L’aiuto durante l’esame da avvocato presumibilmente a fronte della richiesta di rapporti sessuali. Il pm della Procura di Lecce, Emilio Arnesano, da giovedì 6 dicembre nel carcere di Potenza, stava “di recente programmando di interferire sullo svolgimento delle prove scritte”, fissate per la prossima settimana, dall’11 al 13 dicembre. È questo che ha spinto la Procura lucana ad accelerare nella richiesta di custodia cautelare in carcere per il magistrato salentino accusato di corruzione. Dietro le sbarre anche un dirigente della Asl di Lecce, Carlo Siciliano, ritenuto il “trait d’union tra il comitato d’affari della sanità leccese e il magistrato infedele”. Gli interrogatori di garanzia per loro si sono tenuti stamattina, mentre slitteranno a lunedì quelli degli indagati finiti ai domiciliari, il direttore generale Asl Ottavio Narracci, due primari e un’avvocata.
Il rischio di influenzare la prova per l’abilitazione alla professione forense avrebbe fatto il paio con il presunto condizionamento di un procedimento disciplinare, la cui discussione in seno all’Ordine degli Avvocati era in programma per ieri. Anche in questo caso, promessa di sesso in cambio di una raccomandazione al presidente del collegio di disciplina. Non solo. Secondo l’accusa, il pm stava tentando di allungare le mani su processi nella titolarità dei colleghi, per aggiustarli. E “recenti captazioni danno proprio atto di un ulteriore e recente accordo corruttivo tra il magistrato e un medico che gli fornisce gratuitamente medicinali (viagra) per pilotare, secondo il consolidato metodo di sostituzione in udienza, l’ennesimo procedimento penale, a carico del figlioccio del sanitario”. Tutto da provare. Sono queste, però, le motivazioni alla base dell’ordinanza di custodia cautelare emanata dopo appena quattro mesi di indagini. Che ora sono destinate ad allargarsi, “con l’emersione di ulteriori protagonisti di questo sistema di corruttela (ad es. altri sanitari per condizionare ulteriori processi penali, avvocati per avvantaggiare propri praticanti nel superamento delle imminenti prove scritte)”. “Verosimilmente, i procedimenti emersi in questi pochi mesi come oggetto di scambi corruttivi – scrive, infatti, il gip Amerigo Palma – potrebbero non essere gli unici ad aver subito gli effetti destanti e rovinosi del metodo delinquenziale con cui Arnesano ha svolto le funzioni di pm”.
Tanti gli episodi riportati, alcuni recentissimi. Tra i più significativi, ci sono proprio quelli relativi all’imminente esame di abilitazione alla professione forense. Il 27 novembre scorso, viene registrata la conversazione tra il pm Arnesano e un avvocato, G.G.: il legale chiede al magistrato di poter intervenire per far superare l’esame ad una sua praticante. Arnesano gli risponde che ha appena fatto lo stesso all’esame orale con una donna raccomandata da una sua conoscente, cioè l’avvocata Benedetta Martina, con la quale intrattiene rapporti intimi. “Un’ammissione di pubblico dominio, nei confronti di terzi non coinvolti direttamente in tale vicenda, particolarmente grave per la lesione dell’immagine della magistratura, professandosi appunto come sicuro riferimento per quanti volessero indebitamente ottenere vantaggi in cambio di rapporti sessuali”, è quanto annotano gli inquirenti lucani. Aggiunge, infatti, Arnesano che “aveva accettato la richiesta di aiuto a condizione che potessero concedersi a lui sia l’avvocato in questione che la candidata all’esame”, effettivamente poi superato. Nel caso della raccomandazione proposta da G.G., il magistrato chiede di incontrare la giovane, “verosimilmente per accertare di persona le fattezze di questa”. Dopo averla conosciuta, si dimostra ben disposto “ad avvicinare uno dei commissari”, un suo collega. Come fare a influenzare l’esame? Il metodo è rodato, a quanto pare: G.G. confida ad Arnesano di essere già riuscito in passato “a intervenire sulla prova scritta di alcuni candidati, facendo loro scrivere, sull’elaborato, delle frasi concordate che permettevano al commissario di turno da lui avvicinato di poter riconoscere le persone”.
La sponsorizzazione di una donna all’esame orale, poi, riempie diverse pagine dell’ordinanza. È, come detto, amica dell’avvocato Martina (finita ieri ai domiciliari), quest’ultima professionista che “non esita ad avere plurimi rapporti sessuali con l’Arnesano – scrive il gip – pur ammettendo esplicitamente con F.N. (la candidata) la propria ripugnanza fisica per il magistrato”. Anche per F.N. il baratto sarebbe dovuto consistere in un rapporto intimo e quando chiede a Martina come comportarsi con lui, lei le risponde: “Vattene conciata, tieni conto che Arnesano si butta eh (…) ogni volta per evitarlo che schifo perché poi è viscido, che schifo”. Tante, insomma, le ombre proiettate dall’inchiesta lucana su colui che viene definito come un “sostituto procuratore del tutto privo di qualsiasi freno inibitorio” e che “si rendeva responsabile, a getto continuo, di molteplici episodi di corruzione e abuso, prostituendo l’esercizio della sua funzione in cambio di incontri sessuali ed altri favori”. Anche spiccioli. “Deve evidenziarsi – si legge nelle carte – come il non particolare valore dei favori ottenuti (ad esempio scatole di viagra) corrisponda non ad una minore tenuità delle sue condotte, ma piuttosto, ad una sua più accentuata pericolosità: svendere la funzione giudiziaria per un approccio sessuale, per una battuta di caccia o per ottenere significativi sconti nell’acquisto di barche, appare il segno di una personalità ormai criminale”. Ora le indagini saranno estese anche agli altri fascicoli ancora sulla scrivania e “per i quali vi sia il sospetto che siano stati utilizzati come strumento per ottenere favori”.