Sarà il Comune di Sacrofano a decidere il futuro della villa dove viveva ‘er Cecato’ Massimo Carminati fino al giorno del suo arresto-show. Così come Virginia Raggi e i suoi dovranno trovare una destinazione e un gestore idonei per cambiare la storia della villetta di Morena, appartenuta al boss della camorra “romana”, Michele Senese. Stessa cosa per i tanti appartamenti dei clan sinti come i Casamonica, gli Spada e i Di Silvio. Sono 491 i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata tornati nella disponibilità della Regione Lazio e per i quali i comuni hanno fatto richiesta di riassegnazione, per un valore totale di oltre 84 milioni di euro. Di questa lunga lista, 34 fra appartamenti e villini saranno gestiti direttamente dalla Regione, mentre gli altri saranno destinati ai vari Comuni di competenza, fra quelli che ne hanno fatto richiesta. Solo nella città di Roma, ad esempio, ce ne sono ben 154, mentre fra le altre città spicca Sabaudia, località marittima in provincia di Latina, con ben 42 immobili.
LE VILLE DI CARMINATI E SENESE – I pezzi forti della “collezione” che il Ministero dell’Interno ieri mattina ha “restituito ai cittadini” sono sicuramente le ville dei “boss” Carminati e Senese. Prima del suo arresto il “nero” di Romanzo Criminale viveva a Sacrofano, pochi chilometri a nord della Capitale, in una casa situata nel mezzo della campagna romana fra alberi di ulivo e campi coltivati. “Me la pagò 150 mila euro in contanti, in tre tranche” raccontò, durante il processo di Mafia Capitale, la donna che la vendette formalmente alla compagna del Cecato, Alessia Marini. Una compravendita, a quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, animata dal carattere fumantino di Carminati che, infastidito dai ritardi burocratici in vista del rogito, al telefono ripeteva: “Ma forse non ha capito chi sono io, io lo sai che gli faccio?”.
Alla fine della strada semiasfaltata che porta a via Monte Cappelletto, il 4 dicembre 2014 Carminati fu sorpreso dai Carabinieri del Ros a bordo della sua Smart e portato in prigione. In realtà, come fa sapere il Comune di Sacrofano, alla fine la villa è stata formalmente confiscata al commercialista di Carminati, Marco Iannilli. E fitti rapporti con il Cecato, prima del suo arresto, pare li avesse anche Michele Senese, vero e proprio referente della Camorra campana nella Capitale, arrestato il 23 giugno 2013 per l’omicidio di Giuseppe Carlino, avvenuto 16 anni prima. A “O’ Pazzo” apparteneva la villa di via Torre Morena che il Comune di Roma dovrà impegnarsi a riassegnare ad associazioni che abbiano come mission il recupero sociale del territorio.
LA VILLA ESPLOSA A CIAMPINO – Fra i beni rimessi nel circuito delle associazioni, come detto, ce ne sono diversi appartenuti alla famiglia Casamonica. Uno di questi è la villa di via Capri a Ciampino, fortemente danneggiata nell’agosto 2016 da un’esplosione in cui perse la vita il 27enne Nicandro Casamonica. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, fu proprio Nicandro a dare fuoco alla casa, in cui viveva un suo parente, Raffaele Casamonica, come vendetta per la fuga romantica della notte precedente fra la figlia di Raffaele e la sorella di Nicandro. Una questione d’onore che non doveva rimanere impunito e che invece vide perdere la vita proprio il giovane Casamonica.
Fatto sta che ora quella casa è tornata allo Stato, così come la villa di via Roccabernarda trasformata in centro per l’autismo e quello confiscato alla Banda della Magliana che sarà trasformato a breve in una casa dedicata alle donne vittime di violenza. “Sarebbe bello se Virginia Raggi utilizzasse uno di questi locali per salvare la Locanda dei Girasoli”, ha affermano il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Daniele Leodori, in riferimento al noto ristorante del Quadraro gestito quasi totalmente da ragazzi con la sindrome di Down.
LA SITUAZIONE NELLE ALTRE PROVINCE – Come detto, fra i 491 immobili, a Roma se ne contano la maggior parte, ben 154. Ma un importante lavoro di confisca e’ stato fatto anche nelle altre città. A Cassino, ad esempio, torneranno ben 46 immobili, altri 42 a Fondi e 42 a Sabaudia, cittadine del sud pontino ad alto tasso di infiltrazione mafiosa e note anche per l’abusivismo edilizio. La Regione Lazio sosterrà i comuni finanziando la ristrutturazione dei beni assegnati con le risorse dei bandi destinati a progetti sociali nei beni confiscati.
Ad oggi sono stati già investiti 1,2 milioni. Un nuovo bando da 500.000 euro, destinato sia ai Comuni sia alle associazioni assegnatarie, è aperto fino al 15 gennaio e riguarda per la riqualificazione. A marzo, ha annunciato la Regione Lazio, uscirà un nuovo bando da oltre 1 milione di euro. “Restituiamo fiducia alle istituzioni e nuovi stimoli alle comunità di cittadini a reagire e riprendere gli spazi sottratti alla legalità”, ha commentato in mattinata il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.