Negli ultimi 20 anni la città di Bogotà, capitale della Colombia, è passata da essere una delle metropoli più pericolose e inquinate del mondo a rappresentare un esempio virtuoso di rivoluzione ‘green’: l’incremento delle cosiddette foreste urbane e gli interventi sulla viabilità hanno aumentato il benessere dei cittadini e migliorato la coesione sociale. Merito della lungimiranza dei sindaci che hanno amministrato la città negli ultimi 25 anni, a partire da Enrique Penalosa, il vero rivoluzionario ‘verde’ che dal 1998 ha trasformato la viabilità cittadina puntando sulle ciclabili (costruendone ben 120 chilometri), sul trasporto pubblico (sua l’idea del Trans Milenio, la metropolitana di superficie che con 8 linee attraversa in lungo e in largo la città) e sull’aumento e la cura delle aree verdi, trasformate in “salotti” dove i cittadini sono tornati a respirare, meglio, e a socializzare. Una strada, quella tracciata da Penalosa, non abbandonata dai suoi successori. Oltre 100mila alberi sono stati piantati a Bogotà negli ultimi anni tanto che a oggi la metropoli sudamericana è considerata – insieme a Reykjavik, Copenaghen e Vancouver – fra le dieci metropoli più verdi del mondo.
Anche di Bogotà e della sua rivoluzione verde si parlerà a Mantova – proprio con Penalosa – dove è in corso da oggi fino al primo dicembre il primo Forum mondiale sulle foreste urbane promosso dalla Fao e organizzato dal Comune, dal Politecnico di Milano e da Sisef (Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale). Oltre 400 esperti provenienti da 50 paesi di tutto il mondo si confronteranno sull’importanza dell’integrazione fra le infrastrutture grigie e quelle verdi nelle città. Una integrazione strategica, in grado di migliorare la vita di milioni di persone, la qualità dell’aria e capace anche di generare un certo ritorno economico.
In particolare si affronterà quello che viene considerato dagli esperti un tema cruciale per il futuro delle città, ossia la forestazione urbana. Dati, case study, ricerche – che verranno esposti e discussi a Mantova in questi giorni – dimostrano che città più verdi sono anche più inclusive, sicure e ricche. Piantare alberi, aumentare spazi verdi e portare fuori le auto dalle città è la sfida odierna. Oggi le città occupano solo il 3% della superficie terrestre, ma consumano il 75% delle risorse del pianeta. Un rapporto iniquo e difficilmente sostenibile.
Perché è importante aumentare il numero di alberi in città, lo spiegano anche altri dati in possesso degli studiosi presenti a Mantova. Innanzitutto, un albero di grandi dimensioni è in grado di produrre ossigeno sufficiente per almeno 4 persone. Un cittadino dell’Unione Europea ha mediamente un’impronta alimentare di 1070 kg di anidride carbonica, equivalente, in un anno, alla stessa quantità di emissioni generate da un’auto che percorra 6000 km. Considerato che un albero può assorbire fino a 150 kg di anidride carbonica, servono almeno 25 alberi a persona solo per controbilanciare l’impronta alimentare e 20mila km di auto in un anno. Ogni incremento del 10% di copertura arborea nelle città, inoltre, può portare a una potenziale riduzione di ozono dal 3 al 7% e ridurre la temperatura atmosferica da 2 a 8 gradi.
Ma piantare alberi in città ha importanti ricadute pure sul benessere fisico e sociale di tutta la comunità. E anche in questo caso a dimostrarlo ci sono i dati. Le città sono spesso sinonimo di traffico, quindi di inquinamento acustico. Una fascia alberata di 30 metri di larghezza con un’altezza media di 15 metri può ridurre, però, di 6-10 decibel il rumore proveniente, ad esempio, da un’autostrada. Ma c’è anche un’altra conseguenza che verrà analizzata al Forum. È scientificamente dimostrato che il tasso di obesità dei bambini che vivono in aree con un buon accesso agli spazi verdi è inferiore dell’11-19% rispetto a coloro che hanno accesso limitato o nullo.
Senza dimenticare che una ricerca della Columbia University ha rilevato che i tassi di incidenza di asma infantile sono più alti nelle zone delle città dove la densità degli alberi è minore. Il tasso di incidenza di patologie connesse all’asma è sceso del 25% per ogni 340 alberi in più a chilometro quadrato. Un dato che si è mantenuto valido anche dopo aver preso in considerazione le diverse fonti di inquinamento, i livelli di benessere e la densità di popolazione. Rimangono poi da valutare le ricadute economiche che le foreste urbane hanno sulle città. Secondo i Servizi Forestali degli Stati Uniti, per ogni dollaro speso per alberi si ottiene un ritorno di 2,70 dollari in benefici per la comunità. Uno studio sovrapponibile a quello americano è stato effettuato anche in Inghilterra e si è calcolato che ogni sterlina investita nella messa a dimora di alberi genera un risparmio di 7 sterline, con un potenziale di 2,1 miliardi di sterline a livello nazionale.
Anche di questo si discuterà a Mantova, vincitrice delle ultime due edizioni della classifica di Legambiente “Ecosistema Urbano”. Ma anche al centro della Pianura Padana, una delle aree con l’aria più inquinata d’Europa. In città insiste un sito di interesse nazionale (Sin), ossia un’area estesa, quella del petrolchimico e della raffineria, classificata come pericolosa dallo Stato e bisognosa di pesanti interventi di bonifica.