È partita il 25 novembre 2018, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la campagna Responsible Together (Responsabili insieme) che mira a promuovere i programmi per autori di violenza (Pa) come componente indispensabile negli interventi a tutela delle donne. La campagna è promossa dalla Wwp En – Work With Perpetrators European Network, la rete europea che raccoglie insieme 55 realtà provenienti da 28 Paesi che lavorano con gli autori, facendo rete e promuovendo lo scambio di informazioni e buone pratiche. La parità di genere e la non violenza sono alla base del lavoro portato avanti dai membri della Wwp En che aiutano gli uomini che hanno maltrattato le partner o i minori ad assumersene la responsabilità e a imparare a saper rendere conto a se stessi e agli altri di quel che fanno in termini di motivazioni e conseguenze.
La campagna si prefigge l’obiettivo di fare chiarezza su alcune domande spesso vissute come delicate, quando non problematiche, dagli operatori e dalle operatrici del settore, ma anche dai semplici cittadini sensibili e interessati a queste tematiche. Prendiamo una a una le domande alle quali la campagna dà risposte: ve le riassumerò in una sintetica che può essere ampliata dalla lettura completa delle immagini prese dalla campagna (vedi gallery).
1. I Pa aumentano il rischio per le (ex) partner? Non esiste un intervento privo di rischi, ma i Pa qualificati si impegnano al massimo per rafforzare la tutela delle donne e dei minori, condividendo informazioni con i servizi e dando piena collaborazione, aiutando nello stesso tempo l’uomo a interrompere i comportamenti violenti.
2. I Pa non prendono in considerazione i servizi di supporto alle donne? Idealmente i Pa lavorano in stretta collaborazione con i servizi per le donne per integrare qualsiasi informazione utile al raggiungimento dell’obiettivo comune, che è la cessazione degli agiti violenti da parte dell’uomo.
3. I Pa si concentrano solo sugli uomini? I Pa considerano gli uomini autori di violenza gli unici responsabili del comportamento violento, quando da loro commesso, in un’ ottica che non vuole essere di accusa fine a se stessa, ma di comprensione rispetto ai vissuti che generano la violenza, in modo che l’uomo possa essere in grado di scegliere consapevolmente alternative di comportamento non violento.
4. I Pa sono una forma di mediazione o terapia di coppia? No, i Pa si richiamano alla Convenzione di Istanbul che evidenzia i limiti e i danni di interventi che non si concentrino esclusivamente sul comportamento abusante dell’uomo, chiamando in causa la donna come a condividerne la responsabilità. La responsabilità della violenza è sempre di chi la compie e su di lui deve concentrarsi l’intervento mirante all’interruzione del maltrattamento.
5. Gli autori di violenza usano i Pa per manipolare il sistema? Gli uomini autori di violenza tendono a essere manipolativi, minimizzanti e talvolta menzogneri ed è per questo che il personale è formato e qualificato per riconoscere e contrastare questi meccanismi.
6. I Pa trascurano le conseguenze della violenza sulle donne e sui minori? No, i Pa danno ampio risalto alle conseguenze che gli effetti del comportamento violento dell’uomo può avere sulle donne e sui minori, aiutando l’uomo a sviluppare maggiore empatia e consapevolezza al riguardo, anzi questo aspetto costituisce un fattore motivazionale importante per la riuscita del percorso.
7. I Pa sottraggono finanziamenti ai centri antiviolenza? Consapevoli della difficoltà di reperire risorse per le vittime, i Pa cercano fonti di finanziamenti alternative.
I Pa sono imprescindibili nella lotta alla violenza e alla discriminazione di genere, coinvolgendo sempre più uomini a una messa in discussione dei ruoli e delle dinamiche di potere. Il Centro di ascolto uomini maltrattanti di Firenze è in prima linea per la promozione dei Pa, per il loro diffondersi e il loro costante miglioramento. Se avete altre domande sui programmi per gli uomini autori di violenza e sulla campagna potete scriverci a: info@centrouominimaltrattanti.org.