La procura di Milano sta valutando l’apertura di nuove indagini per appurare se davvero Silvio Berlusconi ha pagato con 5 milioni di euro Ruby Rubacuori. I pm potrebbero anche chiedere una nuova rogatoria in Messico, paese in cui sarebbe arrivato il tesoro. Gli investigatori decideranno nei prossimi giorni come muoversi. Le nuove indagini sono legate alle dichiarazioni dell’avvocato Egidio Verzini, ex legale di Ruby che ieri ha parlato del denaro che sarebbe stato versato dall’ex premier alla ragazza “tramite la Commercial Bank di Antigua“: in particolare 2 milioni “sono stati dati a Luca Risso”, ex compagno di Ruby, e 3 “sono stati fatti transitare dal Messico a Dubai e sono esclusivamente” della ragazza di origine marocchina. Verzini ha chiamato in causa lo storico difensore dell’ex premier, Niccolò Ghedini, che avrebbe gestito “l’operazione con la collaborazione di Luca Risso (messo al fianco di Ruby per controllarla)“. Dichiarazioni che Ghedini ha definito come “destituite di qualsiasi fondamento” annunciando l’intenzione di voler denunciare l’ex avvocato di Ruby.
“Le querele per calunnia prospettate dal collega Ghedini non avranno alcun esito in quanto tutto corrisponde a verità. Reputo che ad un certo punto della nostra vita la verità vada detta. Facendo ovviamente una seria valutazione tra i doveri professionali e i doveri etici e morali”, ha replicato Verzini. Che aveva già formalizzato le sue accuse sulle pagine de L’Espresso quattro anni fa. Adesso, però, adesso i pm stanno vagliando la possibilità di indagini integrative collegate al processo in corso a Milano sul caso Ruby ter che vede imputati Berlusconi per corruzione in atti giudiziari e altre 27 persone, tra cui la giovane marocchina. A partire dalle nuove dichiarazioni di Verzini, già sentito nel corso delle indagini e teste indicato dai pm nel processo, gli inquirenti potrebbero decidere di approfondire alcuni aspetti della versione del legale. Anche Ghedini era tra gli indagati dell’inchiesta Ruby ter: la sua posizione è stata poi archiviata.
Che aveva difeso Ruby tra giugno e luglio 2011. Il primo processo Ruby, che si è concluso con un’assoluzione definitiva, era iniziato in aprile. Alcuni mesi dopo Verzini comunicò che era “venuto meno il rapporto di fiducia” con Karima El Mahroug (la ragazza in una intercettazione diceva che doveva fingersi pazza per avere soldi e fama). E un paio di anni dopo raccontò che Ruby voleva “costituirsi parte civile” ma che c’erano “stati degli interventi esterni”. “Dopo lunga ed attenta valutazione – ha scritto l’avvocato ieri in una nota– reputo mio dovere etico e morale rendere pubblico ciò che si è realmente verificato nella vicenda Ruby, perciò ho deciso autonomamente di rinunciare all’obbligo del segreto professionale assumendomi ogni responsabilità”. La “operazione Ruby”, sostiene, “interamente diretta dall’avvocato Ghedini con la collaborazione di Luca Risso (messo al fianco di Ruby per controllarla), prevedeva in origine il pagamento” di “7 milioni di euro, di cui 1 milione per me ed 1 milione per la persona incaricata da Ghedini di accompagnarmi nell’operazione”.
Dopo aver “analizzato la situazione”, aggiunge, “ho proposto una linea difensiva diversa (legale e non illegale) che prevedeva la costituzione di parte civile nei confronti di Emilio Fede e, al momento del pagamento, conseguente rinuncia, proposta che Ruby aveva condiviso ed accettato. La mia proposta – spiega ancora – è stata rigettata da Ghedini-Risso, pertanto non ho proseguito nell’operazione come da loro prospettata, in quanto il rischio professionale e personale per me era altissimo”.