In occasione dei 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo il Presidente della Repubblica e Bergoglio hanno lanciato i loro appelli. "Purtroppo in tutto il mondo sono ancora diffusi abusi, violenze e discriminazioni che affliggono individui e intere comunità, spesso colpendo i più vulnerabili", ha detto il Capo dello Stato. "Una parte dell’umanità vive nell'opulenza, un'altra parte vede la propria dignità disconosciuta", gli ha fatto eco il pontefice
“Il riconoscimento a livello globale che tutti gli esseri umani nascono liberi e godono di inalienabili e uguali diritti rappresenta oggi un principio che precede gli stessi ordinamenti statali. La promozione dei diritti è non solo un imperativo etico e morale, ma anche uno strumento necessario per prevenire i conflitti e costruire società stabili”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dei 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
“Il rispetto della dignità della persona non è dovere esclusivo degli Stati, ma un obbligo che interpella la coscienza di ciascuno. Tutti sono chiamati a darne quotidiana e concreta testimonianza”, ha proseguito, sottolineando che l’Italia continuerà a impegnarsi su questo fronte “soprattutto nelle sue funzioni di membro, a partire da gennaio 2019, del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite”.
Il Capo dello Stato ha poi ricordato l’importanza della dichiarazione, firmata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, sottolineando come “purtroppo in tutto il mondo sono ancora diffusi abusi, violenze e discriminazioni che affliggono individui e intere comunità, spesso colpendo i più vulnerabili”. Necessario perciò, secondo Mattarella, intensificare gli sforzi per promuovere la protezione delle libertà fondamentali, nel rispetto dei principi di universalità, indivisibilità e interdipendenza dei diritti umani.
Appello simile anche da parte di Papa Francesco che si è rivolto ai partecipanti alla conferenza internazionale sui diritti umani. “Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo – ha commentato Bergoglio – Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati”.
Il Papa ha poi sottolineato le contraddizioni del mondo che dovrebbero farci chiedere se “davvero l’eguale dignità di tutti gli esseri umani, solennemente proclamata 70 anni or sono, sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza”. Tra gli esempi del pontefice, i nascituri a cui “è negato il diritto di venire al mondo”, coloro che non hanno accesso ai mezzi per una vita dignitosa, ma anche chi è escluso da un’adeguata educazione o chi è costretto a lavorare come schiavo. “Il mio pensiero va anche a tutti coloro che vivono in un clima dominato dal sospetto e dal disprezzo, che sono oggetto di atti di intolleranza, discriminazione e violenza in ragione della loro appartenenza razziale, etnica, nazionale o religiosa”, ha proseguito, citando anche chi subisce i conflitti armati. Bergoglio ha quindi ricordato come tutti “siamo chiamati in causa” di fronte a questi fenomeni che bisogna combattere con coraggio e determinazione, “per i tanti che hanno fame e sete, che sono nudi, malati, stranieri o detenuti che vivono ai margini della società o ne sono scartati”.