Palermo, 13 gen.(Adnkronos) - Prenderà il via domani davanti al Tribunale di Caltanissetta il processo a carico di due generali dei Carabinieri, due ex investigatori antimafia come Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati di depistaggio. Per l'accusa, rappresentata dal pm Pasquale Pacifico, i due ufficiali oggi in pensione, avrebbero depistato le indagini per riscontrare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio. I due, in particolare, avrebbero intralciato, secondo l'accusa, il lavoro dei pubblici ministeri, che stavano cercando riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia nisseno Pietro Riggio sulla strage di Capaci. Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Tersigni, 63 anni, difeso dall’avvocato Basilio Milio, e l’82enne Pellegrini hanno lavorato a lungo per la Dia. Pellegrini è stato anche uno storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone.
Al centro della vicenda ci sono le dichiarazioni di Riggio, ex agente della Polizia penitenziaria, poi arrestato con l’accusa di essere legato ai clan mafiosi. Secondo i pm i due ex investigatori, che respingono le accuse, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio, all’epoca loro confidente, rivelazioni che, sempre a dire degli inquirenti, avrebbero potuto portare alla cattura del latitante Bernardo Provenzano e a scoprire un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta. Peluso, invece, avrebbe agevolato Cosa nostra, tra l’altro favorendo la latitanza del boss corleonese.
Pellegrini, ex comandante della sezione Anticrimine, fu anche l’autore del rapporto che nel 1981 svelava gli affari del boss Bernardo Provenzano nella sanità siciliana, attraverso le forniture ad Usl ed ospedali. Il 30 novembre 2019 Riggio fu sentito, per la prima volta in un processo, nel dibattimento Capaci bis. In quella occasione parlò anche del coinvolgimento di una "donna, sui 35-40 anni, appartenente ai servizi segreti libici”. "Mi ricordo che Peluso si accompagnava con una donna - aveva aggiunto - mi disse che era una persona vicina ai servizi segreti libici" e ha ricordato di avere saputo che la compagna di Peluso "apparteneva ai servizi libici" così come “la suocera che svolgeva servizio all'ambasciata libica". "C'era un collegamento di veridicità in quello che mi diceva”, aveva sostenuto in aula il pentito.
In aula il collaboratore di giustizia Riggio aveva riferito anche quanto apprese da Peluso nel 2000 sulla "volontà di Cosa nostra di eliminare il giudice Leonardo Guarnotta", ex membro del pool antimafia di Antonino Caponnetto e all’epoca presidente della corte che stava giudicando il fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri per concorso esterno a Cosa nostra. "Peluso - aveva detto Riggio in aula rispondendo alle domande dell'avvocato Salvatore Petronio - voleva essere coadiuvato in un attentato nei confronti di un giudice palermitano, il dottore Guarnotta. Le ragioni non me le disse, se non l'esigenza di rifugiarsi dopo l'attentato. Aveva anche fatto uno schizzo sull'abitazione del giudice. Io quel giorno stesso riferii dell'attentato al colonnello della Dia". Sul punto però rispetto al verbale reso ai pubblici ministeri, Riggio aveva cambiato un po' le sue dichiarazioni. Ai magistrati aveva detto: "Peluso mi disse che la 'nostra organizzazione' aveva bisogno di fare favori alla politica quando ve ne era la necessità. Segnatamente mi disse che era stato incarico a uccidere il giudice Guarnotta e che a tal fine aveva già eseguito un sopralluogo nei pressi di un 'palazzo', ritengo fosse quello dove abitava il magistrato".
Alla domanda de perché fino a quel momento non avesse mai parlato della strage di Capaci, Riggio replicò, collegato in videoconferenza: "Non ho parlato prima della strage di Capaci perché, purtroppo, ho avuto modo di conoscere il sistema dall'interno e se io ne avessi parlato prima oggi sarei un uomo morto...".
Sono complessivamente sette gli uomini in divisa accusati di depistaggio in tre diversi filoni di indagine: quattro sono i poliziotti del caso via D'Amelio, il cui processo inizierà il prossimo 21 gennaio. Un altro poliziotto è chiamato in causa per l'inchiesta sulla misteriosa donna delle stragi. E da domani alla sbarre i due ex investigatori antimafia Tersigni e Pellegrini.
