Favorevole da sempre – se non improprio e non lesivo della dignità del bene – all’uso di porzioni di edifici storici per eventi, sono rimasta perplessa per “l’esproprio generalizzato“ della Villa Reale di Monza. Chi a novembre, sino all’8 dicembre, avesse voluto o volesse visitare gli spazi neoclassici della Villa e i suoi appartamenti reali, restaurati con cura dal ministero dei Beni culturali e ambientali (non più turistici), si sarebbe trovato di fronte al cartello chiuso per i “Luxottica days”, un lunghissimo evento per la multinazionale degli occhiali.
È del tutto evidente che la sola bigliettazione non garantisce, per musei e dimore storiche, introiti sufficienti per le opere di manutenzione ordinaria. Questo detto in generale, perché la Villa è stata sapientemente restaurata alcuni anni fa a spese dallo Stato: manca ancora l’ala nord con il teatrino di corte della canonica. Questa villa – fortemente voluta dalla duchessa regnante di Milano e Mantova, Maria Teresa d’Austria, come “delizia” di campagna per il clima particolarmente favorevole della zona di Monza – è la perfetta sintesi tra lo stile rigoroso del castello di Schonbrunn e la Reggia di Caserta, cui si ispirò prevalentemente il Piermarini, allievo del Vanvitelli, ed è la residenza storica più importante e imponente della Lombardia, con i suoi 700 ambienti e 22mila mq di superficie, oltre un parco con estensione quasi simile a quello della Reggia borbonica.
Questa magnificenza da sola non basta, però, a garantire un flusso di visitatori paganti e un incasso extra, che potrebbe servire come fondo comune per altri beni nel territorio meno fortunati, che non hanno avuto né godono dell’attenzione mediatica di alcuni edifici storici avvantaggiati dalla vicinanza a grandi aree metropolitane. Non è comunque giustificato un lasso di tempo esageratamente dilatato, un mese e 10 giorni, e l’impossibilità alla fruizione completa di questa che è la vera dimora reale della Lombardia. La Villa Reale è e dovrebbe essere inoltre un polo culturale d’eccellenza, con mostre significative tipo quelle che il pirotecnico Ekle Schmidt, con una creatività senza pari, propone a raffica negli Uffizi, insieme alla riapertura del ristorante stellato, da mesi inspiegabilmente chiuso.
Nello stesso ministero c’è un dibattito serrato sulla funzione e destino degli spazi aulici di questa dimora, imponente, magnifica e forse anche ingombrante per chi ne ha la tutela. Molte obiezioni, molte delusioni per i visitatori forse non sufficientemente informati. Ma una corretta e lungimirante gestione degli spazi – con una simultaneità di funzioni museali, senza arrivare alle esasperanti chiusure totali – potrebbe portare convegnisti, a benefici duraturi di carattere economico e culturale nel segno della conoscenza e della bellezza.