Il quadro che emerge dell’Italia attuale, in pochi mesi di governo giallo-verde, è quello di un Paese guidato (si fa per dire) da una classe dirigente sgangherata il cui massimo leader, Matteo Salvini, ha la grande capacità di affascinare le masse con promesse vuote e misure lesive sia della nostra sicurezza, sia del concetto stesso di dignità. Il decreto sicurezza sta riversando per strada decine di migliaia di persone che saranno preda di disperazione e quindi facilmente arruolabili dalla criminalità. A un sistema che cercava di contenere il fenomeno e di governarlo, Lega e M5s hanno preferito il caos. La domanda è: perché?
L’interrogativo tocca la stessa idea di civiltà che vogliamo costruire. Cosa sia successo a una nazione che ha dato al mondo il Rinascimento e che ora si ritrova al potere ciò che pare essere una pletora di avanzi da curva sud è qualcosa che gli storici del futuro dovranno analizzare nel medio e nel lungo periodo. Per quanto riguarda il presente, ci aiutano invece la letteratura, il cinema e la tv. Prendendo in considerazione tre opere: una graphic novel, V for Vendetta di Alan Moore e David Lloyd e due romanzi, La casa degli spiriti di Isabel Allende e Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, da cui è stata tratta l’omonima serie tv. In queste opere troviamo sconvolgenti analogie con l’attuale politica italiana e la sua degenerazione.
Da V for Vendetta, poi divenuto un film diretto da James McTeigue nel 2005, possiamo vedere come la creazione di uno stato d’allarme permanente generi quella paura sociale che porta la massa ad affidarsi all’uomo della provvidenza. Agitare l’emergenza migranti come pericolo massimo spaventa efficacemente una società stressata dalla crisi. Società che sente, tra l’altro (almeno quella che è la “pancia” del popolo), la necessità di identificare un nemico comune su cui scaricare la “colpa” di tutto. E sembra che Salvini lo abbia capito. Se lascia per strada migliaia di migranti, la paura salirà alle stelle. Su quella è pronta una campagna elettorale che mira a vincere le Europee del 2019.
Sempre V for Vendetta ci ricorda come le parole, se distorte, possono creare realtà terribili. Nella lettera di Valerie, una donna che finisce in un lager perché lesbica, si può ascoltare la frase “ricordo come diverso divenne sinonimo di pericoloso”. Che, a ben vedere, è il cuore della retorica dei giallo-verdi nell’attuazione delle loro politiche razziste. Politiche che trasbordano i confini dell’azione di governo e si estendono alle mense scolastiche e agli asili nido, in cui si isolano i bambini stranieri da quelli italiani con escamotage burocratici.
Nel romanzo della Allende abbiamo un’efficace ricostruzione di come il sistema di potere si organizza per addebitare al governo in carica tutti i problemi sociali del Paese. Grazie alla complicità di uno stato estero, il Cile viene privato di beni di prima necessità per far credere al popolo che la sinistra sia la causa della fame e dei problemi imperanti. Nel caso dell’opera in questione si trattava degli Usa, con la complicità dei militari e della borghesia industriale, che si servivano della propaganda per creare sfiducia contro il presidente cileno. Oggi abbiamo l’influenza della Russia e le ben note campagne a suon di fake news. Il risultato, ai tempi di Allende, fu una dittatura tra le più feroci del mondo. Salvini, a ben guardare, non è proprio Winnie the Pooh.
Ne Il racconto dell’ancella, infine, vediamo come il ricorso ai simboli religiosi rientri in questa retorica reazionaria usata contro intere categorie sociali. Il migrante, brutto e nero, nonché musulmano, viene qui a dettar legge. Quale miglior strategia, tutta mediatica, se non opporgli crocifissi e presepi? Stride, a tal proposito, il silenzio della Chiesa, che resta inerte a questo scippo di simboli: la Lega e altri partitelli dalle sciagurate fortune elettorali (ciao Giorgia) usano la figura di Cristo come manganello identitario. Non più simbolo universale, ma elemento di propaganda contro il diverso. Bisognerà ricordarsene, quando occorrerà ricostruire il Paese e i soliti cattolici pretenderanno un posto al tavolo delle trattative. Bisognerà ricordar loro dov’erano quando lasciavano fare, ma adesso è prematuro parlarne.
In tutto questo, gli spazi di libertà vengono sempre più ristretti, a cominciare dalle mozioni pro vita contro la legge 194 nei comuni amministrati dalla Lega. E faccio un piccolo spoiler, per chi non conoscesse le avventure dell’ancella: succede la stessa cosa anche nel telefilm. Si parte dalla Bibbia (Salvini ha giurato sul Vangelo) per arrivare a negare la libertà di tutti e tutte. Donne e “diversi” in primis. Se le cose dovessero andare avanti così, saranno colpite anche le persone Lgbt e poi chissà, anche le minoranze religiose e via discorrendo.
Lo scenario è cupo, insomma. Rispetto al passato, dovremmo avere quegli elementi che ci aiutano a presagire certe derive antidemocratiche. La sensazione generale, invece, è quella di un torpore delle coscienze che sta aprendo la strada a una pericolosa china autoritaria (per non dire peggio). Torpore che però non ha valore neutro e che è qualcosa di ben più grave di una semplice ignavia. È complicità. Una forma di compiaciuta sudditanza al male del tempo presente. Un domani, quando bisognerà ricostruire il Paese, dovremo tenere conto anche di questo.