I finanziamenti del Consiglio Europeo per la Ricerca vanno a 35 connazionali, ma solo 13 di loro lavorano in Italia. Nel 2016 l'esultanza dell'allora ministra Giannini per gli ottimi risultati dei ricercatori italiani che avevano partecipato al bando era diventata oggetto di polemica politica
Anche quest’anno i ricercatori italiani staccano i colleghi degli altri Paesi europei e nella classifica delle borse del Consiglio Europeo per la Ricerca (Erc) arrivano al secondo posto, superati solo dai tedeschi. Il problema, però, è che solo 13 dei 35 connazionali premiati fa ricerca nel nostro Paese, quindi tanti finanziamenti finiranno all’estero. Un elemento che è una costante e che nel 2016 – anno in cui quasi la metà dei vincitori italiani (17 su 30) faceva ricerca all’estero – si era trasformato in polemica politica. L’allora ministro dell’Istruzione Stefania Giannini aveva infatti esultato su Facebook: “Un’altra ottima notizia per la ricerca italiana. Siamo al terzo posto in Europa insieme alla Francia, primi per numero di ricercatrici donne”. La risposta di una delle ricercatrici vincitrici, Roberta D’Alessandro, era diventata virale: “Cara ministra, giù le mani dai miei meriti”, aveva risposto in un post su Facebook e a ilfattoquotidiano.it aveva spiegato perché: “Io non faccio parte della ricerca italiana e non per mia volontà. Dall’Italia sono stata cacciata, ai concorsi non vincevo mai e mi arrivavano solo per interposta persona i complimenti della commissione”.
Tra i vincitori italiani, quelli che svolgeranno le proprie ricerche nel nostro Paese sono: Elisabetta Baracchini, del Gran Sasso Science Institute (Gssi) e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn); Niccolò Bolli, dell’Università di Milano; Chiara Cappelli, della Scuola Normale Superiore di Pisa; Ugo Dal Lago, dell’Università di Bologna; Stefano Favaro, dell’Università di Torino; Massimiliano Fiorini, dell’Infn; Giulia Giannini, dell’Università di Bergamo; Massimo Leone, dell’Università di Torino; Francesco Ricci, dell’Università di Roma Tor Vergata; Lorenzo Rosasco, dell’Università di Genova; Francesco Scotognella, del Politecnico di Milano; Alberto Sesana, dell’Università di Milano Bicocca e Giuseppe Vicidomini, dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit).
Cosa faranno i vincitori – Sono state 2.389 le proposte valutate: solo il 12% circa sarà finanziato. Il 32% dei premiati sono donne. Per Carlos Moedas, commissario europeo per la ricerca, la scienza e l’innovazione, “queste borse forniscono carburante a ricerca e innovazione in Europa, perché danno agli scienziati la possibilità di prendersi dei rischi e di perseguire le loro idee migliori e più folli”, ha aggiunto. La prossima scadenza per presentare domanda per i successivi Erc è fissata il 7 febbraio 2019.
I 291 vincitori di 40 Paesi porteranno avanti i progetti in università e centri di ricerca di 21 Paesi europei, soprattutto Gran Bretagna, con 55 progetti, Germania con 38, Francia con 32, e Svizzera con 29. I progetti in Italia saranno 15, di cui due di stranieri. I tedeschi sono i più premiati, con 49 borse. Gli Erc spaziano dallo studio della disuguaglianza dei salari alla protezione dei rifugiati in Europa centro-orientale, dalla crittografia quantistica all’origine della vita, dal movimento dei robot bipedi alla realtà aumentata per manipolare ologrammi come se fossero oggetti reali, progetto quest’ultimo coordinato dall’italiano Antonio Ambrosio presso il Laboratorio iberico internazionale di nanotecnologia, in Portogallo.
Che cosa sono gli Erc – I grant, in media di 2 milioni di euro ciascuno per un massimo di 5 anni, sono parte del programma di ricerca e sviluppo europeo Horizon 2020. Mettono insieme ricercatori di diversi ambiti per portare avanti progetti multidisciplinari ai confini della conoscenza. Per il presidente degli Erc, Jean-Pierre Bourguignon, “queste borse permetteranno agli scienziati più ambiziosi e creativi di mettere insieme o rafforzare i propri gruppi di ricerca in Europa”, ha spiegato. Dalla realizzazione di uno strumento innovativo per la caccia alla materia oscura all’astrofisica dei buchi neri, dai biosensori per lo studio di malattie genetiche alla ricerca su una rara patologia del sangue, fino al machine learning: sono questi alcuni progetti europei che vedono coinvolti ricercatori e istituti italiani.