Cronaca
Migranti, il borgo di Sutera contro il dl Salvini: ‘Nessuno per strada. Pagheremo l’accoglienza con il bilancio comunale’
"Anche il Comune ha tratto beneficio dal progetto Sprar", spiega il sindaco. "Sei ragazzi sono stati assunti dall'associazione che lo gestisce". Ora i 15 migranti che non hanno ottenuto lo status di rifugiati ma attendono la decisione della Commissione territoriale dovrebbero essere espulsi dal sistema di protezione
“Nessuno verrà messo in strada. Qui resistiamo”. Sutera, uno dei borghi più belli d’Italia, 1.400 persone circa e un sindaco, Giuseppe Grizzanti pronto a tutto contro il decreto Sicurezza firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nel paese, in provincia di Caltanissetta, dal 2014 ad oggi sono passate 400 persone e ora 42 migranti sono ospitati in case regolarmente affittate dall’associazione “I Girasoli” che ha in gestione il progetto Sprar.
Si tratta di abitazioni lasciate vuote da chi a sua volta è dovuto migrare al Nord o all’estero in cerca di fortuna. “Quando nel 2013 il Prefetto mi chiamò – racconta il sindaco – a seguito della tragedia di Lampedusa chiedendomi se avevamo la possibilità di ricevere cadaveri noi pensammo che era meglio accogliere persone vive. Non avevamo una struttura fisica dove ospitare queste persone e così ci siamo inventati di utilizzare queste case”.
Ad oggi ci sono 43 persone e quindici di questi non hanno lo status di rifugiati ma sono richiedenti di protezione umanitaria. Sono loro a temere gli effetti del decreto Sicurezza che impone un “procedimento immediato innanzi alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale“ con il rischio di trovarsi per strada da un giorno con l’altro.
Non a Sutera, però, perché sia il sindaco che il responsabile dell’associazione “I Girasoli” che fa parte dell’Arci non hanno alcuna intenzione di svuotare il paese: “Nessuno verrà espulso e mandato in strada, resisteremo in qualche modo. Abbiamo diritto ai finanziamenti fino al 31 dicembre 2019”, spiega Nunzio Vitellaro, responsabile della onlus. In questi anni a Sutera si sono abituati a vedere i volti dei neri che arrivavano, hanno visto di nuovo spuntare dei fiocchi azzurri e rosa, hanno garantito l’apertura delle scuole e ora non ne vogliono proprio sapere di cacciare “i vicini di casa”, così li chiama Grizzanti.
Nei giorni scorsi il sindaco ha convocato il consiglio comunale e approvato un documento contro il decreto Sicurezza. “Proveremo a continuare ad accoglierli facendo i conti con il nostro Bilancio comunale. In questi cinque anni con il progetto Sprar d’accoglienza abbiamo avuto grandi soddisfazioni sul piano umano e non solo. Se non verrà più garantito il finanziamento faremo tutto il possibile per accompagnare il percorso di vita di queste persone ad una sistemazione migliore cui lo Stato italiano ha il dovere di pensare”. Grizzanti non risparmia Salvini: “La campagna elettorale è finita, questi proclami da parte di Matteo Salvini non rispecchiano una nazione civile come l’Italia. Sono convinto che il comportamento del ministro sarà censurato dall’Europa”. Peraltro, a pagare le conseguenze del decreto Sicurezza non sarebbero solo i migranti ma anche gli abitanti di Sutera: “Abbiamo sei ragazzi che erano stati assunti dall’associazione “I Girasoli” che rischiano di perdere il posto di lavoro. Sutera in questi anni ha avuto benefici grazie all’accoglienza”.
