Quella del 20 aprile 2018 è una sentenza storica, un fondamentale passo in avanti nel processo di Norimberga allo Stato italiano. Che riscrive il finale della Prima Repubblica e l’inizio della Seconda e condanna per lo stesso reato (violenza o minaccia a corpo politico dello Stato) tanto gli uomini di mafia – Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, unici picciotti superstiti fra gli imputati dopo la morte di Provenzano e Riina – quanto gli uomini dello Stato ovvero i capi del Ros Subranni, Mori e De Donno e l’inventore di Forza Italia Marcello Dell’Utri.
La Corte di Assise di Palermo, dunque, ha messo nero su bianco quello che gli autori di questo libro hanno sempre detto e scritto sul patto neppure tanto occulto fra Stato e Cosa nostra che battezzò col sangue la Seconda Repubblica sui cadaveri di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, degli uomini e donne delle scorte e dei 10 caduti inermi nelle stragi del 1993 di Firenze, Roma e Milano.
Leggendo Padrini Fondatori, vedrete sfilare sotto i vostri occhi fotogramma dopo fotogramma l’intero film dell’orrore di quella stagione e quelle verità indicibili, che tutti nei palazzi del potere conoscevano da anni ma nessuno osava ammettere. Perché ricordare come andarono le cose un quarto di secolo fa è imprescindibile per orientarsi nelle vicende politiche più attuali, che vedono l’Italia – oggi come allora – in bilico fra speranze di cambiamento e minacce di restaurazione.