Nel 2017 circa due terzi dell’utile delle aziende del web e dei software è stato tassato in paesi a fiscalità agevolata come Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi, con un risparmio di imposte pari a 12,1 miliardi. L’aliquota effettiva pagata da gruppi come Alphabet (Google) e Facebook è stata in media del 31% contro il 41% previsto. Nell’arco del quinquennio 2013-2017 il risparmio cumulato supera i 48 miliardi di euro. Sono i risultati dell’edizione 2018 del rapporto sulle multinazionali mondiali dell’area Ricerche e studi di Mediobanca.

La riforma fiscale varata dagli Stati Uniti nel dicembre 2017 ha però generato un gettito fiscale più ampio rispetto a questi risparmi: le “WebSoft” hanno contabilizzato quasi 18 miliardi di imposte in più, in gran parte per effetto della transition tax una tantum pagata per rimpatriare gli utili cumulati all’estero. In particolare Alphabet dovrà versare al fisco statunitense 8,5 miliardi, Oracle 6,5 miliardi e Facebook 2,1 miliardi.

In Italia nel 2017 le filiali di questi gruppi hanno registrato un fatturato di oltre 1,8 miliardi di euro e occupano più di 7.700 persone (circa 1.100 dipendenti in più rispetto all’anno precedente). La loro struttura fiscale è stata oggetto di diverse indagini, l’ultima in ordine di tempo ha portato alla recentissima chiusura del contenzioso tributario con l’Agenzia delle Entrate da parte di Facebook che dovrà pagare oltre 100 milioni di euro facendo seguito agli altrettanti 100 milioni versati da Amazon e agli oltre 306 sborsati da Google.

Per quanto riguarda i fatturati globali, ai primi posti ci sono Amazon, Alphabet e Microsoft, che insieme controllano la metà del fatturato aggregato del settore. L’azienda fondata da Jeff Bezos è prima con ricavi per 148,3 miliardi (crescita media annua dal 2013 +24,3%), il 23,7% del totale aggregato. Al secondo posto Alphabet, la holding di Google che, con un fatturato di 92,4 miliardi (+16,7%), determina il 14,8% del mercato. Chiude Microsoft con 75 miliardi (+3,7%) e una quota del 12%. A crescere maggiormente sono tuttavia le cinesi Vipshop (+60,3%) e JD.com (+51,2%), seguite dall’americana Facebook (+50,7%). Nel 2017 le WebSoft occupavano oltre 1,6 milioni di persone in tutto il mondo, in aumento di 848mila unità (+112% rispetto al 2013). Incrementi che dipendono in gran parte dalla strategia di acquisizioni. Amazon, con 566mila dipendenti di cui 89mila ereditati da Whole Foods Market rilevata nell’agosto 2017, si conferma primo datore di lavoro al mondo nel settore, registrando nel periodo 2013-2017 un incremento della forza lavoro del 382,5%.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Fiat Chrysler, “5 miliardi di investimenti in Italia tra 2019 e 2021. Alla fine del piano ci sarà piena occupazione”

next
Articolo Successivo

Bollette a 28 giorni, Agcom multa Tim per 1,5 milioni e Wind Tre per 870mila euro

next