A condividere le idee del sindaco è proprio Vitellaro: “Ora in qualche modo il nostro lavoro cambierà per quanto riguarda lo Sprar. Mentre prima ci occupavamo della parte relativa alla richiesta d’asilo ora ci occuperemo solo dell’inclusione sociale perché chi entrerà nel progetto sarà già titolare di protezione. Siamo preoccupati per la fine che faranno nel periodo di richiesta asilo le persone che non avranno diritto a stare nei nostri progetti. Ora il processo d’inclusione sociale inizia poco dopo l’entrata in Italia. Da “domani” ci saranno dei periodi in cui le persone verranno posteggiate in attesa della commissione”.
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Palermo, 13 gen. (Adnkronos) - La minuscola frazione di Ginostra, alle spalle di Stromboli, a seguito delle piogge della notte scorsa è nuovamente senza energia elettrica. A denunciarlo è il Comitato per Ginostra. "Il guasto sembrerebbe essere sempre nel medesimo punto, quello segnalato dopo l’alluvione dello scorso ottobre e nel quale si è sempre intervenuti tamponando con il risultato che ad ogni pioggia l’intera borgata resta al buio. Inoltre, da qualche giorno, le condizioni del mare proibitive non consentono ai mezzi di linea di accostarsi al molo di Ginostra, isolandola di fatto dal resto del mondo", spiega il Coordinatore, Gianluca Giuffrè. "Gli isolani chiedono alle autorità, Sindaco e Prefetto, di intervenire celermente presso l’Enel per l’invio in loco, tramite elicottero, di tecnici e operai per il ripristino dell’energia elettrica e al contempo chiedono che si proceda a riparare in maniera definitiva il guasto", dice. Intanto anche la guardia medica della frazione è al buio "con il concreto rischio del deperimento di farmaci importanti che necessitano di refrigerazione e con tutte le difficoltà che ciò crea per il medico di turno nel caso si dovesse intervenire per salvare vite umane". "La cabina Enel danneggiata ad Ottobre con riparazioni tampone e fili lungo i torrenti che sono pericolosi per l'incolumità della gente oltre che provocare continui distacchi di energia elettrica", dice Giuffrè.
A causa del maltempi si sono registrati danni anche sulle isole di Lipari, dove c'è stata una mareggiata, e a Filicudi.
Palermo, 13 gen.(Adnkronos) - Prenderà il via domani davanti al Tribunale di Caltanissetta il processo a carico di due generali dei Carabinieri, due ex investigatori antimafia come Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati di depistaggio. Per l'accusa, rappresentata dal pm Pasquale Pacifico, i due ufficiali oggi in pensione, avrebbero depistato le indagini per riscontrare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio. I due, in particolare, avrebbero intralciato, secondo l'accusa, il lavoro dei pubblici ministeri, che stavano cercando riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia nisseno Pietro Riggio sulla strage di Capaci. Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Tersigni, 63 anni, difeso dall’avvocato Basilio Milio, e l’82enne Pellegrini hanno lavorato a lungo per la Dia. Pellegrini è stato anche uno storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone.
Al centro della vicenda ci sono le dichiarazioni di Riggio, ex agente della Polizia penitenziaria, poi arrestato con l’accusa di essere legato ai clan mafiosi. Secondo i pm i due ex investigatori, che respingono le accuse, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio, all’epoca loro confidente, rivelazioni che, sempre a dire degli inquirenti, avrebbero potuto portare alla cattura del latitante Bernardo Provenzano e a scoprire un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta. Peluso, invece, avrebbe agevolato Cosa nostra, tra l’altro favorendo la latitanza del boss corleonese.
Pellegrini, ex comandante della sezione Anticrimine, fu anche l’autore del rapporto che nel 1981 svelava gli affari del boss Bernardo Provenzano nella sanità siciliana, attraverso le forniture ad Usl ed ospedali. Il 30 novembre 2019 Riggio fu sentito, per la prima volta in un processo, nel dibattimento Capaci bis. In quella occasione parlò anche del coinvolgimento di una "donna, sui 35-40 anni, appartenente ai servizi segreti libici”. "Mi ricordo che Peluso si accompagnava con una donna - aveva aggiunto - mi disse che era una persona vicina ai servizi segreti libici" e ha ricordato di avere saputo che la compagna di Peluso "apparteneva ai servizi libici" così come “la suocera che svolgeva servizio all'ambasciata libica". "C'era un collegamento di veridicità in quello che mi diceva”, aveva sostenuto in aula il pentito.
