Tutto rinviato al 19 marzo. Bisognerà aspettare ancora quattro mesi per conoscere la decisione del Tar del Lazio sul ricorso presentato dall’ex presidente dell’Asi Roberto Battiston contro la sua estromissione dall’Agenzia spaziale italiana il 6 novembre dopo il decreto di revoca firmato dal ministro dell’Istruzione Bussetti. Nell’odierna udienza del tribunale amministrativo regionale, Battiston ha deciso di rinunciare alla sospensiva cautelare, con la discussione nel merito – e relativa sentenza – rinviata al 19 marzo 2019. Una mossa, quella del fisico, che secondo gli esperti di diritto amministrativo può essere letta come il tentativo di evitare l’immediato ricorso del Miur al Consiglio di Stato, il che, complici i tempi lunghi della giustizia, avrebbe definitivamente tagliato fuori lo scienziato da un ipotetico ritorno alla guida dell’Agenzia spaziale italiana. Il motivo? Impossibile nominare chi ha un contenzioso in corso con il ministero che materialmente deve effettuare la nomina. Che sia una strategia ben definitiva o il tentativo di prendere altro tempo, l’unica certezza è che lo slittamento della sentenza lascia il settore aerospaziale nel limbo.

IL FUTURO DELL’ASI DOPO LE ELEZIONI EUROPEE: MA CON QUALE GOVERNO?
Ai vertici dell’Asi il commissario Benvenuti e il sub commissario Cinque stanno operando sia per l’ordinaria che per la straordinaria amministrazione, con il paradosso di essere affiancati dal direttore generale nominato da Battiston nonostante il parere negativo dei revisori dei conti, ma poi confermato dal commissario straordinario. Al netto della confusione dei ruoli, resta il fatto che la spada di Damocle della sentenza su Battiston può influenzare chi dovrà scrivere il bando da cui passa la nomina del nuovo presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. E qui il ministero dell’Istruzione deve fare i conti con un’altra grana. La (non) decisione del Tar del Lazio sul ricorso è arrivata infatti all’indomani delle dimissioni “immediate e irrevocabili” di quattro dei cinque componenti del Comitato di esperti incaricato dal Miur di preparare il concorso per il successore alla guida dell’Asi. Un problema non da poco per Bussetti: i tempi per la scrittura del nuovo bando si allungheranno a dismisura, specie per la necessità di individuare e nominare i membri del nuovo comitato. Il rischio concreto, a questo punto, è che il commissariamento Benvenuti-Cinque possa essere prolungato oltre i sei mesi previsti, con il nuovo presidente Asi nominato dopo le elezioni europee di maggio, quindi a più di un anno dalla riconferma di Battiston da parte dell’ex ministro Fedeli.

Un’ipotesi che riaprirebbe completamente i giochi, perché non può essere dato per scontato che dopo le elezioni ci siano ancora Lega e M5s a governare il Paese. A sottolinearlo sono proprio fonti interne al Miur, che all’AdnKronos hanno evidenziato come le europee siano un “banco di prova per la stabilità del Governo giallo-verde” e che c’è la possibilità di “dover congelare” il ruolo di presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana “in attesa di conferme sulle sorti dell’esecutivo”. Tradotto: il nuovo presidente dell’Agenzia potrebbe anche essere nominato da un ministro non di M5s e Lega, ovvero chi materialmente ha deciso di far saltare Battiston e tutta la vecchia politica sullo spazio. Un groviglio, l’ennesimo, che di certo non aiuta un settore che già a fine dicembre prossimo non farà bella figura alla riunione ministeriale Esa: l’Italia non si presenterà con il presidente dell’Asi, ma con un commissario, a dimostrazione di un cortocircuito amministrativo e politico che rischia di penalizzare l’industria aerospaziale del Paese.

