I fatti contestati al fondatore del M5s e ad altre 9 persone risalgono al dicembre 2010 e riguardano la visita al presidio degli attivisti: veniva contestata la violazione dei sigilli. La sentenza della Corte d'appello di Torino: "Non ci sono presupposti per una pronuncia assolutoria nel merito"
La sentenza prende atto che sono trascorsi sette anni e sei mesi dalla data di commissione del fatto. Così la Corte d’appello di Torino ha dichiarato la prescrizione di un reato contestato a Beppe Grillo e ad altre nove persone in occasione di una visita in Valle di Susa, nel dicembre 2010, agli attivisti No Tav. Si trattava della violazione dei sigilli apposti dalle autorità a una baita-presidio dei contestatori della Torino-Lione. In primo grado, nel 2014, Beppe Grillo era stato condannato a quattro mesi di reclusione senza condizionale. Non ci sono i “presupposti per una pronuncia assolutoria nel merito”, è quanto si legge nella sentenza.
La decisione della Corte d’appello riguarda in tutto dieci persone, fra le quali figura Alberto Perino, 72 anni, leader storico dei No Tav. La posizione di un undicesimo imputato, Giorgio Rossetto, attivista del centro sociale torinese Askatasuna, è stata stralciata perché gli viene contestata la “recidiva”.
Il 5 dicembre 2010, Beppe Grillo andò in Valle di Susa per visitare la baita-presidio, costruita (abusivamente, secondo le autorità amministrative) in una zona oggi inglobata nel perimetro del cantiere dell’Alta velocità. Durante il viaggio fu contattato dall’allora comandante dei carabinieri di Susa, il colonnello Antonio Mazzanti, che lo avvertì delle conseguenze in caso di ingresso. Grillo, sotto gli occhi di decine di attivisti No Tav, varcò ugualmente la soglia della casetta.