Il caso di Riccardo Casamassima rischia di essere la prima seria violazione della legge sui whistleblowing, cioè la norma che tutela i dipendenti pubblici che denunciano illeciti. Di più: le presunte ritorsioni subite dal carabiniere che ha fatto riaprire il processo su Stefano Cucchi potrebbero essere sanzionate dall’Autorità Anticorruzione. Lo scrive Raffaele Cantone rispondendo a Davide Galantino, deputato del Movimento 5 stelle, il primo militare graduato eletto in Parlamento in epoca repubblicana. Galantino aveva segnalato la vicenda di Casamassima, testimone chiave della nuova inchiesta sulla morte del geometra romano. Poi, però, con un’intervista al fattoquotidiano.it, ha spiegato di avere paura: si sentiva minacciato dai suoi stessi colleghi. Dopo un momento di esitazione è andato in aula per raccontare davanti ai giudici le conseguenze subite sul lavoro per avere testimoniato sul caso Cucchi. Dopo alcune settimane, con un post su Facebook, lo stesso Casamassima ha denunciato di essere stato spostato alla Scuola Allievi, con una diminuzione dello stipendio e un demansionamento. Tutto questo subito dopo aver ripetuto in aula le sua accuse nei confronti dei colleghi.

Galantino aveva dunque segnalato il caso all’Anticorruzione, inviando anche un’interrogazione ai ministri di Difesa e Giustizia, Elisabetta Trenta e Alfonso Bonafede, per chiedere di garantire anche ai militari la normativa a tutela i dipendenti che segnalano attività illecite all’interno di un’azienda pubblica o privata. Adesso la nota del presidente dell’autorità Anticorruzione sembra dare ragione al parlamentare-militare: l’Authority, infatti, accerterà se sulla vicenda è stata o meno violata la norma sui cosiddetti “soffiatori di fischietto“. “Il consiglio dell’Autorità, sull’assunto che la legge 179/2017 si applica anche agli appartenenti alle Forze Armate e tutte le segnalazioni, ha deliberato di dar seguito alla richiesta dei Parlamentari in indirizzo di voler accertare, rispetto all’appuntato dei carabinieri Riccardo Casamassima, testimone chiave nella vicenda relativa alla morte di Stefano Cucchi, la violazione delle norme sul whistleblowing“, scrive Cantone. Secondo il quale anche i militari rientrano a pieno titolo tra “i dipendenti pubblici che il legislatore intende tutelare per avere segnalato illeciti nell’interesse dell’integrità della pubblica amministrazione”. Per questo motivo, dunque, Cantone comunica che la sua Autorità “sta procedendo agli accertamenti necessari a valutare la sussistenza dei presupposti per l’avvio del procedimento sanzionatorio a carico degli autori delle presunte condotte ritorsive“. In pratica l’Anticorruzione indaga sui superiori di Casamassima per capire se davvero vadano sanzionati dopo aver trasferito il teste chiave dell’inchiesta Cucchi.

Galantino, insieme ai colleghi Francesca Businarolo, Davide Galantino, Roberto Rossini e Maurizio Cattoi,  esprime dunque “soddisfazione per il riscontro che il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione ha dato alla nostra segnalazione. Le norme sul whistleblowing, che tutelano i dipendenti che denunciano illeciti all’interno degli uffici della Pubblica Amministrazione (ma anche nel privato), possono applicarsi anche agli appartenenti alle Forze Armate”.

Il senso dell’intervento di Cantone, secondo il deputato militare, è semplice. “I militari – spiega Galantino- rientrano tra i dipendenti pubblici che possono essere tutelati e l’Anac in questi casi può avviare il procedimento sanzionatorio a carico degli autori delle ritorsioni sul dipendente che ha denunciato”. Così invece non avveniva fino a oggi. “Nelle caserme – spiegava sempre Galantino qualche settimana fa al fattoquotidiano.it – vi è affisso nelle bacheche l’elenco dei superiori diretti da contattare nel caso si voglia denunciare un fatto. E  in ogni caso per fatti di particolare rilevanza bisogna sempre avvisare i propri superiori diretti. Immaginiamo di voler denunciare il nostro diretto superiore per abuso di potere o omissione di atti d’ufficio e per farlo dobbiamo comunicarlo al nostro compagno di accademia”.

E in affetti per ricostruire la vicenda di Casamassima bastava mettere insieme le poche dichiarazioni ufficiali dei vertici dell’Arma. “Casamassima ha fatto il suo dovere testimoniando la verità. Ma se in altri casi ha avuto comportamenti sanzionabili non possiamo ignorarli”, è l’opinione del comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, incalzato su questo fronte dal Fatto Quotidiano. Dopo aver accettato di vedere Ilaria Cucchi insieme alla ministra Trenta, il generale è stato attaccato dalla stessa sorella di Stefano. Il motivo? Proprio durante il loro incontro, promosso proprio dalla Trenta, sarebbe stato autore di uno sproloquio “contro Casamassima, Rosati e Tedesco, gli unici tre pubblici ufficiali che hanno deciso di rompere il muro di omertà nel mio processo”.  Adesso sarà l’Anticorruzione a indagare per capire se su Casamassima è stata violata la legge. E se quel suo trasferimento sia stato o meno una ritorsione.

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