La storia di Giulio e Chiara sta tutta in questa frase. “Abbiamo deciso di provare a fare un’esperienza all’estero: qualunque posto sarebbe stato meglio dell’Italia”. Lui si occupa di scultura, pittura e installazioni artistiche. Lei, dopo aver concluso un master sulla curatela alla Luiss di Roma, ha ricevuto proposte da numerose gallerie e centri culturali. Oggi Giulio Giustini, 37 anni da Sansepolcro e la sua compagna Chiara Vignudelli, 32 anni da Roma, vivono e lavorano a Berlino. “La Germania protegge i creativi, agevolandoli nelle spese sanitarie e garantendo loro pensione senza pagare i contributi. Qui credono negli artisti e nel loro apporto di ricchezza al Paese – raccontano –. In Italia l’arte è considerata un hobby per ricchi, non un lavoro”.

La prima volta che hanno lasciato l’Italia era il 29 agosto 2015, poco più di tre anni fa: “Avevamo la volontà di aprire i nostri orizzonti in campo lavorativo, poi ci siamo accorti che la montagna non era così insormontabile”, ricorda Giulio. È bastata una settimana a Berlino per capire che, forse, il futuro era all’estero: “Dopo pochi giorni in città siamo riusciti a dare vita ad un progetto creativo indipendente che ci potesse supportare economicamente. Un vero e proprio lavoro”.

La vita a Berlino? “Ci siamo trovati piuttosto bene fin da subito – raccontano i due artisti –. Abbiamo notato diversi dettagli positivi, sia nel campo lavorativo che umano. I berlinesi se possono aiutarti non si tirano di certo indietro. Questa è una città che sa fare comunità, senza l’individualismo di noi italiani”. E il lavoro? “Mi sto adeguando alle modalità di approccio tipicamente nordiche e credo fermamente che lavorare 3-4 ore al giorno sia la cosa migliore e più produttiva – spiega Giulio – Insomma: poco, ma bene”.

Qui le agevolazioni per chi come me vuole aprire una startup sono notevoli

 

Se parliamo di diritti, agevolazioni, trasporti, ecco “le differenze si fanno notevoli rispetto all’Italia”, continua Giulio. “Qui le agevolazioni per chi come me vuole aprire una startup sono notevoli”. E ancora: trasporti impeccabili, la possibilità di spostarsi in bici con una pista ciclabile che si estende in tutta la rete cittadina, il car sharing, lo scooter sharing, il bike sharing che “ti permette di vivere in totale assenza di un’auto di proprietà, con un notevole risparmio”.

La difficoltà più grande per Giulio e Chiara è stata affrontare una conversazione in una lingua come il tedesco, “così complessa e lontana dal nostro modo di comunicare”. Ma “ci ha aiutato l’inglese, parlato fluentemente da molte persone a Berlino”. Non è stato semplice, poi, passare in città il primo inverno con la luce che andava via già dalle prime ore del pomeriggio “Avevi la sensazione che dopo pranzo la giornata fosse finita”.

L’obiettivo di Giulio e Chiara è quello di rimanere in Germania, per ora. “Ci siamo dati da fare sin dall’inizio nel creare qualcosa di nostro, un progetto indipendente che fondesse arte e design”. Il laboratorio ha preso il nome di Urban Olive Design e in questi tre anni si è allargato anche oltre Berlino, con risultati “professionalmente appaganti”. Se parliamo di burocrazia, qui siamo in un altro mondo: “La Germania ti dà la possibilità di aprire in modo burocraticamente snello una piccola attività senza affrontare inizialmente una tassazione – spiega Giulio –. Inoltre siamo rientrati nella Künstlersozialkasse, una cassa sociale per gli artisti: lo Stato insomma protegge i creativi, agevolandoli nelle spese sanitarie e garantendogli la pensione senza pagare i contributi, perché crede negli artisti e nel loro apporto di ricchezza al proprio Paese”.

Abbiamo deciso di far nascere nostro figlio qui, farlo crescere in un posto dove esistono meritocrazia e senso di giustizia

E l’Italia? L’obiettivo per ora è quello di riuscir a incanalare quasi totalmente il lavoro sul web, potendo vivere così in qualsiasi parte del mondo “solo grazie a un computer e un laboratorio”. Guardare il proprio Paese dall’estero significa “avere una visione più netta, chiara, con pregi e difetti. Significa conoscersi di più, e meglio”, raccontano i due.

Il momento più bello per Giulio e Chiara è stato trovare nella buca delle lettere il riconoscimento dallo stato del lavoro, rientrando così nella cassa Artisti. “Abbiamo deciso di far nascere nostro figlio qui, farlo crescere in un posto dove esistono meritocrazia e senso di giustizia – raccontano –. Se c’è un termine che meglio rappresenta Berlino è sicuramente tolleranza”. In Italia, invece, “dovremmo ricominciare tutto da capo. Bisognerebbe dare spazio ai giovani, sostenere chi fa figli, puntare sulla cultura del cittadino. Insomma, si dovrebbe parlare di parlare di politica. E non ne abbiamo più voglia”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Veterinario a Liverpool. “Mi hanno detto che dovevo lavorare gratis e ho fatto le valigie. In Italia ero sempre più frustrato”

next
Articolo Successivo

“In Islanda a 25 anni posso insegnare all’università. In Italia stipendi bassi e tanta invidia sociale”

next