Con un post su Facebook e una nota ufficiale, il Movimento 5 Stelle ha annunciato di aver chiesto spiegazione alla trasmissione di Davide Parenti sul mancato inserimento del video sul padre dell'ex premier nella puntata in onda domenica 9 dicembre, scoprendo del preannuncio di querela intentato dall'imprenditore di Rignano sull'Arno. "Non so se si possa chiamare censura, ma certamente ci si avvicina molto" ha detto il deputato livornese Francesco Berti
“Doveva andare in onda ieri sera, abbiamo chiesto alla redazione e abbiamo scoperto che Tiziano Renzi ha mandato una diffida“. È quanto scrive in un post su Facebook il Movimento 5 Stelle a proposito del servizio realizzato dalle Iene sui presunti strilloni in nero utilizzati in passato dalle società del padre dell’ex premier. Un video, quello del programma Mediaset, realizzato riprendendo un’inchiesta del quotidiano La Verità e dopo la serie di servizi sul padre di Luigi Di Maio e sugli operai senza contratto nella sua azienda.
“Ieri sera tanti hanno passato la serata a vedere le Iene. Sapevano che avrebbero dovuto fare il servizio sui lavoratori in nero di Tiziano Renzi – si legge sulla pagina Facebook del Movimento – Lo stesso Tiziano ha raccontato con dovizia di particolare la sua intervista con Filippo Roma in un post. Anche noi abbiamo aspettato e aspettato, ma voi lo avete visto il servizio?” si chiedono i grillini, che poi hanno spiegato di aver cercato spiegazioni sulla mancata messa in onda: “Eppure dalla redazione ci avevano detto che sarebbe andato in onda. Allora abbiamo chiesto informazioni e abbiamo scoperto che Tiziano Renzi ‘ha mandato una diffida’. Secondo quanto lascia intendere il post del Movimento, quindi, si è trattato di una sorta di autocensura delle Iene per non incappare in problemi giudiziari con Tiziano Renzi.
Successivamente, però, sulla questione è intervenuto anche il deputato livornese del M5s Francesco Berti: “C’è una non-notizia che viene sbattuta in prima pagina da settimane, quella delle carriole sequestrate nel giardino di casa del padre di Di Maio – ha scritto in una nota – E c’è una notizia che non viene raccontata: quella dei lavoratori in nero nell’azienda di Tiziano Renzi. Non so se si possa chiamare censura, ma certamente ci si avvicina molto”. Berti poi ha aggiunto: “Che un servizio già confezionato non venga mandato in onda a seguito di una banale diffida è semplicemente vergognoso. Dov’è la libertà di stampa di cui lo stesso Matteo Renzi si riempie la bocca? La stagione delle Iene finisce domani. Mi auguro che si faccia in tempo a rimediare”. Quest’ultima frase, quindi, ha spostato l’attenzione su quanto verrà mandato in onda martedì 10 dicembre, nell’ultima puntata della trasmissione di Davide Parenti. Di certo, come detto dal Movimento 5 Stelle, il protagonista del servizio ha in un certo senso spoilerato il lavoro delle Iene. Venerdì scorso, infatti, Tiziano Renzi ha pubblicato un lungo post sulla sua pagina Facebook per spiegare l’accaduto e per sottolineare che non tollererà nessun tipo di accostamento tra lui e le vicende del padre di Luigi Di Maio.
Sulla stessa linea d’onda di Berti le dichiarazioni di Luigi Carabetta, altro deputato grillino: “C’è solo una parola che fa capire cosa sia successo ieri sera nel programma Le Iene: censura. Hanno calato la pesante scure della censura dopo una semplice diffida da parte di Tiziano Renzi”. A sentire Carabetta “così si supera ogni limite di dignità professionale: dopo aver gettato fango su Di Maio che, diversamente da altri squallidi personaggi, ha reso pubbliche tutte le carte a sua disposizione sulla vicenda che coinvolgeva il padre, i servi de ‘Le Iene’ hanno oscurato la verità su Renzi. È gravissimo – ha accusato – Pretendiamo immediatamente una presa di posizione da parte di tutte le persone coinvolte. Questa non è informazione. Altro che editti bulgari: con l’episodio di ieri sera si è andati anche oltre”. Sulla vicenda è intervenuto anche Vito Crimi: “Sembra che bloccare le famose Iene sia più facile di quanto pensassimo, altro che libertà di stampa e paladini della verità” ha detto sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria. “Ci aspettiamo – ha avvertito Crimi – che chi sbandiera tanto la libertà di stampa poi abbia il coraggio di metterla in atto. Ci aspettiamo che Mediaset mandi in onda il prima possibile il servizio su Tiziano Renzi”. Dopo la polemica via social, il diretto interessato non è rimasto a guardare: “Oggi alcuni parlamentari del M5s, tra cui il sottosegretario all’editoria Crimi, parlano in modo improprio di lavoro nero nella mia azienda – ha scritto su Facebook il padre dell’ex premier – Si tratta di un’accusa gravissima e falsa. Chiedo a tutti i parlamentari che stanno affermando queste falsità di rinunciare all’immunità parlamentare quando il mio avvocato chiederà loro i danni“.
Il servizio delle Iene, come detto, ha ripreso un’inchiesta di Giacomo Amadori de La Verità. Il quotidiano di Maurizio Belpietro ha raccolto la testimonianza di due ex distributori di quotidiani, che hanno sottolineato di aver lavorato per la famiglia dell’ex premier senza firmare contratti, venendo pagati cash. Il Movimento 5 stelle, dopo la vicenda dei lavoratori irregolari nella ditta del padre di Di Maio, ha parlato di “lezione di morale vergognosa” da parte dell’ex segretario del Pd. Il cui padre ha preannunciato che denuncerà il giornale. L’accusa nei confronti di Tiziano Renzi era stata ripetuta da uno dei lavoratori a Radio Capital: “Contributi? Mai pagati. Non ho firmato nulla. Se ci paghi le tasse, dovrai far firmare qualcosa no?” ha detto Andrea Santoni.