Il processo a Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, ovvero El Chapo, il capo del cartello messicano, si sta celebrando dai primi giorni di novembre a New York, davanti alla Brooklyn Federal Courthouse, e dalle parole dei testimoni emergono nuovi particolari della vita di uno dei narcotrafficanti più spietati, ricchi e pericolosi al mondo: dall'omicidio per una stretta di mancata alla calibro 38 con le sue iniziali e i preziosi sul manico
Un mese di udienze, i primi testimoni e il processo che rischia di trasformarsi in uno show tra il racconto di omicidi efferati e personaggi che sembrano profili da film e pur avendoli visti davvero lì, nelle pellicole e nelle serie tv che parlavano del loro capo o peggior nemico, sono reali. Il processo a Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, ovvero El Chapo, il capo del cartello messicano, si sta celebrando dai primi giorni di novembre a New York, davanti alla Brooklyn Federal Courthouse, e dalle parole dei testimoni emergono nuovi particolari della vita di uno dei narcotrafficanti più spietati, ricchi e pericolosi al mondo. La procura gli contesta 33 omicidi e di aver fatto entrare negli Stati Uniti 150 tonnellate di cocaina. Bazzecole, a sentire i testimoni.
L’incontro in hotel organizzare i voli – Secondo le sue stesse stime, “Chupeta” ha smerciato 400mila chili di cocaina e ordinato almeno 150 omicidi. Ora è uno dei principali testimoni del governo nei processi per narcotraffico, compreso quello contro El Capho. Tra le altre cose, ha raccontato di un incontro in un hotel messicano per siglare l’accordo tra il suo cartello e quello di Sinaloa così da portare la cocaina a Los Angeles e New York grazie a voli aerei concordati.
Bazooka e “38” personalizzata – In quell’occasione, El Chapo – secondo il racconto di Zambada – tirò fuori alcune delle sue armi più particolari. Spuntò così un bazooka e una pistola calibro 38 con il manico incastonato di diamanti e le iniziali del narcos. Lusso sfrenato, come quello che ora la sua compagna sfoggia su Instagram. Grazie a una ricchezza accumulata, secondo l’accusa, in 3500 società sparse in tutto il mondo frutto dei soldi del narcotraffico. A Guzman sono stati sequestrati negli anni 500 aerei e diversi piccoli sommergibili utilizzati dal cartello di Sinaloa per trasportare la droga verso gli Stati Uniti.