermercato o di una compagnia aerea. Avete letto bene: rubare punti per poter portare a casa gratis un set di tazzine. Per farlo gli hacker chiedono fino a 200 dollari. Altro che tazzine! Se il committente non finisce in prigione prima di partire, con questo “giochetto” potrebbe decollare per un giro del mondo in aereo: 1,5 milioni di miglia costano 450 dollari.
Passiamo alle azioni della peggior risma, come violare un account social o email di un ex partner. Il rancore per la fine di un rapporto può giustificare una sbornia da 129 dollari, non una spesa analoga per stalkerare l’ex. Stesso discorso per mettere sotto controllo il telefono di qualcuno: c’è un app in abbonamento che costa circa 20 euro al mese. Se non si possono mettere le mani sul telefono il lavoro “da remoto” costa (pare) da 500 a 5.000 dollari.
Chiudiamo questo penoso borsino dell’illegalità con una nota positiva. Si parla sempre in generale di hacker, per fortuna non sono tutti criminali. Ci sono i cosiddetti “hacker etici” che aiutano le aziende a trovare falle nella sicurezza e a proteggere i contenuti sensibili. Il loro lavoro è utile e apporta benefici alla comunità assicurando servizi più sicuri.