Non sono chiamati a scegliere solo il leader della Cdu i 1.001 delegati riuniti oggi in Congresso ad Amburgo: dovranno indicare quello che probabilmente sarà il futuro leader della Germania e, quindi, dell’Unione Europea. Poche ore e l’Unione Cristiano-Democratica tedesca perderà la donna che è stata alla sua guida per 18 anni. Angela Merkel lo aveva annunciato a fine ottobre: “Non mi ricandido alla presidenza della Cdu, serve un nuovo percorso”. Sono tre i principali candidati a ricevere questa pesante eredità, tre nomi molto diversi tra loro che cambieranno la politica del partito. La sfida, secondo quanto dicono i sondaggi, si risolverà con un testa a testa tra la delfina della Cancelliera, il segretario generale Annegret Kramp-Karrenbauer, e uno dei più acerrimi nemici di Frau Merkel, Friedrich Merz, che punta invece a un ritorno su posizioni più conservatrici. Staccato al 6% circa dei consensi c’è l’attuale ministro della Sanità, Jens Spahn, che sposterebbe il partito molto più a destra, soprattutto su temi come l’immigrazione.
AKK, il braccio destro del Cancelliere: “Ma non sono una mini-Merkel”
Classe 1962, Annegret Kramp-Karrenbauer è entrata in Parlamento nel 1998, ma la sua carriera politica si è sviluppata soprattutto a livello locale, nel Saarland, dove è diventata ministro Presidente del Land nel 2011. Carica che ha ricoperto fino a febbraio 2018, quando è diventata segretario generale della Cdu, proprio su iniziativa di Angela Merkel, con il 98% dei consensi tra i delegati. È lei il braccio destro del Cancelliere, è a lei che Frau Merkel vorrebbe lasciare le chiavi del numero 8 di Klingelhöferstraße, anche se entrambe stanno ben attente a dichiararlo apertamente. La leader storica si è ben guardata dal manifestare il suo supporto in favore della candidata e questa non ha perso occasione per sottolineare le differenze con il presidente uscente: “Non sono una mini-Merkel”, ha più volte ripetuto spiegando che, oltre ai punti in comune con il Cancelliere, ne esistono anche altri sui quali non vanno d’accordo.
Nonostante ciò, se esiste una candidatura che potrebbe segnare una continuità con il lungo mandato merkeliano è proprio quella di Akk, come viene spesso chiamata. Come lei ama lo stile sobrio e il profilo basso, che in Germania è motivo di apprezzamento, ed è anche lei esponente dell’ala più moderata del partito. La vicinanza ad Angela, però, potrebbe danneggiarla: il partito respira aria di cambiamento e il Cancelliere è ritenuto il responsabile del calo di consensi, soprattutto a causa della politica delle porte aperte per i migranti avviata nel 2015. Proprio sulla questione migratoria, Akk dice di voler invertire la rotta rispetto al presidente uscente: regole più rigide che accontentino anche l’ala conservatrice del partito, un “regime di frontiere intelligente”, centri di transito e uno sforzo per concludere accordi bilaterali per i rimpatri nei Paesi d’origine saranno i capisaldi di una politica migratoria che, anche a suo dire, è mancata durante l’era Merkel. Inoltre, chi riceverà la protezione internazionale dovrà sposare a pieno i valori tedeschi. Nel suo programma anche lo sviluppo del digitale e una maggiore attenzione alle tematiche ambientali.
Merz, il pupillo di Schäuble in cerca di vendetta
Quella di Friedrich Merz è la candidatura che tra i media e l’opinione pubblica ha suscitato più scalpore. La sua decisione, arrivata immediatamente dopo l’addio di Merkel, segna il ritorno di un politico di lungo corso tra le fila della Cdu. Entrato tra i giovani del partito nel 1972, a soli 17 anni, Merz ha rappresentato i Cristiano-Democratici al Parlamento europeo dal 1989 al 1994 per poi tornare in patria, dove nel 2000 diventò capogruppo del partito nel Bundestag.
