Roma, 28 mar. (Adnkronos) - "Una volta ero molto più buono, invece adesso preferisco la giustizia alla bontà. Prima chiudevo un occhio, adesso se c'è qualcosa da dire la dico, sono meno morbido, più severo. Anche quando non c'è bisogno, quindi devo ancora migliorare". E' un fiume in piena Gio Evan, ospite del nuovo episodio del vodcast dell'Adnkronos, disponibile in versione integrale sul sito www.adnkronos.com e sul canale YouTube dell'Adnkronos. Il vulcanico artista, performer, poeta, scrittore, cantautore, è in radio e in digitale con il nuovo brano 'Turno di Notte', un pezzo intimista e profondo che lui descrive così: "E' un fermo immagine dell'albero genealogico. Io ho l'unità di misura della crescita data dal peso dello zaino che porto durante i viaggi. A vent'anni non ti pesa niente e riesci ad arrampicarti sulle vette con le tende, poi man mano che vai avanti ti porti sempre meno. Quest'anno che non ho portato quasi niente, mi sono chiesto di cosa fossi pieno".
Un anno importante per Gio Evan, al secolo Giovanni Giancaspro: "C'è stato il grande saluto di mia madre, il suo trasferimento celeste. Vedi meglio tuo padre, vedi che è imbiancatissimo. E ti accorgi che anche tu gli stai lentamente somigliando, che tuo figlio è diventato alto e che tua nipote ti assomiglia. Avevo voglia, e mi serviva, fare una canzone in cui questo momento di vita fosse immortalato". Il 'turno di notte' "è l'ora di assistenza ma è anche l'ora del pensiero, del romanzo, la notte accende le persone che devono svolgere mansioni di estrema delicatezza". Il 36enne artista pugliese è in continua ricerca, attentissimo a quello che dice, a quello che gli dice il suo corpo, a quello che mangia: "Ascolto il mio corpo, e so che il pane mi da una determinata forma di pensiero, diversa dal gelato e diversa dalla zucchina. Ora sono nella fase estrema: verdura, frutta e pesce bianco. Sono stato vegano, fruttariano, ora sto seguendo la dieta amazzone. La mia filosofia? Mangia e ascoltati".
Oltre al singolo, Giovanni ha in programma un tour teatrale in partenza dal 28 ottobre dal titolo evocativo, 'L'Affine del mondo'. "Nei teatri mi piace prendermi del tempo per i monologhi, fare un po' di stand up, facevo cabaret prima di fare musica -spiega all'Adnkronos- Sullo sfondo naturalmente ci sarà la musica perché è la parte che adesso ha più forza, con tutta la band e le canzoni nuove". Il primo aprile, per non farsi mancare nulla, Gio Evan esce in libreria con un romanzo poetico e salvifico, dal titolo 'Le chiamava persone medicina'. Chi sono? "Sono le persone messe sul tuo percorso per ammorbidire la tua via -racconta- Per attutire gli spigoli, per farti fare quei cento metri in più. Ci sono persone che va di moda chiamare 'vampiri energetici' che sono un riflesso di noi, e poi ci sono le persone medicina, le riconosciamo immediatamente. Quando la incontri dici 'questa persona a me fa bene', mi crea una fluidità dentro. Il libro è la storia di un nipote che ha un cognome al posto del nome, si chiama Marelargo, e una contraddizione geopolitica lo porta a fare le vacanze in montagna".
C'è un po' di autobiografico nel romanzo, ammette l'artista, perché anche lui da piccolo, essendo ipersensibile, veniva mandato in mezzo alla natura lontano dai troppi stimoli della città. Dai nonni. "Nel '96 mi venne detto di questa ipersensibilità che stava cominciando a prendere il sopravvento -racconta Gio Evan all'Adnkronos- E come nel libro, i genitori dicono al protagonista 'ti mandiamo in montagna dalla nonna'". Un inno ai nonni, figure molto importanti per l'artista. "Come tutti i contadini sono i nostri sciamani, i nostri curanderi. I nostri uomini di potere che non sanno parlare ma riescono a comunicare con la natura. Questa nonna insegna al nipote l'invisibile, la riconoscenza, l'importanza del riconoscere anche nel senso di conoscere di nuovo. Mi piaceva ricordarlo, io quando parlo tengo la memoria di tutti i nonni che ho avuto. Ne ho avuto tanti, parecchi me li hanno prestati i miei migliori amici".
Valori che Giovanni trasmette al figlio, oggi 12enne. "E' la mia squadra, siamo io e lui -dice sorridendo- Ho un rapporto bellissimo con lui, viviamo insieme, sta cominciando l'adolescenza, inizia a controbattere, a usare termini come 'sono nel chill'. Ma mi piace, va bene così". Tra le iniziative di Giovanni c'è anche un secondo appuntamento con 'Evanland', il festival internazionale del mondo interiore che quest'anno raddoppia visto il grande successo e si terrà sempre ad Assisi il 26 e 27 luglio 2025. "Ormai viene denominato il 'raduno dei buoni' -dice Gio Evan- 48 ore di meditazione, gioco, spiritualità, quest'anno siamo riusciti a portare Erri De Luca". Chi sono i buoni? "Sono gli eletti dotati di pazienza, freschezza, bontà, ascolto. Come lo riconosci un buono? Perché ti da la precedenza dove dovresti passare prima tu, e non cade in collere futili".
La spiritualità permea l'aura di Gio Evan, in ogni cosa. E allora gli chiediamo come la definirebbe: "La mia spiritualità? Forastica. E' selvaggia, non si fa abbindolare da nessun credo, dogma, patina o copertina, sguazza dal cristianesimo allo sciamanesimo, al buddismo e trova sempre tutti d'accordo. Penso che qualsiasi cosa sia spirituale. Abbiamo bisogno che le persone vadano verso la morte piene di vita e non già morte, altrimenti la morte perde senso".