SI DIMETTE IL COMITATO CHE DOVEVA SCRIVERE IL NUOVO BANDO PER LA PRESIDENZA ASI
La notizia è stata anticipata da Repubblica e confermata dai diretti interessati alle agenzie di stampa e ad altri organi di informazione. A fare il passo indietro sono stati il neuroscienziato Lamberto Maffei (presidente del Comitato), la direttrice del Cern di Ginevra Fabiola Gianotti, Aldo Sandulli (preside di giurisprudenza del Suor Orsola Benincasa nonché ex commissario Asi dopo l’arresto di Saggese nel 2014) e Lucia Votano, ex direttrice dei Laboratori nazionali del Gran Sasso. Ha espresso vicinanza nel merito ma non ha ne ha condiviso il metodo, invece, Mauro Ferrari, quinto componente del comitato nonché l’unico a rimanere al suo posto. Al netto dei nomi, però, è la motivazione delle dimissioni a far notizia: i quattro hanno voluto evitare di dover decidere su nomi che avrebbero creato disagio. Il riferimento è alla preparazione del concorso con cui sarà nominato il successore di Roberto Battiston. Nella fattispecie, il comitato dei saggi avrebbe indicato come identikit del prossimo numero uno dell’agenzia uno scienziato puro, sulla scorta di quanto accaduto negli ultimi anni; il ministero, invece, preferirebbe un profilo sì scientifico, ma con spiccate competenze manageriali e di organizzazione aziendale. Tradotto: non un super cervellone, non un militare, ma un dirigente d’azienda con ampie competenze nel settore aerospaziale. Un orientamento che non è andato giù ai quattro esperti. Per questo motivo hanno deciso di farsi da parte in quanto – è la versione ufficiale fornita dalle agenzie di stampa – le modifiche al bando richieste dal ministero avrebbero allargato le maglie dei criteri di selezione, che, come detto, attualmente considerano soltanto figure impegnate nella ricerca scientifica ad alto livello e con ruoli manageriali. I cambiamenti richiesti dal Miur, invece, avrebbero reso possibile l’inclusione di figure con requisiti diversi.

I CONTRASTI TRA COMITATO E MIUR E IL PARERE DELL’AVVOCATURA DELLO STATO
Da qui lo sfilacciamento dei rapporti con Bussetti e lo strappo di queste ore, curiosamente arrivato nel giorno della decisione del Tar sul ricorso dell’ex presidente Asi contro il decreto di revoca del Miur, che il 6 novembre lo ha sollevato dall’incarico. Va sottolineato, tuttavia, che era stato lo stesso Bussetti a confermare in blocco il comitato, nonostante fosse composto da chi di fatto ha deciso la conferma di Battiston nel maggio scorso. Una cortesia istituzionale e di merito (i cinque scienziati sono il massimo che l’Italia può esprimere) che però non è bastata. E nella dialettica per la scrittura del nuovo concorso, gli screzi sono diventati frattura insanabile. Il comitato si era messo al lavoro adottando gli stessi criteri utilizzati negli ultimi tre anni per la nomina dei presidenti degli enti pubblici di ricerca, gli stessi che avevano portato alla nomina di Battiston. Il ministero dell’Istruzione, da parte sua, ha chiesto modifiche e aperture. È iniziato un dialogo: gli esperti hanno avanzato delle osservazioni, il ministero ha confermato il suo orientamento d’apertura, forte di un parere tecnico richiesto all’Avvocatura dello Stato, un organo terzo. Che ha dato ragione al Miur. Da qui la rottura e le dimissioni dei quattro scienziati, il cui incarico sarebbe comunque scaduto il prossimo 31 dicembre. Al Miur, ora, il compito di trovare altri quattro nomi in grado di scrivere materialmente il concorso che dovrà decretare la fine del commissariamento Benvenuti-Cinque e aprire la successione a Battiston.

IL MIUR: “NESSUNA PRESSIONE SUGLI SCIENZIATI, SOLO NECESSITA’ DI RISPETTARE LA LEGGE”
La versione dei quattro scienziati dimissionari, tuttavia, non corrisponde con quanto fatto sapere dal ministero dell’Istruzione. Secondo fonti interne consultate da ilfattoquotidiano.it, infatti, “il ministero non ha esercitato nessuna pressione sui componenti in merito al bando per il nuovo presidente dell’Asi”. Il dicastero, a seguito del commissariamento dell’ente, “come previsto dalla norma ha chiesto al Comitato di scienziati, rinnovato a novembre del 2017 dall’ex ministro Fedeli e in scadenza a breve, ovvero il prossimo 31 dicembre, di predisporre il nuovo l’avviso pubblico di selezione”. Il bando predisposto, hanno spiegato ancora dal Miur, “non si limitava a individuare le modalità e i termini per la presentazione delle candidature, ma fissava anche requisiti per la partecipazione dei candidati, diversi da quelli previsti dalla legge e idonei a restringere la partecipazione alla predetta procedura”. Per questo motivo, gli uffici di Bussetti hanno deciso di sottoporre l’avviso pubblico al parere dell’Avvocatura generale dello Stato, il quale ha evidenziato che “alcune previsioni del predetto avviso non sono del tutto coerenti con le disposizioni di legge vigenti in materia”. La previsione di “requisiti diversi e ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge determina l’illegittimità dell’avviso pubblico, con rischio di contenzioso e conseguenti responsabilità risarcitorie per l’amministrazione” hanno spiegato dal Miur, secondo cui non vi è stata alcuna “ingerenza, ma la volontà, supportata da un preciso parere dell’Avvocatura, di uscire con un avviso conforme alla norma”.

