di Marco Gigante *
Colpisce in questi giorni la reazione di Matteo Salvini alle vicende che hanno coinvolto il padre del leader del Movimento 5 stelle, Antonio Di Maio, a proposito di alcune assunzioni in nero avvenute nella sua azienda. La reazione è sorprendente perché dopo mesi di dichiarazioni e comportamenti avversi ai principi del Movimento (sostegno al Tav, al Tap o agli inceneritori), il segretario della Lega sembra aver assunto un atteggiamento di difesa nei confronti del suo alleato e di risoluto sostegno all’esecutivo. La diserzione al vertice con i leader del centro destra e le successive dichiarazioni sull’indisponibilità del ministro dell’Interno a formare alleanze alternative alle attuali smentisce la narrazione mainstream dei media suggerendo che, diversamente da quanto è stato detto finora, la sua intenzione è di portare il governo fino al termine del mandato e non quindi di farlo cadere in anticipo.
Le ragioni di questo interesse del resto non sono così difficili da intuire. Se si prova a osservare il dato statistico sulle intenzioni di voto, e si abbandona per un attimo l’ipotesi di un imminente ritorno alle urne dopo le elezioni europee, non può non balzare agli occhi che l’incremento di popolarità della Lega si è verificato proprio per la sua alleanza con il Movimento 5 stelle. Infatti, mentre è fuori discussione che buona parte dell’elettorato leghista è composto da ex forzisti confluiti nelle file del Carroccio, è anche vero che senza l’apporto di novità del Movimento 5 stelle difficilmente il partito guidato da Salvini avrebbe potuto ripresentarsi sullo scenario politico come inedita formazione partitica e quindi incamerare il successo che al momento lo vede, secondo i sondaggi, come il primo partito italiano.
Spesso, inoltre, si dimentica di sottolineare che l’alleanza con Di Maio ha consentito al leader del Carroccio di ottenere un ottimo risultato anche sotto il profilo giudiziario, rendendo pressoché irrilevanti i recenti guai legali della Lega, condannata dal tribunale di Genova a restituire allo Stato la cifra di ben 49 milioni di euro frodati con i rimborsi elettorali.
Se poi, insieme a questi dati, si considera anche l’allentamento della fiducia degli elettori del Movimento 5 stelle, derivanti dall’alleanza con Salvini e dal tradimento di parte del loro programma politico, si possono comprendere una volta di più le ragioni per le quali, a oggi, il leader della Lega ha il più vivo interesse a prorogare il tanto atteso (e per alcuni sperato) ritorno alle urne. Pertanto, mentre in molti sembrano aspettare che questo governo cada per le proprie insuperabili contraddizioni, le domande sulle ragioni della sua attuale tenuta vengono eluse, con la conseguenza che in tal modo si ignora non solo l’interesse dei due alleati a rimanere il più a lungo possibile in sella all’esecutivo, ma anche il problema più grave di una drammatica assenza di una forza di opposizione credibile.
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