Una delle ipotesi circolate in mattinata è quella dell'autocombustione. Giovanni Bellomo, esponente dell'Usb: "Quando i rifiuti si accumulano più del dovuto, andando a toccare il tetto del capannone, i fenomeni come questi diventano difficilissimi fa controllare. Peggio ancora, quando accade di notte, mentre i siti sono presidiati solo dai vigilanti"
La procura indaga per disastro colposo sulle cause dell’incendio scoppiato nell’impianto di trattamento dei rifiuti del quartiere Salario. Il pm Carlo Villani, già titolare di due fascicoli nei quali si ipotizza il reato di inquinamento ambientale e attività di rifiuti non autorizzata, in mattinata si è recato in via Salaria 981 per un sopralluogo, mentre la densa nube di fumo nero continua a incombere sulla periferia nord-orientale di Roma.
A piazzale Clodio si attendono anche le informative delle forze dell’ordine. Non è escluso che i magistrati possano ipotizzare anche il reato di danneggiamento seguito da incendio. Gli inquirenti procederanno al sequestro parziale della struttura che è comunque totalmente inagibile. Dopo dopo il sopralluogo svolto in mattinata dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e dai sostituti Luigia Spinelli e Villani è emerso che al 7 dicembre erano fuoriuso le telecamere di sicurezza.
La procura inoltre darà delega ai vigili del fuoco ad effettuare una serie di analisi sia sulla Foss (parte di umido resa inerte) e sul Cdr (combustibile da rifiuti) per verificare lo stato sul trattamento. Nel caso dovessero emergere elementi anomali, i pm potrebbero valutare l’affidamento di una perizia. Campionamenti, comunque, verranno effettuati anche sul “talquale“, rifiuti indifferenziati.
Ma fin dal mattino c’è una parola che si rincorre nei discorsi di chi da questa mattina lavora attorno all’incendio: autocombustione. “I fenomeni di autocombustione sono molto frequenti, quasi all’ordine del giorno, nei tmb, dove si accumula immondizia indifferenziata e dunque anche materiale potenzialmente pericoloso – spiega Giovanni Bellomo, sindacalista dell’Usb – Quando i rifiuti si accumulano più del dovuto, andando a toccare il tetto del capannone, come accade praticamente sempre a Salario e a Rocca Cencia, i fenomeni di autocombustione diventano difficilissimi fa controllare. Peggio ancora, quando i focolai si propagano di notte, mentre i siti sono presidiati solo dai vigilanti“.
Secondo quanto riferito da alcuni dipendenti dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti che gestisce l’impianto, intorno alle 3.45 del mattino, qualche decina di minuti prima che si propagasse l’incendio, una guardia giurata avrebbe avvertito uno scoppio all’interno dell’area deputata alla ricezione dei rifiuti, zona interdetta all’accesso. È possibile, secondo la valutazione di chi lavora all’interno del sito, che questa possa essere stata la “miccia” che ha portato al propagarsi dell’incendio.
I residenti dei palazzi limitrofi al sito stanno cercando alloggi alternativi per la notte.