I dati dell'Istat: rispetto al mese precedente sale dello 0,1 per cento. Paolo Mameli: "Il dato è risultato migliore delle aspettative. E' possibile un ritorno a una crescita moderata anche per il Pil. Tuttavia le indagini non segnalano una significativa accelerazione per il futuro"
“Riprende a crescere la produzione industriale“, si legge nella nota dell’Istat che presenta i dati di ottobre. Rispetto al mese precedente sale dello 0,1% ed è in aumento, su base annua, dell’1% nei dati corretti per gli effetti di calendario. In quelli grezzi l’incremento è del 4,2%. “Risultano in crescita – continua il testo – su base sia congiunturale (+1,3%) sia annua (+2%) i beni di consumo“, mentre diminuiscono l’energia (-3% su mese, -1,5% su anno) e i beni intermedi (-0,3% per entrambi gli indici)”.
“La produzione industriale a ottobre ha recuperato quanto perso a settembre (risultando in pratica poco variata a cavallo tra estate e autunno)”, commenta Paolo Mameli, senior economist della direzione studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. “Il dato è risultato migliore delle aspettative” della media delle stime “e in linea con la nostra”, sottolinea. Inoltre, secondo Mameli, nel trimestre ottobre-novembre-dicembre “è possibile un ritorno a una crescita moderata sia per la produzione industriale che per il Pil“. “Tuttavia – conclude – le indagini non segnalano una significativa accelerazione per il futuro. I rischi di un rallentamento del Pil l’anno prossimo sono consistenti”.
Nella media dei primi dieci mesi dell’anno, la produzione cresce dell’1,7% rispetto all’anno precedente. L’incremento tendenziale di ottobre è il secondo consecutivo dopo le flessioni di luglio e agosto ed è il risultato, in particolare, della crescita della produzione dei settori: fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+5,9%), industrie alimentari, bevande e tabacco (+3,8%) e altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+3,7%).
L’Istat rileva maggiori flessioni, invece, nell’industria del legno, della carta e stampa (-5,4%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-4,8%) e nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-3,6%).