Costruttori critici sulle anticipazioni del decreto Semplificazioni atteso mercoledì in consiglio dei ministri: "Non abbiamo chiesto e non vogliamo mani libere". Oggi il ricorso alla procedura negoziata è limitato alle opere che valgono meno di 1 milione. Prevista anche l'ampliamento della possibilità di scegliere con il criterio del massimo ribasso
Il governo accelera sulle modifiche al Codice appalti con l’intenzione di andare incontro alle richieste di semplificazione che arrivano dal settore dell’edilizia e delle infrastrutture. Ma i cambiamenti contenuti nelle bozze nel decreto semplificazioni, atteso mercoledì in consiglio dei ministri, sono così radicali che i costruttori riuniti nell’Ance sono i primi a fare muro avvertendo che con quelle novità “oltre il 90% dei bandi di gara verrebbe di fatto sottratto a meccanismi di concorrenza e trasparenza del mercato” e aggiungendo di non aver “mai chiesto” e di non volere “mani libere: rischiamo di fare un grave danno al Paese”.
Tutto nasce dalle anticipazioni sul dl semplificazioni pubblicate dal Sole 24 Ore, secondo cui è previsto un rialzo delle soglie sotto le quali i lavori potranno essere affidati con procedure semplificate, senza gara: il tetto passerebbe da 1 milione a 2,5 milioni. In più andrebbe di fatto in soffitta il criterio di aggiudicazione sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa in base a qualità e prezzo: sarebbe estesa a tutte le gare sotto la soglia comunitaria (5,5 milioni di euro) la facoltà di scegliere il contraente con il criterio del prezzo più basso, oggi limitato alle opere che valgono meno di un milione di euro.
Il presidente dell’Ance Gabriele Buia, che pure da tempo chiede modifiche al nuovo Codice entrato in vigore nel 2016, ha criticato le proposte facendo sapere che “non vanno nella direzione auspicata di definire un quadro normativo chiaro ed efficiente in grado di dare al Paese le opere di cui ha bisogno”.
In particolare, secondo l’Ance, “desta preoccupazione l’ipotesi di elevare la soglia delle procedure negoziate senza bando a 2,5 milioni, fascia nella quale è compreso oltre il 90% dei bandi di gara, che verrebbe così di fatto sottratto a meccanismi di concorrenza e trasparenza del mercato”. E “anche l’estensione del massimo ribasso fino alla soglia comunitaria è una scelta che va nella direzione opposta rispetto all’esigenza di garantire la realizzazione delle opere in qualità, con costi e tempi adeguati. Per non parlare della possibilità, prevista nella bozza, di esaminare l’offerta economica senza aver prima verificato se il concorrente abbia i requisiti per eseguire l’opera. Il rischio è di prestare il fianco a potenziali turbative nella aggiudicazione della gara”. “Non abbiamo mai chiesto e non vogliamo mani libere”, ha concluso Buia. “Rischiamo di fare un grave danno al Paese”. L’auspicio di Ance è “che il Governo faccia un’ulteriore riflessione sull’individuazione dei cambiamenti che servono per far ripartire realmente il Paese”.