In aula il collaboratore di giustizia Riggio aveva riferito anche quanto apprese da Peluso nel 2000 sulla "volontà di Cosa nostra di eliminare il giudice Leonardo Guarnotta", ex membro del pool antimafia di Antonino Caponnetto e all’epoca presidente della corte che stava giudicando il fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri per concorso esterno a Cosa nostra. "Peluso - aveva detto Riggio in aula rispondendo alle domande dell'avvocato Salvatore Petronio - voleva essere coadiuvato in un attentato nei confronti di un giudice palermitano, il dottore Guarnotta. Le ragioni non me le disse, se non l'esigenza di rifugiarsi dopo l'attentato. Aveva anche fatto uno schizzo sull'abitazione del giudice. Io quel giorno stesso riferii dell'attentato al colonnello della Dia". Sul punto però rispetto al verbale reso ai pubblici ministeri, Riggio aveva cambiato un po' le sue dichiarazioni. Ai magistrati aveva detto: "Peluso mi disse che la 'nostra organizzazione' aveva bisogno di fare favori alla politica quando ve ne era la necessità. Segnatamente mi disse che era stato incarico a uccidere il giudice Guarnotta e che a tal fine aveva già eseguito un sopralluogo nei pressi di un 'palazzo', ritengo fosse quello dove abitava il magistrato".
Alla domanda de perché fino a quel momento non avesse mai parlato della strage di Capaci, Riggio replicò, collegato in videoconferenza: "Non ho parlato prima della strage di Capaci perché, purtroppo, ho avuto modo di conoscere il sistema dall'interno e se io ne avessi parlato prima oggi sarei un uomo morto...".
Sono complessivamente sette gli uomini in divisa accusati di depistaggio in tre diversi filoni di indagine: quattro sono i poliziotti del caso via D'Amelio, il cui processo inizierà il prossimo 21 gennaio. Un altro poliziotto è chiamato in causa per l'inchiesta sulla misteriosa donna delle stragi. E da domani alla sbarre i due ex investigatori antimafia Tersigni e Pellegrini.
Roma, 13 gen. (Adnkronos) - "Se sei in uno sprint e il compagno che tira la volata vede che il velocista sta vincendo e alza le mani per la vittoria mentre ci sono gli altri dietro ancora in volata è giusto avere rispetto per coloro che stanno ancora sprintando". Vincenzo Nibali, conversando con l'Adnkronos, spiega così la nuova regola Uci che sarà in vigore dall'inizio della stagione: tenere le mani sul manubrio anche in caso di vittoria del compagno di squadra, e non rallentare durante uno sprint. E' possibile che questa regola, che annulla una liturgia ciclistica che va avanti dagli albori delle gare in bici, coinvolga anche il vincitore della volata se all'arrivo si è in gruppo, e le sanzioni sono anche pesanti, con retrocessione all'ultimo posto, cartellino giallo e il 25% di penalizzazione nel ranking Uci.
Secondo Nibali la nuova norma "non riguarda la sicurezza, perché di cadute dovute a questo non ne sono mai successe, ma non intralciare la volata degli altri. Non c'è niente di scandaloso nella nuova regola: se chi sta tirando con successo la volata si sposta, si alza con il busto, gesticola, quelli dietro devono fare uno scarto per poter passare. Questo è scorretto, e il senso del regolamento è evitarlo, si tratta di rispetto per gli altri. Poi ovviamente una volta che hai tagliato il traguardo puoi esultare come vuoi".
Roma, 13 gen. (Adnkronos) - Fincantieri, uno dei principali gruppi al mondo nella cantieristica ad alta complessità, e il Gruppo Hera, tra le maggiori multiutility italiane operanti nei settori ambiente, energia e idrico, annunciano la costituzione di CircularYard S.r.l, la newco volta a realizzare, negli otto cantieri italiani di Fincantieri, un innovativo sistema integrato di gestione rifiuti, finalizzato anche alla loro valorizzazione in ottica di economia circolare. In futuro si prevede di allargare l’operatività della newco anche ad altri siti di Fincantieri localizzati all’estero.
