Emanuela Disarò durante un'udienza dello scorso 3 dicembre ha raccontato la chiamata durata 22 minuti e avvenuta alle 3,45 del mattino, poco prima della morte della figlia nel devastante incendio che il 14 giugno ha ucciso 72 persone a Londra. Una prima parte dell'inchiesta si chiuderà il 10 dicembre, dopo aver ascoltato tutte le parti
“Gloria mi ha detto ‘mi voglio buttare dalla finestra, credimi, c’è il fuoco ovunque qui, stiamo solo aspettando'”. Sono alcune delle parole messe a verbale da Emanuela Disarò, madre di Gloria Trevisan, l’architetto di 26 anni morta a Londra insieme al fidanzato Marco Gottardi nell’incendio che il 14 giugno 2017 ha distrutto la Grenfell Tower di Londra.
La mamma della giovane italiana, il 3 dicembre durante una delle udienze nell’ambito dell’inchiesta sul rogo, ha raccontato l’ultima telefonata con la figlia, avvenuta proprio mentre divampavano le fiamme alle 3,45 del mattino e durata 22 minuti. In tutto quattro chiamate, come specifica la Disarò, ma “solo parte della terza e l’ultima registrate”. “Mi ha detto ‘c’è il fuoco, c’è il fuoco’ e poi mi ha detto che voleva mettere giù, non voleva che sentissi le sue ultime grida“, si legge ancora nella dichiarazione che, specifica la stessa madre della Trevisan, raccoglie solo la parte di conversazione utile alle indagini, e non quella privata.
“Mia figlia mi ha detto ‘non posso credere che finisca così’ – continua la Disarò – E ancora ‘il fuoco sta entrando dalla finestra’”. Poi la donna racconta gli ultimi minuti della telefonata. “Mi ha detto che voleva interrompere la chiamata, le ho detto di no e di passami Marco. Lei mi ha risposto che stava parlando con suo padre e mi ha ripetuto che non riusciva più a respirare. Mi ha detto cosa provava per noi e che dovevamo salutarci. Che avremmo dovuto essere forti. Poi mi ha detto che avrebbe messo giù il telefono e che non voleva sentissi più nulla. Ha chiuso dicendomi addio“.
Ad arricchire il verbale è il racconto della prima telefonata tra Gloria e la madre, avvenuta più di un’ora prima, alle 2,34 circa. “Mi ha detto che era divampato un incendio e che erano stati svegliati da una donna e da un ragazzo che bussavano alla porta, urlando. Ho scoperto solo un mese fa che erano saliti al 23esimo piano da uno più in basso, su suggerimento dei vigili del fuoco“, scrive ancora la Disarò. “Tutto questo è successo un’ora e mezzo prima della morte. Sicuramente avevano il tempo di fuggire”, conclude, sottolineando che aveva suggerito alla figlia di evacuare ma che si era sentita rispondere “ci hanno detto di rimanere dentro“. Proprio su quest’ordine specifico, quello di restare barricati, lo scorso giugno è stato aperto un secondo fascicolo d’inchiesta. Secondo gli esperti, infatti, il comando “fu fatale” per molte delle 72 vittime.
Intanto le indagini sul motivo dell’incendio e sui possibili responsabili proseguono. Secondo l’esperto John Glover, ingegnere elettrico, le fiamme sarebbero state causate da un surriscaldamento di un connettore di un frigorifero Whirpool che si trovava al 16esimo piano della torre. Ulteriori elementi utili agli investigatori sono inoltre emersi lo scorso 15 novembre, durante una delle udienze. Alcune mancanze della compagnia che gestiva la Grenfell, la Kensington e Chelsea Tenant Management Organization, sarebbero infatti state fondamentali per aiutare i soccorsi. Assenti una planimetria dell’edificio che, secondo il comandante dei Vigili del Fuoco di Londra, doveva essere custodita in una cassetta ignifuga all’interno del palazzo, e l’aggiornamento del piano emergenza, fermo al 2012. Ad influire sull’efficienza dei soccorritori anche l’assenza di una lista dei residenti, non aggiornata da 15 anni. Le testimonianze, secondo il sito grenfelltowerinquiry.org che racchiude i documenti e le indagini svolte finora, saranno raccolte entro il 10 dicembre, giorno in cui inizierà la ‘fase 2’ dell’inchiesta.