Il primo cittadino è stato intervistato da La Stampa sul progetto di riapertura dei Navigli, che saranno nuovamente navigabili. I lavori cominceranno nel 2020. E alle critiche il sindaco risponde: "Dovete immaginare la città nel 2030". Poi il paragone con Roma: "Se la spina dorsale della città funziona, diventi più coraggioso nel progettare il futuro"
“Se dovessi decidere oggi non avrei dubbi: mi ricandiderei“. Così Giuseppe Sala, sindaco di Milano, in un’intervista a La Stampa in cui parla della sfida di Milano, quella di rendere nuovamente navigabili i Navigli, sviluppandoli e ampliandoli. “Per l’inaugurazione della prima parte del progetto potrei essere ancora sindaco della città, se fra due anni mi verrà riconfermata la fiducia“, prosegue il politico.
Il progetto con la valutazione dell’impatto ambientale e le dovute modifiche al piano regolatore verrà terminato entro il 2019, mentre i lavori partiranno dal 2020. L’opera, già approvata dai cittadini con un referendum consultivo del 2011, è stata comunque pensata con la progettazione partecipata, accogliendo spunti, critiche e idee, provenienti da tutti gli abitanti della città. “Era necessario spiegare i benefici e anche i problemi, nonché l’impatto dei lavori. Di fronte a un’operazione indubbiamente rivoluzionaria credo servisse un consenso più strutturato“, spiega il sindaco.
“Dopo anni difficili, ora è tempo dell’orgoglio“, continua Sala, spiegando che proprio questo è il motore dell’efficienza milanese. Evidenti, a suo avviso, le differenze con Roma, dalla differenziata ai trasporti. “Non è per dare contro alla Raggi – sottolinea il primo cittadino – Ma è un altro mondo. Noi partiamo da una situazione in cui i servizi pubblici di base funzionano bene. Quando tu sei rassicurato dal sistema, se hai la spina dorsale della città che funziona, diventi più coraggioso nel progettare il futuro”.
E alle critiche Sala risponde a tono. “Indubbiamente qualcosa cambierà. Ma ci vorranno 10 o 12 anni per portare a termine i lavori – afferma – Allora la mia risposta alle critiche è questa: dovete immaginare come potrà essere Milano nel 2030“. Poi conclude: “I Navigli sono stati chiusi alla fine del secolo scorso, quando le condizioni igieniche non erano più adeguate. Ma la verità è che la chiusura coincide anche con il momento di una rivoluzione industriale. Adesso, non dico che la situazione sia opposta, ma i centri della città sono alla ricerca di una vivibilità diversa, che prescinda dal traffico selvaggio. È ovvio che tutto questo può avere senso soltanto se fatto con la giusta gradualità“.