Una richiesta di brevetto depositata da Amazon negli Stati Uniti sta facendo discutere. Si parla di videosorveglianza di interi quartieri, usando telecamere con riconoscimento facciale. Prima di urlare allo scandalo, però, sappiate che mancano i dettagli per comprendere il progetto nel suo complesso.
Amazon ha depositato all’ufficio brevetti degli Stati Uniti una domanda per un sistema di videosorveglianza con telecamere dotate di riconoscimento facciale. Mancano molti dettagli per comprendere il progetto nel suo complesso. L’obiettivo è l’incremento della sicurezza, dato dalla possibilità d’identificare ladri e autori di atteggiamenti sospetti, e allertare contestualmente sia i proprietari delle abitazioni che le forze dell’ordine.
Lo scenario che si prospetta è il seguente. Le telecamere sono presenti in interi quartieri, e registrano 24 ore su 24. Grazie al riconoscimento facciale, identificano coloro che stanziano davanti alle case. I proprietari possono fare una lista delle persone autorizzate, ed etichettare le altre come “non autorizzate”. A partire dal database delle persone non autorizzate, si possono per esempio identificare criminali condannati in passato. I quartieri dotati di questa tecnologia, secondo Amazon, diventerebbero più sicuri. Chi ci abita, inoltre, potrebbe conoscere in ogni momento i movimenti davanti a casa sua e a quelle dei vicini, avvisandoli tempestivamente in casi sospetti. Corrieri e i postini, per evitare guai durante il lavoro, dovrebbero essere identificati e inclusi preventivamente nella lista delle persone autorizzate.
L’idea, persino nella forma abbozzata del brevetto, sta destando preoccupazioni per i pesanti risvolti per la privacy che implica, e che non sono sfuggiti agli osservatori esperti. Come riporta CNN Business, infatti, questo brevetto sarebbe un chiaro campanello d’allarme “per l’inquietante visione della sorveglianza da parte di Amazon”, spiega l’avvocato Jacob Snow specializzato in tecnologia e libertà civili. “Le persone hanno il diritto di vivere la propria quotidianità senza essere monitorate“. Pensiamo al pensionato che passeggia lentamente per strada e si sofferma, magari, a guardare un albero: non è un delinquente e non deve per questo finire in una lista di sospetti criminali!
Amazon per ora non commenta, ed è da ricordare che le grandi aziende depositano centinaia di brevetti che poi non si concretizzano in prodotti. La mancanza di dettagli, poi, può trarre in inganno. Per esempio, le telecamere potrebbero avere un angolo di inquadratura molto ristretto e non riconoscere o schedare chi passa semplicemente sul marciapiede.
D’altro canto, c’è da dire che non è la prima volta che Amazon pensa a sistemi che sfruttano il riconoscimento facciale. A maggio, per esempio, ha annunciato oltreoceano il social network Neighbours (vicini di casa), creato per condividere foto e video di ladri (anche solo ladri di pacchetti appena consegnati) e di attività sospette. La tecnologia descritta nel brevetto potrebbe potenziare questa piattaforma. Da notare poi che Amazon non è la prima ad avere un’idea del genere. Alcune delle fotocamere di Google, tra cui Nest Hello e Nest Cam IQ, usano già l’identificazione facciale. Senza andare tanto lontano da noi, la startup francese Netatmo vende una fotocamera che sfrutta, appunto, una tecnologia di riconoscimento facciale.
Come sottolinea Matt Pruitt, a capo delle soluzioni di NEC per le tecnologie di riconoscimento facciale, “la città intelligente e lo stato di sorveglianza sono due facce della stessa medaglia. La tecnologia di per sé non è né buona né cattiva, a fare la differenza è come viene utilizzata”. Insomma, per sentirsi al sicuro non è necessario arrivare allo scenario orwelliano di 1984, con un Grande Fratello che controlla tutto e tutti. O, per rimanere nell’ambito della narrativa, alla società distopica raccontata nel recente romanzo “The Store” di James Patterson. La premessa per una società civile e democratica è sempre e comunque il rispetto dei diritti dei cittadini.