Nel marzo del 2004 mio fratello Michele, malato terminale di leucemia, non trovando un medico disposto a porre fine alle sue sofferenze, si suicidò gettandosi dal quarto piano della sua casa a Roma: una tragedia che mi ha segnato per il resto della mia vita, un lutto molto difficile da elaborare. Da allora, ho deciso di impegnarmi per la legalizzazione dell’eutanasia e l’ho fatto nell’ambito della Associazione Luca Coscioni.
Essendo un giornalista, ho cominciato cercando notizie a sostegno della nostra azione e ne ho trovate due, che qui riassumo:
1. Ogni anno in Italia si verificano circa 3mila suicidi e per mille di questi il movente è la malattia, assieme alla impossibilità di ottenere, con l’eutanasia, una “morte degna” (dati Istat).
2. Ogni anno, fra ospedali e soprattutto cliniche, 20mila malati muoiono grazie all’intervento attivo di in medico (e giustamente si parla di “eutanasia clandestina”, anche se alcuni medici dicono che si tratta solo di “sospensione delle terapie”).
Penso che l’insistenza su queste due drammatiche realtà (per i suicidi ho avuto anche l’importantissimo sostegno pubblico dei congiunti di tre “suicidi illustri”, Monicelli, Magri e Lizzani e – a seguito di una nostra richiesta – del presidente Napolitano) abbia contribuito a rendere possibile, al termine della scorsa legislatura, un primo e rilevante passo avanti sui temi delle scelte di fine vita: l’approvazione della legge sul testamento biologico.
Ora, in Parlamento vi sono due leggi volte a legalizzare l’eutanasia: quella di iniziativa popolare presentata fin dal settembre del 2013 dalla Associazione Coscioni e una a firma del deputato 5 stelle Matteo Mantero, già primo firmatario del ddl su biotestamento (un terzo ddl , a firma del Pd Marcucci, è una “finta” proposta pro eutanasia, dato che continua a ritenere reato – sia pure diminuendo le pene – l’aiuto al suicidio, anche nei casi come quello Cappato/DjFabo).
Visto il diffuso scetticismo sulla possibilità di giungere in questa legislatura a legalizzare l’eutanasia (ricordo ai parlamentari contrari che ogni giorno che passa tre malati sono costretti a cercare nel suicidio la loro “uscita di sicurezza”), provo a fare qualche calcolo, con un margine di approssimazione che ritengo accettabile.
I numeri sono questi: alla Camera, totale 630 deputati; maggioranza 316; M5s +Pd + LeU 327; al Senato, 315 senatori, maggioranza 158, M5S+Pd+LeU 161. Dunque, se tutti i parlamentari M5s, Pd e LeU (in questi giorni i dirigenti della Associazione Coscioni hanno incontrato gli ex presidenti di Senato e Camera, Grasso e Boldrini) votassero a favore, la legge sulla eutanasia avrebbe la maggioranza sia alla Camera sia al Senato. Da considerare a parte i gruppi misti e i senatori a vita. Ma non penso cambino molto la situazione. È vero che non possiamo avere la sicurezza che tutti i 5s e i Pd e i LeU voterebbero a favore, ma con la stessa logica potremmo ipotizzare che qualche Forza Italia o qualche leghista voti invece a favore. Insomma, ci sono le condizioni per affrontare la sfida.
Anche in base a queste riflessioni, l’Associazione Luca Coscioni porrà in essere tutte le iniziative capaci di accelerare l’esame del suo ddl sulla eutanasia: rispettando così, e dandole sostegno, la volontà espressa dalla Corte costituzionale che ha assunto – nell’esaminare la questione di costituzionalità dell’articolo 580 del codice penale, che punisce con pene fino a 15 anni il suicidio assistito – un’iniziativa senza precedenti, dando al Parlamento un termine perentorio per legiferare sul tema del fine vita.
Dopo aver promosso la nascita di un Intergruppo eutanasia cui hanno aderito fino ad oggi oltre 60 fra deputati e senatori, daremo vita – a partire dal 20 dicembre, anniversario della morte di Piergiorgio Welby – a una serie di manifestazioni pubbliche per sollecitare il Parlamento a legiferare.
È necessario accelerare, anche perché il peggio non è mai morto, come ha spiegato bene De Rita presentando il rapporto annuale del Censis (“Dopo il rancore, la cattiveria”) e le prossime elezioni, probabilmente anticipate, quasi certamente daranno più voti alla Lega e meno ai 5 stelle; né c’è da sperare in un grande recupero del Pd. E allora sì che la sfida diverrebbe infernale.