Ci mette quasi una giornata, ribadisce di non essere a capo di alcuna corrente e di non fare il burattinaio, attacca Luigi Di Maio (“c’è dentro fino al collo, rischia 6 anni di pena”) prima di smentire quello che dal partito filtra da giorni e ha portato al ritiro di Marco Minniti dalle primarie del Pd. “Di scissioni ne abbiamo viste già abbastanza, non è all’ordine del giorno e non ci sto lavorando io a qualcosa di diverso”. Sono quasi le 20 di venerdì sera quando a Zapping, su Radio 1 Rai, Matteo Renzi prova a spegnere l’incendio appiccato nel Partito Democratico dall’addio alla corsa per la segreteria da parte dell’ex ministro dell’Interno.

“Siamo di fronte a una discussione palesemente squilibrata. Il problema non è il Pd. A me è stato chiesto un passo indietro sul congresso e l’ho fatto – aggiunge – Mi è stato detto non metterci bocca e lo stesso Minniti quando si è candidato, ha detto che non era il candidato di Renzi. Se non metto bocca dicono che voglio farmi il mio partito, se metto bocca che voglio condizionare…”

C’era tutto il partito che da ore si agitava e strepitava. “Non se ne vada”. “Scissione consensuale”. “Divisione sarebbe un regalo alla destra”. “Dica cosa vuole fare”. “Avvelena i pozzi”. Da Matteo Richetti ad Achille Occhetto, l’area del centrosinistra passa la sua giornata a cercare di capire quale sarà la mossa dell’ex segretario. Alla fine dice che non andrà via, ma che comunque non farà il “burattinaio”. Nella diretta Facebook, passa in rassegna e commenta alcune notizie della settimana. Poi punta il dito contro Di Maio per la vicenda del lavoro nero riscontrato nelle aziende del padre Antonio: il vicepremier, dice il senatore del Pd, rischia “una pena di 6 anni” perché “complice di elusione fraudolenta”. Insomma, “c’è dentro fino al collo”, dice.

Alla fine, decimo argomento della diretta, arriva al futuro del Pd. “Qual è il modello di partito che vogliamo? Quello del ‘900 con le correnti? – ha domandato Renzi in via retorica – No, le correnti distruggono i partiti. Il partito del 2018 è tutt’altra cosa da Pci e Dc, per qualità della classe dirigente e altro”. “Io non ho preteso un mio candidato al congresso – ha proseguito Renzi, in riferimento alla candidatura e al ritiro della stessa da parte di Minniti – Questa visione che vorrebbe il congresso come una gara di correnti non va bene per me, io non sarò mai capo di una corrente, il piccolo burattinaio. Faccio la mia battaglia a viso aperto: contro il M5s, per i vaccini e per le infrastrutture”. E le ricostruzioni giornalistiche che lo vedono in procinto di lasciare il Pd? Renzi non vi fa alcun cenno, limitandosi a spiegare che “non mollerò mai il mio ruolo, quello di senatore dell’opposizione. Tutto il resto lo lascio al chiacchiericcio”. Poi a fine giornata rimarca che no, “non è all’ordine del giorno” . E, sottolinea, “non ci sto lavorando io a qualcosa di diverso”.

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