Hellblade: Senua’s Sacrifice alla sua uscita un anno fa – solo in digitale – fece scalpore spiazzando tutti quei giocatori che si aspettavano dai ragazzi di Ninja Theory – lo studio che si è occupato del suo sviluppo – un action puro, come quelli a cui li avevano abituati in passato, mettendo invece in campo un percorso introspettivo nella psiche umana in cui i combattimenti svolgono solo un ruolo di contorno nel viaggio di Senua, la protagonista.
Un viaggio non solo fisico sulle rive del fiume nella parte iniziale del gioco ma anche nei recessi della psiche umana, complice la malattia crudele che affligge la donna; affetta da psicosi, Senua non distingue quello che la sua mente proietta dalla realtà, poiché la mente crea immagini vivide e la protagonista purtroppo non è esente dallo stesso problema che colpisce tantissime persone nel mondo reale.
Ad un anno dal lancio, il titolo dark fantasy di Ninja Theory è arrivato sugli scaffali dei principali rivenditori grazie alle versioni fisiche per Play Station 4, nata dalla collaborazione tra lo studio ed il publisher indie 505Games, e per Xbox One, distribuita da Microsoft, con un prezzo di circa 30€. Per l’occasione abbiamo avuto la possibilità di provare il titolo sulla console di Sony.
Da giocatori, come accennato precedentemente, vi troverete difronte a un titolo le cui componenti di combattimento sono molto ridotte ma comunque molto ben strutturate: gli orribili mostri creati dalla mente di Senua non sono di certo una moltitudine e per avere la meglio su di loro basterà conoscere le basi del sistema di combattimento; è chiaro che gli sviluppatori volevano sottolineare in maniera più verosimile possibile che il vero nemico in questo gioco è dentro la protagonista, e per dare un esperienza incredibilmente realistica si sono affidati a un team di esperti che si occupano proprio di questa malattia mentale, ricreandone sfumature e dolore, un dolore palpabile dal giocatore.
Hellblade è un titolo sicuramente diverso da quello a cui i giocatori sono abituati, qui non ci sono ne combattimenti estenuanti ne puzzle complessi da risolvere, se non quelli ambientali presenti in piccole dosi, atti solo a spezzare la narrazione presente; la percezione del dolore che Senua subisce nel suo viaggio all’inferno, complice un passato che vede l’abbandono dei genitori perché malata, la morte dell’amato e, non ultime, le visioni terribili.
Tutto nel gioco è realizzato per trascinarvi nell’incubo che Senua vive, e risulta davvero convincente da questo punto di vista, grazie anche all’impatto visivo delle ambientazioni e alla cura impressionante dedicata alle espressioni facciali, il tutto per sottolineare l’angoscia sempre presente per l’intera “missione” che Senua deve portare a termine.
Il comparto Audio del gioco cosi come quello grafico è studiato appositamente per rendere la malattia della protagonista più verosimile possibile, Hellblade giocato con un paio di cuffie di un certo livello o con un impianto surround risulta inquietante e aliena il giocatore, fin dalla prima volta in cui sente le voci presenti nella testa di Senua arrivare da tutte le parti, forse la parte più riuscita di tutto il gioco grazie all’estrema cura che Ninja Theory ha riversato nella ricerca sulle problematiche che questa terribile malattia comporta.
In conclusione Hellblade: Senua’s Sacrifice rappresenta un coraggioso esperimento che raggiunge pienamente l’obbiettivo, raccontare quanto siano distruttivi e angoscianti i momenti di psicopatia vissuti dalla protagonista, regalandoci cosi cutscene e situazioni talmente empatiche da incollare il giocatore allo schermo fino alla fine. Indubbiamene un gioco diverso, non per tutti i palati ma che saprà conquistare chiunque decisa di volersi addentrare dentro l’abisso della psiche umana.