La demolizione del ponte Morandi inizierà il 15 dicembre con l’allestimento del cantiere, avverrà attraverso uno smontaggio meccanico e l’uso di esplosivo. E non vedrà Autostrade tra le protagoniste dell’operazione sul viadotto crollato alla vigilia di Ferragosto, provocando 43 morti. Una volta terminato l’abbattimento, ci sarà al via alla ricostruzione “entro la fine di marzo”.

Il cronoprogramma dei lavori è stato illustrato dal sindaco di Genova e commissario straordinario Marco Bucci, dopo aver consegnato alla procura il progetto scelto dalla struttura commissariale per la demolizione dei due monconi. “Spero di fare un decreto unico entro il 14 – ha aggiunto – in cui inserire le aziende che demoliscono e quelle che ricostruiscono”. I primi lavori, come specificato dal procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, riguarderanno le aree “non coperte da sequestro” mentre per il resto “si dovrà attendere il parere dei periti”.

Bucci, annunciando che la concessionaria “non parteciperà” alle operazioni, ha spiegato che “una porzione, la parte ovest, sarà smantellata attraverso smontaggio pezzo per pezzo” mentre il lato est “sarà demolito con l’esplosivo”. Il sindaco-commissario ha aggiunto che “non esiste un’azienda unica in grado di fare tutte queste cose, per questo dovrà esserci un consorzio”. Di certo, ha specificato, “molte saranno del nostro territorio”.

Le tecnologie necessarie “sono molto specifiche e dovranno per forza essere uniformate”. Oltre alle dieci aziende principali, secondo il piano presentato in procura, ci saranno una serie di subappalti. Bucci non ha fatto nomi delle aziende ma sui tempi, oltre a confermare un avvio dei lavori il 15 dicembre, ha spiegato che il progetto è studiato in modo “da poter iniziare la ricostruzione entro la fine del mese di marzo”.

Entrando nei dettagli, Bucci ha detto che per la demolizione, oltre agli esplosivi, “verranno usate delle enormi gru e la strand jack“, ovvero una tecnica “per cui si appoggia sui lati del ponte un macchinario che lo taglia a pezzi e con cautela li fa scendere a terra attaccati a cavi di acciaio”. Per la parte est, dove ci sono le case degli sfollati, “metteremo in sicurezza la pila 10 e 11 usando una particolare tecnologia per tenerle ferme”.

In questo modo, ha concluso, “potremo procedere con le evacuazioni e altri ingressi degli sfollati” e, contestualmente, “togliere materiale pericoloso come tubi di amianto, stando sotto il ponte senza più problemi di sicurezza”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Milano, i centri sociali alla prima della Scala. Lanci di vernice e ortaggi: “Gilet gialli? Guardiamo con ammirazione”

next
Articolo Successivo

Fq Millennium, Peter Gomez presenta il numero di dicembre: “Juncker e il sistema che ci ruba ogni anno mille miliardi”

next