L’indagine sul Russiagate fa un balzo in avanti. Michael Cohen, l’ex avvocato personale di Donald Trump, si è dichiarato colpevole davanti ad una corte di New York di aver mentito nel 2017 alla commissione intelligence del Senato sul lavoro che aveva fatto in merito ad un progetto per costruire una Trump Tower a Mosca. Perseguito in sede penale, Cohen lo scorso 21 agosto si era dichiarato colpevole di frode bancaria e violazione delle regole sui finanziamenti della campagna elettorale, raggiungendo un accordo separato con i procuratori di New York. Da allora, dopo avere preso le distanze dal presidente Usa, collabora con il superprocuratore per il Russiagate Robert Mueller.
Cohen aveva detto al Senato che tutte le discussioni sul progetto per la Trump Tower finirono nel gennaio del 2016 ma ora ha ammesso che tenne informato Trump – definito negli atti giudiziari come ‘individuo uno‘ – sino al giugno dello stesso anno. Si tratta del mese in cui avvenne il controverso incontro alla Trump Tower di New York tra lo staff elettorale del tycoon ed emissari russi che avevano promesso materiale compromettente sulla sua rivale Hillary Clinton. Il legale ha spiegato di aver mentito per “essere leale” a Trump e coerente col suo “messaggio politico“. Queste nuove dichiarazioni sono un elemento importante nell’ambito dell’indagine del superprocuratore, che Trump scredita quotidianamente affermando di non avere avuto nessun contatto con i russi durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016.
Anche stamattina Trump ha attaccato Mueller e la sua squadra su Twitter, accusandolo di spendere il denaro dei contribuenti senza aver potuto dimostrare niente. Cohen è una “persona debole” e sta “mentendo” per ottenere una pena ridotta, ha twittato il presidente degli Stati Uniti, difendendo quindi la correttezza del suo operato, sostenendo che alla fine decise di non costruire il grattacielo a Mosca, senza tuttavia precisare quando. Le date però sono importanti, perché in campagna elettorale il tycoon non rivelò mai di essere in contatti d’affari con i russi.
Lunedì l’ex direttore della campagna elettorale del repubblicano, Paul Manafort, con numerosi contatti in Ucraina e Russia, era stato accusato di avere mentito all’Fbi quando aveva accettato di collaborare in cambio di un accordo di colpevolezza. Secondo i media Usa, Mueller sarebbe pronto a concludere la sua indagine dopo avere ricevuto le risposte scritte di Trump, che attendeva da diversi mesi.