Il fatto non sussiste. Per questa ragione Roberta Chiroli, ex studentessa laureata in antropologia all’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi sul movimento No Tav, è stata assolta dalla Corte d’appello di Torino dall’accusa di concorso morale in violenza e invasione di terreni per aver partecipato a una manifestazione di alcuni giovani a Salbentrand (Torino) il 14 giugno 2013, avvenuta in un periodo in cui lei stava studiando sul campo l’organizzazione degli attivisti in Val di Susa. In primo grado il gup Roberto Ruscello del Tribunale di Torino l’aveva condannata a due mesi di reclusione perché riteneva che nella tesi ci fossero “espressioni di tenore autoaccusatorio” alle quali “non era stata fornita alcuna spiegazione alternativa”. “Lei aveva scritto la sua tesi usando il ‘noi partecipativo’ – spiega il suo avvocato Valentina Colletta -. Lo abbiamo spiegato alla procura e al giudice di primo grado, ma hanno ritenuto che fosse una confessione”. La procura generale di Torino aveva chiesto la conferma della condanna, ma la seconda sezione penale ha capovolto il verdetto.
Chiroli stava osservando dall’interno il movimento che in quei giorni aveva organizzato il campeggio studentesco a Venaus. Militanti e attivisti avevano gli occhi puntati su di loro perché a maggio c’erano state alcune manifestazioni violenti contro il cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte con lanci di bombe carta, molotov e fuochi d’artificio, vicende oggetto di un’indagine per terrorismo (accusa poi caduta). La studentessa universitaria, insieme a una ricercatrice dell’Università di Calabria, il 14 giugno aveva seguito ai margini la protesta di un gruppo di liceali contro le ditte impegnate nei lavori della linea Torino-Lione, come la Itinera del gruppo Gavio, senza mai prenderne parte.
Davanti ai cancelli alcuni manifestanti bloccarono l’ingresso mentre altri erano entrati nel cortile e con le bombolette avevano scritto slogan contro la Tav. Al termine del corteo, i carabinieri avevano identificato i partecipanti e le due studiose. Passati alcuni mesi, le due ricevettero le notifiche degli atti giudiziari, finirono a processo, la ricercatrice venne assolta, mentre Chiroli ottenne una condanna proprio sulla base della sua tesi di laurea intitolata “Ora e sempre No Tav: identità e pratiche del movimento valsusino contro l’alta velocità”. La condanna suscitò le reazioni di studiosi e accademici, tra cui il Collegio didattico del corso di laurea in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica della Ca’ Foscari, che presero le sue difese, sostenendo che l’osservazione partecipata è uno dei metodi tipici dell’antropologia e che la sentenza avrebbe messo a rischio la libertà di ricerca.
“È assurdo essere arrivati in appello per ottenere un’assoluzione – conclude l’avvocato Colletta – Gli indagati che non hanno scelto l’abbreviato ma in dibattimento erano stati assolti, così come gli studenti giudicati dal tribunale dei minori”.