È a questo punto che è iniziata la discesa che lo porterà, nel 2009, a lasciare il partito. Una discesa cominciata proprio per mano dell’allora astro nascente Angela Merkel. Nel 2002, Merz diventò uno dei responsabili della campagna elettorale di Edmund Stoiber alla Cancelleria. Dopo la sconfitta del candidato Cdu per mano di Gerhard Schröder, Merz venne declassato a vice-presidente e sostituito proprio da Merkel che, tre anni più tardi, diventerà Cancelliere tedesco dando il via all’era del pragmatismo moderato che ha portato Merz ad abbandonare il partito nel 2009.
Ora che la sua carnefice politica ha annunciato l’addio alla guida del partito, a 62 anni il pupillo dell’attuale presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble, ha deciso di tornare in campo, favorito anche dal costante calo di consensi della Cdu. Politico di vecchia guardia, Merz viene da nove anni passati nel mondo delle banche e della finanza dal quale avrà probabilmente un appoggio politico. Ha lavorato come esperto legale per BlackRock, una delle più importanti società d’investimento del mondo, e, tra le altre, per Hsbc e Axa. Questo suo background ha influenzato anche le sue politiche: punto di forza del suo programma sono proprio le riforme economiche chieste da anni da una fetta del partito.
La sua idea è quella di tornare a un approccio più conservatore, meno moderato e aperto ai compromessi nei confronti della sinistra. Un orientamento, quello di Merz, dietro il quale si nasconde la volontà di recuperare la voragine di voti persi a destra dal partito e che sono finiti a sostegno di formazioni di estrema destra come Alternative für Deutschland. Una strategia che potrebbe pagare e attirare il voto di chi cerca discontinuità rispetto al lungo passato merkeliano ma, allo stesso tempo, far perdere i voti di centristi e moderati di sinistra che in questi anni hanno contribuito al crollo della Spd.
La linea dura di Spahn
Ѐ il candidato più giovane, a 38 anni, e anche quello dalle posizioni più radicali. Nonostante rappresenti il vero voto di rottura rispetto ad Angela Merkel, con un ritorno alla politica con pochi compromessi, l’attuale ministro della Salute, Jens Spahn, sembra essere fuori dai giochi, con i sondaggi che lo danno intorno al 6%. Il membro del governo, fortemente voluto, se non imposto, dall’ala conservatrice della Cdu, ha fortemente criticato l’atteggiamento sempre più moderato del partito, soprattutto in tema d’immigrazione, definendo quella di Merkel una politica “socialdemocratica”. È esponente di quella fetta del partito che non ha risparmiato le critiche al Cancelliere per la politica delle porte aperte, accusandola non solo di aver favorito l’afflusso incontrollato di immigrati, ma anche di aver portato voti all’estrema destra. Su altri temi, invece, ha un approccio più liberal: sulle questioni economiche e fiscali, ad esempio, oppure sui diritti degli omosessuali. Gay dichiarato, ha lavorato molto per chiedere un’apertura ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Ritzenhoff, l’outsider dell’ultimo minuto
Giovedì si è iscritto alla corsa Andreas Ritzenhoff, amministratore delegato della produttrice Seidel, azienda specializzata in prodotti in alluminio. Parlando con la Dpa, Ritzenhoff ha anticipato che la sua candidatura dovrebbe essere formalizzata da uno dei delegati presenti al Congresso. Il nuovo aspirante presidente dell’Unione cristianodemocratica ha formulato un progetto per l’Europa, convinto della necessità di dar vita ad una nazione europea nei prossimi anni “per non incorrere nel pericolo di perdere per sempre questa occasione”. “Politica estera, difesa, immigrazione e politica industriale sono esempi di competenze che dovrebbero essere associate in un governo europeo”. Entrato a far parte della Cdu quest’anno, se fosse a capo del partito Ritzenhoff investirebbe nelle infrastrutture del suo paese e nella lotta ai cambiamenti climatici.