CircularYard, la nuova joint venture nata in seguito al Memorandum d’Intesa firmato a luglio 2024 - si legge in una nota congiunta - consolida ulteriormente l’impegno di Fincantieri verso pratiche industriali sempre più responsabili, contribuendo in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, riducendo del 15% i rifiuti indifferenziati destinati allo smaltimento e promuovendo un’economia circolare negli stabilimenti produttivi. Grazie alla messa a disposizione di know-how e competenze specifiche da parte delle società del Gruppo Hera, CircularYard introdurrà soluzioni innovative e sostenibili, al fine di garantire maggiore controllo sui fornitori e promuovendo trasparenza, sicurezza e qualità lungo tutta la filiera.
La compagine societaria di CircularYard è formata al 60% dal Gruppo Hera e al 40% da Fincantieri. Il Gruppo Hera sarà presente con Herambiente Servizi Industriali (Hasi) al 55% e Acr di Reggiani Albertino Spa (Acr) con il restante 5%, entrambe società controllate da Herambiente, tra i principali operatori nazionali nel settore ambiente e tra i primi sette in Europa.
Il progetto avrà due fasi di sviluppo, con il fine ultimo di gestire quasi 100mila tonnellate l’anno di scarti industriali prodotte nei cantieri navali di Fincantieri e di incrementare del 15% le frazioni valorizzabili, in particolare ferro, legno, plastica e carta, già dal primo anno. In parallelo saranno studiati specifici interventi che permetteranno al modello di andare a regime grazie alla realizzazione di impianti avanzati, come, ad esempio, quelli per il trattamento e riuso delle acque o per il recupero del rame, e alla gestione ottimizzata dei rifiuti.
“L’avvio della joint venture con un partner di assoluto valore come il Gruppo Hera - dice Pierroberto Folgiero, amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri - aggiunge un tassello nel nostro ulteriore impegno per l’adozione di pratiche virtuose di economia circolare all’interno dei nostri cantieri. In linea con il nostro piano industriale sull’eccellenza operativa, CircularYard rappresenta un progetto che unisce know-how complementari e ci consente di applicare le migliori pratiche e l’innovazione tecnologica nella gestione e nella valorizzazione dei rifiuti e degli scarti di produzione. L’obiettivo ultimo è di perseguire nello stesso tempo i nostri target sulla sostenibilità ambientale e sull’efficienza dei processi nel segno di una crescita responsabile sia dal punto di vista della sostenibilità che della economicità confermando il ruolo di Fincantieri come azienda leader mondiale anche nell’adozione di nuovi modelli operativi nella cantieristica”.
“Siamo orgogliosi di mettere al servizio del primo shipbuilder occidentale le nostre elevate competenze, l’eccellenza impiantistica e la pluriennale professionalità nel processo di gestione circolare dei rifiuti, per promuovere la rigenerazione delle aree urbane e industriali - afferma Orazio Iacono, amministratore delegato del Gruppo Hera - Acceleriamo il nostro percorso che porterà il Gruppo Hera a diventare il motore dell’economia circolare del tessuto industriale italiano, accompagnando le grandi aziende nel loro percorso di transizione ambientale con la riduzione degli scarti di produzione e la massima valorizzazione nel loro recupero”.
Roma, 13 gen. (Adnkronos) - Fincantieri, uno dei principali gruppi al mondo nella cantieristica ad alta complessità, e il Gruppo Hera, tra le maggiori multiutility italiane operanti nei settori ambiente, energia e idrico, annunciano la costituzione di CircularYard S.r.l, la newco volta a realizzare, negli otto cantieri italiani di Fincantieri, un innovativo sistema integrato di gestione rifiuti, finalizzato anche alla loro valorizzazione in ottica di economia circolare. In futuro si prevede di allargare l’operatività della newco anche ad altri siti di Fincantieri localizzati all’estero.
