“Oggi è fondamentale il rapporto tra istituzioni e società per scongiurare la frattura indicata come un pericolo. Per questo i cittadini devono essere consapevoli, attivi, vigili”. Così Sergio Mattarella ha parlato agli studenti dell’Università di Firenze durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico a Palazzo Vecchio. Il capo dello Stato ha poi ricordato gli 80 anni delle leggi razziali, sottolineando come proprio la distanza dei giovani dall’attualità abbia portato ai provvedimenti legislativi del 1938. “Tutto questo è avvenuto perché la vostra generazione un giorno non ha voluto più saperne della politica“, ha detto il Presidente, riferendosi a una pagina “grave, triste e spregevole” della storia e prendendo in prestito le parole scritte ai genitori da un 20enne condannato alla fucilazione durante il fascismo.
“Quando le istituzioni vedono indebolito questo rapporto, deperiscono e si inaridisce la loro vitalità”, ha proseguito, suggerendo come unico antidoto a questo pericolo la cultura. “È l’unico strumento per rendere più forte la convivenza e per migliorare la vita delle istituzioni, mantenendo il rapporto di connessione tra queste e la società”, ha aggiunto. Il Capo dello Stato ha quindi sottolineato il potere delle università che, in quanto luoghi di massima cultura, “hanno un ruolo fondamentale e decisivo per la democrazia e la Repubblica”.
Ma non solo il giovane della Resistenza, anche Cicerone e Montesquieu parlarono del pericolo del disinteresse, ha ricordato il Presidente. Il riferimento è a due polemiche, la prima dello scrittore romano contro gli epicurei che affermavano che “non è del saggio occuparsi di politica”, la seconda del pensatore politico francese che scriveva: “L’apatia dei cittadini è per il bene pubblico non meno grave della tirannia di un principe”.
Infine Mattarella ha lanciato un monito agli universitari, quello di non rimanere “prigionieri del presente”, di “un oggi senza passato e senza orizzonte”, ma di “guardare al futuro“. Il rischio, ha spiegato il Presidente, è quello di “essere catturati da un presente immutabile senza passato e senza futuro”. Una prospettiva che, ancora una volta, solo la cultura può esorcizzare.