di Stefano Caserini

Il bello dei side event delle Cop, la sessantina di conferenze da 90 minuti che ogni giorno si svolgono parallelamente ai negoziati (sia negli spazi dell’Unfccc che nei padiglioni nazionali), è che riguardano tutti i temi dei cambiamenti climatici, come mostrano bene i report dell’Italian climate network. Spesso riguardano temi avanzati, a volte davvero molto avanzati.

Se si mettono assieme una questione complicatissima come quella dell’Accordo di Parigi per affrontare i cambiamenti climatici, con un’altra che proprio semplice non è, come quella dei blockchain, si ottiene un side event in cui anche chi ha esperienza di Cop e di side event ne ha visti parecchi per una buona mezz’ora fatica a capire quale sia la proposta; un side event da cui si esce senza avere la minima idea se sia una cosa di qualche reale utilità per la questione del clima.

Nonostante la stanchezza, che dopo nove ore dentro i padiglioni della Cop ha ridotto l’efficienza delle sinapsi, si è capito che dal rapporto fra blockchain e il clima possono nascere un sacco di cose, ma sono troppo complesse per essere spiegate nei dettagli. In sostanza: uno scambio di informazioni concatenate che può favorire la trasparenza delle comunicazioni e dello scambio di tante altre cose legate al problema di trovare soldi per finanziare la lotta ai cambiamenti climatici; ad esempio si possono scambiare crediti di riduzione delle emissioni fra diversi soggetti in modo più sicuro e verificabile, oppure soldi raccolti da tanti donatori distribuiti per ridurre le emissioni o fare azioni di adattamento. Ma un relatore ha fatto un esempio in cui un impianto fotovoltaico potrebbe dialogare con il cellulare e con tante altre persone; non sono sicuro di aver capito perché dovrebbe farlo, quali sarebbero i vantaggi.

Ci sono sigle non semplicissime da capire e parole che hanno il loro fascino (“tokenization”, “Iot- l’Internet delle cose”), e sembra che l’unione Iot, Dlt & Ai sia “the disruptive troika” (per chi non lo sapesse Dlt – Digital leadger technology – sarebbe la blockchain, e Ai l’intelligenza artificiale).

Insomma, è una cosa seria e nuova, ha ricevuto finanziamenti da soggetti importanti, nell’ambito della Climate Ledger Initiative. Svizzera e Liechtenstein sono le nazioni citate con un ruolo importante (e questa è la prima volta che ho sentito nominare il Liechtenstein in una Cop…). Una relatrice era di Gold Standard, un altro dell’Unfccc, altri di Cleantech21 e di Life climate fundation. E quando un relatore ha chiesto all’audience “chi possiede una moneta digitale”, si sono alzati una ventina di mani su un centinaio di presenti, quindi c’è qualche possibilità che sia una cosa di cui sentiremo parlare ancora parecchio.

Durante il side event è saltato fuori che nella scorsa COP23 di Bonn c’era già stata una “hackathon” (chiamata Hack4climate), e dal 9 al 13 dicembre ci sarà un’altra hackathon qui a Katovice, sembra che in molti parteciperanno. Purtroppo non sarò più a Katovice in quei giorni, ammesso che mi avrebbero fatto partecipare.

L’umiliazione finale è arrivata dalla prima domanda dal pubblico: l’ha fatta un tipo della World farmer organization, sembra che questa cosa del blockchain potrebbe essere utilizzata anche per favorire il finanziamento e il monitoraggio delle pratiche di agricoltura sostenibile dei piccoli coltivatori, anche se non ho capito bene chi glielo spiega agli agricoltori che conosco io. 

Per chi volesse saperne di più ci sono due buone notizie. È stato scritto un rapporto che spiega tutto o quasi di quello che c’è da sapere, intitolato Navigating Blockchain and Climate Action, 88 pagine, una ventina di autori. Chi non lo trova in rete da solo è inutile che lo legga. La seconda è che la registrazione del side event è disponibile nell’ottimo webcast dell’Unfccc. Dalle prime reazioni che ho avuto nel ripetere rimanendo impassibile alcune frasi che ho sentito a questo side event, sembra che l’impatto sull’interlocutore sia di grande efficacia, si appare molto avanzati. Tenete conto.

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