Alessandro Maria Montresor, il bambino di 19 mesi affetto da una malattia genetica rarissima in cerca di un donatore di midollo, è arrivato a Roma. Dopo la corsa contro il tempo per trovare qualcuno compatibile, finita però senza un nulla di fatto, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, uno dei migliori centri oncoematologici, ha deciso di tentare un’ultima strada: un trapianto da genitori. Così il piccolo, nato a Londra da italiani, è stato trasferito dal Great Ormond Street, dove era tenuto in vita da una terapia sperimentale, al presidio della Capitale.
La donazione, detta trapianto aploidentico per la sua compatibilità solo al 50%, verrà effettuata verosimilmente a “metà dicembre“, dopo numerosi screening. “Il bambino verrà sottoposto a una serie di esami ematochimici (principalmente indagini microbiologiche) e strumentali, necessari prima di procedere con il trapianto – si legge in una nota dell’ospedale – Parallelamente, i genitori del piccolo effettueranno esami di screening al fine di valutarne l’eleggibilità alla donazione di cellule staminali emopoietiche”. Il trattamento, però, non è esente da rischi, principalmente, spiega ancora il comunicato stampa, di tipo infettivo, tossico e immunologico. È possibile che lo staff del professor Franco Locatelli, come scrive il Corriere della Sera, userà una particolare tecnica che, in pratica, cerca di ridurre a zero il rischio di rigetto delle cellule: le staminali pericolose verrebbero trattate per evitare di essere riconosciute come ‘estranee’.
Ora, scrive ancora il Bambino Gesù, la famiglia chiede un “periodo di tranquillità“, ringraziando tutti coloro che hanno sostenuto la campagna di donazione. A presentarsi in Italia ai numerosi gazebo preparati dall’Admo, l’Associazione donatori midollo osseo, sono stati oltre 13mila. Tra di loro, però, non era stato trovato nessuno che andasse bene. Solo una persona, già iscritta nel registro donatori, non italiana, era risultata al 90% compatibile, ma si era resa disponibile solo da gennaio. Le tempistiche, avevano scritto allora i genitori di Alex sulla pagina Facebook nata per lanciare la ‘gara di solidarietà’, non erano però giuste per la malattia del bimbo.