Un’indiscrezione, nessuna smentita e una mezza conferma: Matteo Renzi sta seriamente pensando di candidarsi alle primarie del Partito democratico. È quanto sta circolando nelle ultime ore negli ambienti dem, non solo in quelli vicini al senatore semplice di Scandicci, che solo 24 ore fa aveva assicurato di non occuparsi del Congresso. L’ennesimo bluff della carriera politica dell’ex Rottamatore? Presto per dirlo, ma intanto vanno registrati tre fatti. Il primo: nessuno dall’interno del cerchio magico al momento ha smentito la clamorosa indiscrezione. Secondo: il deputato Ceccanti – molto vicino all’ex premier – ha dichiarato che l’ipotesi di una candidatura “non è da escludere“. Terzo: secondo quanto confermato a ilfattoquotidiano.it da alcuni esponenti non renziani, l’ex segretario ha commissionato un sondaggio lampo a Swg. La domanda posta ai possibili elettori era semplicissima: chi voteresti ai gazebo del Pd tra Zingaretti, Martina e Renzi? Impossibile ovviamente conoscere il risultato della rilevazione, ma già il fatto che sia stata eseguita rappresenta una notizia. E conferma le indiscrezioni: Renzi ci sta pensando sul serio.
Per lui sarebbe la terza volta e il solo pensiero del tris (nelle precedenti occasioni Renzi aveva vinto con percentuali bulgare, mentre aveva perso quelle del centrosinistra contro Bersani) ha ingolosito non poco il senatore. La richiesta di ricandidarsi, secondo quanto scritto dall’Huffington Post, è arrivata direttamente dai suoi fedelissimi, terrorizzati di diventare ininfluenti e marginali in caso di vittoria di Nicola Zingaretti. Gli altri nomi renziani circolati nelle ultime ore, del resto, non sono spendibili per la corrente: se Guerini ha già detto di non per non dover rinunciare alla guida del Copasir, sia Ettore Rosato che Teresa Bellanova sarebbero ipotesi che non stuzzicano i vertici del Giglio Magico. Nel frattempo il lavoro e i contatti di Luca Lotti e degli altri generali renziani vanno avanti per provare a trovare una soluzione che consenta alla corrente di non dissolvere il bacino di voti. Al momento invano. Da qui la folle idea: chiedere a Matteo di riprovarci, il che spingerebbe altri pezzi da novanta del partito – Orfini e Delrio in primis – a ritornare all’ovile fiorentino. Con buone possibilità di fare risultato. A leggere il web giornale diretto da Lucia Annunziata, Renzi non ha detto di no, ma non ha neanche risposto positivamente. Ha, invece, commissionato il sondaggio a Swg. Con un obiettivo ben preciso: capire se ci può essere partita e, al contempo, verificare se c’è il rischio di trasformare i gazebo in un referendum a favore o contro di lui, esattamente come accaduto per la consultazione del 4 dicembre 2016 con il referendum costituzionale, ovvero l’inizio del declino elettorale di Renzi. Che sta pensando alla rivincita, l’ennesima. C’è chi dice, inoltre, che potrebbe esser stato direttamente lui a ventilare la folle idea di ricandidarsi, ma questa ricostruzione non ha trovato alcuna conferma.
In attesa di comprendere se l’indiscrezione diventi o meno realtà, resta da capire cosa comporterebbe un ritorno in campo di Renzi nell’ottica delle altre correnti dem. Zingaretti è alla finestra e non è detto che con Renzi candidato sul suo nome non possano convergere tutte le altre aree non renziane del Partito democratico. Il pensiero va subito alla corrente di Marco Minniti. Ritiratosi proprio a causa del mancato sostegno di Renzi e dei suoi uomini, l’ex ministro dell’Interno attende l’esito degli eventi e solo a metà mese deciderà il da farsi. Escludendo categoricamente la possibilità di appoggiare l’ex segretario, Minniti dovrebbe scegliere proprio tra Martina e Zingaretti, rischiando di diventare decisivo nella partita, specie se decidesse di stare con il governatore del Lazio (che al momento sarebbe in pole nella scelta dell’ex ministro). Più sfumata, ma sempre presente, un’altra ipotesi: quella che vede Renzi uscire dal Pd e fondare un proprio partito. In tal senso, ieri è circolata la possibilità che Renzi aderisse all’iniziativa di Cittadini2019, il progetto civico pensato e organizzato da Sandro Gozi (renziano osservante) sull’esempio di Ciudadanos e di En Marche. Eventualità che non sta in piedi. Più plausibile, invece, che in caso di scissione Renzi punti a capeggiare una serie di movimenti civici distinti, con Cittadini2019 a rappresentare uno dei tanti petali del nuovo giglio, civico prima che magico. Due ipotetiche strade da seguire, quindi: candidarsi alle primarie o farsi un partito. Quale sceglierà Renzi? Tra ipotesi e congetture, restano le parole del fido Ceccanti (“Non lo escludete. È uomo da mille risorse e mille sorprese”), il sondaggio commissionato a Swg e le parole dello stesso Renzi di ieri: “Non lavoro a qualcosa di diverso”. Infine un tweet dopo che l’indiscrezione sul suo ritorno ha iniziato a circolare: “Faccio il segretario, mi colpisce il fuoco amico. Mi dimetto e mi chiedono di stare in silenzio. Sto zitto e mi chiedono di parlare. Un giorno devo andarmene, un giorno fare il segretario. Ma possiamo parlare di politica anziché parlare tutti i giorni di me?”.
Faccio il segretario, mi colpisce il fuoco amico. Mi dimetto e mi chiedono di stare in silenzio. Sto zitto e mi chiedono di parlare. Un giorno devo andarmene, un giorno fare il segretario. Ma possiamo parlare di politica anziché parlare tutti i giorni di me?
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 7 dicembre 2018