L'ex primo cittadino, arrestato nel maggio 2016, è colpevole di turbativa d'asta nella vicenda degli appalti per le piscine comunali che gli costò la poltrona. È stato condannato anche a pagare il Comune, nonostante l'ente avesse deciso di non costituirsi in giudizio. A rappresentarne i diritti c'era Massimo Casiraghi, oggi consigliere M5s: "È la prima volta in Italia"
Era il 3 maggio 2016 quando l’allora sindaco di Lodi, Simone Ugetti, eletto con il Partito democratico, veniva travolto dall’inchiesta sugli appalti per la gestione delle piscine comunali rompendo la tradizione di solide giunte di centrosinistra che dal 1995 in poi governavano ininterrottamente la città. A due anni e mezzo di distanza, il giudice Lorenza Pasquinelli ha condannato a dieci mesi di carcere e 300 euro di multa l’ex primo cittadino per turbativa d’asta. La gara della primavera 2016 per l’affidamento per sei anni della gestione delle piscine scoperte del Belgiardino e di via Ferrabini era irregolare.
L’ex sindaco è stato condannato anche a risarcire i danni patrimoniali e non patrimoniali al Comune di Lodi, da liquidarsi in separato giudizio. Il Tribunale di Lodi ha riconosciuto il diritto del Comune a ottenere un risarcimento dagli imputati nonostante quest’ultimo, basandosi su una consulenza esterna che aveva escluso vi fossero danni, aveva deciso di non costituirsi in giudizio. A rappresentare i diritti dell’ente, un privato cittadino, Massimo Casiraghi, diventato nel frattempo consigliere comunale del Movimento 5 Stelle: “Per la prima volta in Italia un tribunale ha riconosciuto che l’inerzia dell’ente locale chiamato a costituirsi parte civile sussiste anche quando l’ente, pur attivandosi per valutare il caso, dichiara di non costituirsi”. “In altri procedimenti invece – spiega Casiraghi – la costituzione dei cittadini per azione popolare non era stata ammessa dal giudice semplicemente perché l’ente si era espresso”. “Ora chiederemo al tribunale civile la quantificazione dei danni patiti dalla città”, conclude il consigliere.
Uggetti ha già annunciato che impugnerà la sentenza in appello: “Questo dibattimento non è stato vano – ha detto – e ha portato luce e verità ai fatti, ma siamo ancora in attesa della giustizia”. Il suo avvocato, Pietro Gabriele Roveda, ha spiegato: “Finché non ci tolgono la possibilità di andare in appello e Cassazione, ci andremo”, aggiungendo che a suo parere la vicenda non giustificava l’arresto di Uggetti, rimasto nel carcere di San Vittore per dieci giorni. Pene minori sono state inflitte ai tre coimputati per concorso nella stessa accusa.