L’Intelligenza Artificiale può diventare la chiave di volta per combattere il terrorismo in Europa. Per questo la Commissione Europea, nell’ambito del progetto Horizon 2020, ha finanziato il progetto INSIKT. Si tratta di un software di intelligence evoluto, capace di apprendere autonomamente. Mira a fornire alle forze dell’ordine una piattaforma di facile utilizzo per la rilevazione precisa, multilingue e in tempo reale di processi di “jihadizzazione”. Uno strumento di prevenzione, che fornisce le informazioni necessarie per stroncare sul nascere e limitare la diffusione di contenuti volti alla radicalizzazione.

Tutto parte dall’assunto che uno dei maggiori problemi nella lotta al terrorismo è la radicalizzazione, ossia il processo che porta singoli individui o gruppi di persone ad agire in forme violente ed estreme in nome di un’ideologia politica, sociale o religiosa. Prima di Internet, questo processo poteva richiedere anni. Ora, grazie a strumenti come Twitter, Facebook, Telegram e WhatsApp, bastano poche settimane o mesi. Prevenire attentati significa quindi bloccare, o per lo meno ostacolare, la propaganda online. Il problema, come evidenzia la coordinatrice del progetto INSKIT, Jennifer Woodard, è che “anche le maggiori agenzie hanno solo poche persone assegnate a monitorare i social media tutto il giorno […] e per lo più utilizzano strumenti che non sono stati realizzati per cercare questo tipo di informazioni“.

Immagine: Depositphotos

 

È qui che INSKIT diventa importante. Si tratta di una piattaforma software di data mining, ossia progettata per passare al setaccio milioni di dati ed estrarre informazioni ben precise. Schiera una combinazione di sofisticate soluzioni software che analizzano enormi quantità di dati testuali per identificare contenuti radicali, messaggi sospetti e processi di radicalizzazione nascosti. Grazie alla sua capacità di elaborare il linguaggio naturale comprende le lingue scritte. Contestualmente analizza la rete sociale, mappa e misura il flusso di informazioni tra persone e tra gruppi per identificare gli individui radicalizzati e la loro importanza all’interno della loro comunità.

Ciliegina sulla torta, le capacità di apprendimento automatico di INSKIT gli permettono di interpretare e apprendere dai nuovi dati senza la necessità di input umani. In altre parole, è capace di adattarsi ai metodi mutevoli della radicalizzazione online. L’obiettivo è individuare sia gli individui vulnerabili, sia coloro che sono responsabili della diffusione di materiale propagandistico.

Se tutto questo vi sembra fantascienza, sappiate che nella fase di test è già stata messa alla prova tecnologia di back-end (che agisce “dietro le quinte”). È il software di intelligence INVISO, che ha identificando l’utente di Twitter che ha pubblicato un video virale di un discorso dell’imam radicale che promuoveva azioni violente. Inoltre, è risalito alle operazioni bancarie che hanno finanziato delle attività terroristiche.

Quello che manca per rendere INSKIT uno strumento pratico da usare è la piattaforma di front-end, ossia l’interfaccia grafica che le forze dell’ordine dovranno usare per leggere i dati. Ed è quello che l’UE sta finanziando. Il programma pilota si chiuderà nel 2019 e il team INSIKT sta già collaborando con tre agenzie europee per arrivare a un prodotto commerciale.

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