CircularYard, la nuova joint venture nata in seguito al Memorandum d’Intesa firmato a luglio 2024 - si legge in una nota congiunta - consolida ulteriormente l’impegno di Fincantieri verso pratiche industriali sempre più responsabili, contribuendo in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, riducendo del 15% i rifiuti indifferenziati destinati allo smaltimento e promuovendo un’economia circolare negli stabilimenti produttivi. Grazie alla messa a disposizione di know-how e competenze specifiche da parte delle società del Gruppo Hera, CircularYard introdurrà soluzioni innovative e sostenibili, al fine di garantire maggiore controllo sui fornitori e promuovendo trasparenza, sicurezza e qualità lungo tutta la filiera.
La compagine societaria di CircularYard è formata al 60% dal Gruppo Hera e al 40% da Fincantieri. Il Gruppo Hera sarà presente con Herambiente Servizi Industriali (Hasi) al 55% e Acr di Reggiani Albertino Spa (Acr) con il restante 5%, entrambe società controllate da Herambiente, tra i principali operatori nazionali nel settore ambiente e tra i primi sette in Europa.
Il progetto avrà due fasi di sviluppo, con il fine ultimo di gestire quasi 100mila tonnellate l’anno di scarti industriali prodotte nei cantieri navali di Fincantieri e di incrementare del 15% le frazioni valorizzabili, in particolare ferro, legno, plastica e carta, già dal primo anno. In parallelo saranno studiati specifici interventi che permetteranno al modello di andare a regime grazie alla realizzazione di impianti avanzati, come, ad esempio, quelli per il trattamento e riuso delle acque o per il recupero del rame, e alla gestione ottimizzata dei rifiuti.
“L’avvio della joint venture con un partner di assoluto valore come il Gruppo Hera - dice Pierroberto Folgiero, amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri - aggiunge un tassello nel nostro ulteriore impegno per l’adozione di pratiche virtuose di economia circolare all’interno dei nostri cantieri. In linea con il nostro piano industriale sull’eccellenza operativa, CircularYard rappresenta un progetto che unisce know-how complementari e ci consente di applicare le migliori pratiche e l’innovazione tecnologica nella gestione e nella valorizzazione dei rifiuti e degli scarti di produzione. L’obiettivo ultimo è di perseguire nello stesso tempo i nostri target sulla sostenibilità ambientale e sull’efficienza dei processi nel segno di una crescita responsabile sia dal punto di vista della sostenibilità che della economicità confermando il ruolo di Fincantieri come azienda leader mondiale anche nell’adozione di nuovi modelli operativi nella cantieristica”.
“Siamo orgogliosi di mettere al servizio del primo shipbuilder occidentale le nostre elevate competenze, l’eccellenza impiantistica e la pluriennale professionalità nel processo di gestione circolare dei rifiuti, per promuovere la rigenerazione delle aree urbane e industriali - afferma Orazio Iacono, amministratore delegato del Gruppo Hera - Acceleriamo il nostro percorso che porterà il Gruppo Hera a diventare il motore dell’economia circolare del tessuto industriale italiano, accompagnando le grandi aziende nel loro percorso di transizione ambientale con la riduzione degli scarti di produzione e la massima valorizzazione nel loro recupero”.
Tel Aviv, 13 gen. (Adnkronos) - Il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid ha dichiarato di aver incontrato ieri a Parigi un funzionario del governo del Qatar coinvolto in questioni relative agli ostaggi che gli ha riferito che Hamas non è interessato a far naufragare un accordo.
"Voglio tornare indietro e ricordare a Netanyahu da qui", ha detto Lapid all'incontro di apertura del partito Yesh Atid. "Non ha bisogno del ministro della Sicurezza Nazionale Ben-Gvir e del ministro delle Finanze Smotrich. Ho proposto una rete di sicurezza politica per un accordo sugli ostaggi: la proposta è ancora valida, più che mai".
Tokyo, 13 gen. (Adnkronos) - Un terremoto di magnitudo 6.9 ha colpito il sudovest del Giappone ed è scattata l'allerta tsunami per le prefetture di Miyazaki e Kochi. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Il sisma è stato registrato alle 21.19 ora locale.