Con una lettera inviata alla dirigente Ufficio scolastico regionale, Delica Campanelli, l’amministratore unico Fabrizio De Fabritiis alza gli scudi contro la presidente del "Capponi" per aver autorizzato chi porta il pasto da casa a consumarlo allo stesso tavolo degli alunni che usufruiscono della mensa. L'Usr: "La nostra posizione è chiara". E il legale delle famiglie: "La responsabilità era e resta della scuola"
La battaglia della “schiscetta” a scuola continua. Dopo la decisione presa da Gabriella Maria Sonia Conte, dirigente dell’istituto comprensivo “Gino Capponi” di Milano, che ha dato la possibilità ai bambini di portare il pranzo da casa e di “prendere posto nello stesso tavolo” dove “usufruiscono i bambini del pasto di Milano Ristorazione”, quest’ultima alza la voce e scarica ogni responsabilità sulla scuola.
Con una lettera inviata alla dirigente Ufficio scolastico regionale, Delica Campanelli, l’amministratore unico Fabrizio De Fabritiis alza gli scudi contro la presidente del “Capponi”: “Abbiamo ricevuto comunicazione – scrive il numero uno di MiRi – che i bambini che portano il pranzo da casa a partire dal 19 novembre scorso avrebbero pranzato allo stesso tavolo dei compagni che usufruiscono del servizio di refezione scolastica gestito dalla scrivente. Poiché tale disposizione è diventata operativa ed essendo tale decisione in contrasto con le disposizioni di cui alla nota del 2 novembre 2016 dell’Usr Lombardia e delle autorità sanitarie competenti in materia, Milano Ristorazione declina ogni responsabilità igienico sanitaria nell’erogazione presso l’istituto in oggetto”.
Uno scaricabarile significativo che non deve aver fatto piacere alla dirigente della scuola che sulla questione non vuole più entrare in merito e risponde scocciata: “Già è stato detto molto. Ho preso questa decisione e basta”. Dalle stanze dell’Ufficio scolastico regionale si lasciano scappare un “MiRi fa il suo mestiere” e poi, entrando nel merito della questione, la direzione ricorda solo la nota citata dando un’interpretazione diversa da quella di MiRi: “In quel testo al secondo capoverso è chiara la posizione del nostro ufficio”, spiegano dalla direzione.
Il passaggio in questione è il seguente: “Al fine di assicurare il valore educativo del tempo, segmento del processo educativo unitario del “tempo pieno”, e di tutelare la libertà di scelta delle famiglie, appare utile poter consentire agli alunni, i cui genitori abbiano prodotto specifica richiesta, la possibilità di consumare il pasto domestico nei locali adibiti a refezione scolastica, eventualmente anche in aree appositamente dedicate dello stesso refettorio, con fruizione negli stessi tempi di svolgimento del servizio di refezione”.
A MiRi e alla stessa Campanelli risponde, invece, Giorgio Vecchione, legale delle famiglie dell’istituto di via Pestalozzi : “L’introduzione in refettorio di cibi domestici, non altera nella maniera più assoluta il quadro ed il riparto delle responsabilità, posto che l’attività di vigilanza continua a gravare sul personale scolastico, tanto più che se mai un bambino allergico dovesse mai “assaggiare” un alimento incompatibile con la propria dieta speciale, regolarmente somministrata da Milano Ristorazione, la responsabilità non sarebbe certo di quest’ultima, ma della scuola e dell’insegnante”.
Il papà portabandiera della battaglia sul pasto da casa aggiunge: “In tale contesto, ferma restando l’assoluta inefficacia e nullità dello “scarico di responsabilità” di cui alla comunicazione di Milano Ristorazione, stanti le precise responsabilità derivanti dalle norme legislative e regolamentari, invito tutti i soggetti in indirizzo, ciascuno per quanto di propria competenza, a provvedere, senza ritardo, all’adozione delle misure previste dalla legge al fine di escludere o, comunque, circoscrivere ai minimi termini i rischi derivanti da quella che, comunque, può assumere i normali connotati di una situazione di interferenza, a garanzia di tutti i soggetti coinvolti nella gestione e nell’utilizzo del refettorio scolastico”.