“Quel questionario non s’ha da fare”. A finire sul banco degli imputati è un test sul bullismo omofobico, la violenza di genere e il razzismo che l’Università di Perugia era pronta a somministrare in maniera anonima e online in 54 istituti umbri. A bloccare tutto, senza aver letto le domande, è stato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti che è intervenuto in merito alla questione sul “Corriere dell’Umbria” dicendo: “Ho parlato con l’ufficio scolastico regionale e i questionari sono fermi. Li abbiamo bloccati. Abbiamo chiesto di rivederne la formulazione e di cambiare le modalità di somministrazione de progetto”.
Uno stop arrivato dopo le polemiche sollevate dal Comitato del Family Day e dal senatore leghista Simone Pillon che a “La Stampa” ha dichiarato: “Ancora una volta i bambini delle scuole umbre diventano cavie da laboratorio per l’indottrinamento gender”.
Parole che all’ateneo del capoluogo umbro non sono piaciute. A difendere a spada tratta il proprio lavoro, infatti, c’è Federico Batini, professore associato responsabile della ricerca: “Il ministro ha annullato tutto senza scrivermi una riga. Ho saputo dello stop alla mia ricerca dai giornali”. Batini non è interessato alla polemica con Pillon ma ad andare fino in fondo con il suo lavoro e chiarisce: “Non è un questionario redatto dal mio ateneo e tantomeno dalla Regione ma si tratta di strumenti presi dalla letteratura internazionale scientifica sull’omofobia, sul bullismo omofobico, sulla violenza di genere e sul razzismo e per le superiori anche sulle molestie sessuali. Niente è stato scritto da noi. Abbiamo fatto le scelte degli strumenti (i questionari) dalla letteratura internazionale con i partner dell’operazione”. Un test anonimo con il codice meccanografico della scuola: nessun ragazzo, quindi, poteva essere identificato.
Ad accendere il fuoco sembra che siano state tre domande: quelle sull’orientamento sessuale, politico e religioso degli studenti. “Di fronte alla polemica – spiega Batini – abbiamo anche immediatamente detto che già avevamo cancellato queste tre domande dal test delle medie”. Batini ricorda che il questionario, il 6 novembre scorso, era stato presentato in un evento pubblico alla presenza dei dirigenti scolastici, dei professori, degli studenti di scienze dell’educazione, di alcuni rappresentanti dell’Usr e della Garante dei minori.
Ma al Miur, intanto, la decisione è presa: secondo viale Trastevere il questionario era stato pensato e immaginato da Università e Regione. Non ne era mai stata sottoposta copia all’Usr, che pure era stato informato e coinvolto inizialmente. “Le scuole del campione scelto – spiegano al ministero – potevano decidere di aderire e il 60% ha detto no. Alla luce di questi numeri e anche delle polemiche l’Usr ha chiesto di rivedere i questionari e anche la formulazione del progetto che, quindi, al momento è bloccato e potrà essere rivisto”. Numeri che Batini non smentisce pur ricordando che prima della polemica i contrari si fermavano al 50%.
Il professore ha una sola priorità, fare la ricerca: “Con i dirigenti scolastici son disposto a confrontarmi, non lo voglio fare con chi vuole fare clamore politico. Mi piacerebbe che il ministro che ha parlato un sacco del mio lavoro, mi telefonasse o mi facesse contattare da un suo funzionario senza avere diktat sul mio lavoro ma garantendo la mia libertà scientifica”.