Le misure annunciate lunedì dal presidente francese Emmanuel Macron “secondo i nostri calcoli non si sposano con il rapporto deficit/pil annunciato, quindi dovranno per forza aumentare il deficit e si aprirà anche un caso Francia, se la regole valgono per tutti”. Il vicepremier Luigi Di Maio ufficializza le aspettative del governo italiano. Più tardi Matteo Salvini, da Gerusalemme, avverte: sarebbe “inaccettabile un atteggiamento di un tipo nei confronti di Parigi e uno diverso nei confronti di Roma. La nostra manovra è la migliore possibile, non voglio pensare alla possibilità di due occhi chiusi a favore di Macron e sanzioni incredibili e impensabili nei confronti dell’Italia. E’ un’ipotesi che non prendo neanche in considerazione”. La maggioranza Lega-M5s guarda a Parigi sperando che, davanti al probabile sforamento del parametro del 3% da parte del governo Philippe, la Commissione ammorbidisca le richieste a Roma. Ma Bruxelles ha già alzato un muro.

“La situazione è questa: in Francia per ora abbiamo un discorso, in Italia abbiamo una bozza di bilancio” che prevede una violazione senza precedenti delle raccomandazioni Ue, fanno sapere fonti comunitarie commentando il possibile impatto sulla trattativa in corso tra Jean Claude Juncker e il premier Giuseppe Conte. “Abbiamo un meccanismo ben stabilito per valutare le politiche di bilancio” dei Paesi della zona euro, ha ricordato il portavoce della Commissione Margaritis Schinas, e “la nostra posizione sulla Francia è nota: il parere sul piano di bilancio francese è stato pubblicato poco tempo fa. L’impatto di cosa verrà fuori dal processo parlamentare emergerà in primavera quando pubblicheremo le nostre previsioni economiche“. Insomma: la Francia ha già ottenuto il via libera, anche se con riserva, perché nel 2019 il suo deficit/pil è sì previsto in crescita al 2,8%, ma per effetto di una misura una tantum (la trasformazione di alcuni crediti di imposta in detrazioni fiscali) che non rileva ai fini del calcolo del deficit strutturale.

Macron ha ottenuto l’ok alla finanziaria 2019 perché i numeri, fino ad ottobre, non erano in aperta violazione delle regole come accaduto per il bilancio del governo gialloverde. Il Dpb francese è stato promosso con la formula usata anche per l’Italia gli anni scorsi, che evidenzia solo un “rischio di deviazione significativa” dagli impegni. Ma, sostanzialmente, un miglioramento dei conti è previsto: uno 0,2% di sforzo strutturale per il 2019 è bastato a rispettare le regole. E di qui a maggio il governo potrebbe chiedere quella flessibilità per riforme, investimenti o eventi eccezionali di cui non ha ancora mai usufruito. A differenza dell’Italia che ne ha già esaurite tutte le voci ottenendo negli ultimi quattro anni uno sconto complessivo di circa 30 miliardi di euro.

A questo punto, se il livello si alzerà ancora per effetto dell’aumento dei salari minimi e dell’annullamento della contribuzione sociale generalizzata (CSG) per i pensionati che guadagnano meno di 2.000 euro al mese lo si vedrà solo a consuntivo, a maggio dell’anno prossimo. Il Paese tra 2008 e 2017 ha sempre sforato il 3% ma il suo debito/pil si ferma al 98,5%. Il premier francese Edouard Philippe, intervenendo in Parlamento, ha riconosciuto che le misure annunciate da Macron avranno “un impatto in termini di deficit nel 2019”, aggiungendo che bisogna “fare in modo che la spesa pubblica sia tenuta sotto controllo. Dovremmo prendere delle misure che non aumenteranno la spesa”.

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