L’EX MINISTRO FEDELI: “PERDITA ENORME PER IL FUTURO DELL’AEROSPAZIO”
Al netto della dialettica tra le parti, le dimissioni di Gianotti, Maffei, Sandulli e Votano hanno provocato anche degli strascichi politici. Ad accusare il governo e il ministro Bussetti è stata la senatrice del Pd Valeria Fedeli. Non è un nome a caso: è stata lei, quando era titolare del Miur nel governo Gentiloni, ad aver firmato la conferma di Battiston. Era il 7 maggio scorso, a due mesi dalle elezioni che avevano decretato la sconfitta del Partito democratico e la vittoria di Lega e M5s. I due partiti, se non altro per un aspetto di correttezza istituzionale, avrebbero dovuto avere la possibilità di scegliere un ‘loro’ presidente dell’Asi. Così non è stato e nel decreto di revoca firmato da Bussetti si fa proprio riferimento alla legge Frattini sullo spoil system, secondo cui sono passibili di revoca tutte le nomine effettuate dai governi negli ultimi sei mesi di vita. E poco importa se – come si dice tra i massimi conoscitori delle cose aerospaziali – la conferma di Battiston fosse stata in qualche modo preparata, con il Pd che in qualche modo l’avrebbe anticipata al Movimento 5 Stelle nel periodo in cui i due partiti si parlavano per valutare la possibilità di governare insieme. Oggi la Fedeli è all’opposizione e ha attaccato duramente l’esecutivo gialloverde: “Di fronte a ciò che il governo sta facendo sulla ricerca, anche i ricercatori, scienziati di fama mondiale, si ribellano al governo in polemica con il tentativo, di questo esecutivo, di mettere in discussione il principio costituzionale di autonomia della ricerca”. Per l’ex ministro dell’Istruzione, “dopo il licenziamento del presidente dell’Asi Battiston da parte del ministro Bussetti e i successivi interventi sulla nuova nomina, quattro componenti su cinque del Comitato incaricato della selezione hanno deciso di dire basta – ha aggiunto la Fedeli – A Gianotti, Maffei, Votano e Sandulli il ringraziamento per il lavoro svolto in questi anni, lavoro che ha assicurato all’Italia risultati eccellenti e grande prestigio a livello europeo e internazionale. Il loro abbandono – è stata la conclusione della senatrice dem – rappresenta una perdita enorme per la qualità delle scelte che verranno assunte in un settore strategico come quello dello spazio e di cui questo governo dovrà assumersi tutta la responsabilità“. Critiche se possibile ancora più dure da parte della senatrice Elena Cattaneo, secondo cui “ad oggi la principale preoccupazione del governo nei confronti del mondo della ricerca sembra essere legata a questioni che riguardano nomine, ruoli e posizioni dirigenziali“.

PARLA ANCHE BATTISTON: “DAL GOVERNO NESSUNA ATTENZIONE ALLA RICERCA PUBBLICA”
Dopo la Fedeli e la Cattaneo, anche Roberto Battiston in persona non ha perso la ghiotta occasione per attaccare il governo gialloverde, colpevole di non avere alcuna “attenzione per la ricerca pubblica“: “Nell’attesa che vengano resi noti i numeri della manovra sulla ricerca – ha detto l’ex presidente dell’Asi – non si può non notare che la stessa modalità, ossia il meccanismo dello spoil system, è stato adottato all’inizio nei confronti dell’Asi e poi per altri (chiaro il riferimento al Consiglio Superiore di Sanità, ndr), senza giustificazione“. A detta dell’ex presidente Asi “è un segnale molto pericoloso perché interpreta la legge esistente in una modalità non accettabilecondivisibile“. Il fisico poi è tornato ad attaccare l’esecutivo, sottolineando che alla tradizione prestigiosa degli enti di ricerca italiani non corrisponde un’attenzione adeguata in termini di finanziamenti pubblici e privati. Per tutti i settori, compreso quello dello spazio, nel quale “la grande ampiezza dei progetti svolti con l’industria deve essere guidato da un meccanismo di equilibrio che risponda al pubblico“.

 

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